Triora (Imperia)
Museo della stregoneria
di Alessandro Gentili
Ideato dallo storico locale Padre Francesco Ferraironi, fortemente voluto da un gruppo di trioresi appassionati, il Museo di Triora Etnografico e della Stregoneria è sorto anche grazie all’apporto di un gruppo di ragazzi genovesi, che vi hanno immesso il loro entusiasmo e la loro competenza.
Una visita in queste sale è il modo migliore per iniziare un indimenticabile viaggio che conduce alla scoperta di Triora, della sua natura, della sua storia e delle sue genti. Il museo è attualmente suddiviso nelle seguenti quindici sale, sviluppate su tre diversi piani: entrando,, superata la biglietteria, si trovano quattro sale dedicate al territorio che circonda Triora e alla sua storia locale: la sala dedicata all’Arte e all’Artigianato, la sala Archeologica, la sala dedicata alla Fauna e infine quella dedicata alla vita e ai ricordi di Margherita Brassetti. una penitente e benefattrice cagliaritana vissuta nel borgo dal 1900 al 1926.Il Piano Interrato ospita la Sezione Etnografica del Museo, suddivisa nei suoi cinque Cicli: la Vita nei campi, il Ciclo del Castagno, quello del Latte, la Cucina e la Cantina. Nel corridoio al termine della rampa di scale trovano posto i volumi della Biblioteca.
Scendendo nei Sotterranei, già sede delle carceri, si entra nella sezione del Museo dedicata alla Stregoneria, suddivisa in quattro sale. In due di esse sono ricostruite scene degli interrogatori e della prigionia delle donne accusate. Nelle altre, oltre ai documenti del processo, sono riprodotte streghe artigianali nelle loro azioni quotidiane.
Ancora nei sotterranei, due sale un tempo celle ottocentesche a disposizione del Comune raccolgono in copia i documenti (ora custoditi in originale presso l’Archivio di Stato di Genova) che permisero agli storici, fra cui Michele Rosi e padre Francesco Ferraironi, di tentare le prime ricostruzioni di quei complessi e dolorosi avvenimenti che Triora visse tra il 1587 e il 1589.
Accanto a questa importante documentazione storica, sono state raccolte testimonianze del riflesso mediatico che il processo alle streghe ha avuto nel corso degli anni. Le tristi vicende trioresi hanno ispirato narrazioni, saggi, video, rappresentazioni teatrali, persino fumetti. Va purtroppo notato come spesso si tratti di mere compilazioni, ricolme di fraintendimenti ed errori, o ancora di lavori di dubbia qualità .
Disseminate qua e là , nelle tetre stanze del sotterraneo dedicate al processo, si trovano rappresentazioni figurate, disegni, stampe, sculture, perfino piccole bambole che incarnano un mondo immaginario popolato di streghe e demoni. Sono alcuni modi a volte ironici o dolci, altre volte più misteriosi e oscuri, spesso molto diversi tra loro, che tuttavia testimoniano un vero e proprio viaggio in quell’inquietudine che il soprannaturale sa creare. In ultimo è possibile visitare anche il Giardino dove, fra edera e altri rampicanti, immersi nel profumo dell’erba luisa, sono ricostruite miniature e scorci di Triora.
Parlare di stregoneria nel famigerato terzo millennio (tutto tecnologico, tutto futurista, tutto razionale, tutto pragmatico, economico, consumistico….) sa di medioevale, non è vero? Chi crede più alle streghe? Ma, soprattutto, chi crede più al diavolo? C’è da restare allibiti quando si tenta, almeno tra presunti credenti, ricordare che nel Vangelo, questo personaggio è dichiarato palesemente. Ma, si sa, ognuno crede quel che vuole e non è questo il posto ideale per disquisirne. Dicevamo delle streghe: ai Castelli Romani, tanto per fare un esempio, i pratoni del Vivaro (tra Velletri e Rocca Priora) sono stati teatro di messe nere. E pensare che questi benedetti pratoni sono sede di picnic familiari durante la stagione estiva…: il bello e il brutto, la luce e le tenebre, il peccato e la Grazia…