Dove lui è passato
di Alessandro Gentili
Siamo partiti da Pietrelcina e siamo arrivati a Venafro, una sorta di pellegrinaggio sportivo sulle orme dei conventi frequentati e abitati da Pio da Pietrelcina in gioventù, prima che diventasse il Santo conosciuto in tutto il mondo.
Cento chilometri in tre giorni, sei ore di cammino al giorno in media, anche sotto il sole del quasi-sud.
Tra Benevento (Campania) e Isernia (Molise) si estende una grezza e ancestrale campagna tagliata non troppo spesso (per fortuna) da statali e regionali, ma più spesso da strade comunali che si perdono tra le immense distese del territorio.
Certo: su queste strade ha camminato proprio Padre Pio: ti viene in mente il Gargano (quasi simile, forse qui più verdeggiante), certo non la Palestina. Pale eoliche fungono da guardiani imperterriti e giocondi (la prospettiva però muta se ci si mette proprio sotto queste pale e allora l’impatto cambia: pare d’essere in un film di fantascienza).
Il trekking è uno sport, vero, ma la via Francigena insegna che camminare è anche parte integrante di un cammino religioso, una conversione, un ritrovare un rapporto intimo con Dio (Santiago docet….).
Adamo non fu forse cacciato dal Paradiso per peregrinare e ritrovare l’anima perduta? E lo stesso Caino non peregrinò dopo il delitto e Abramo non fu incitato a mettersi in cammino verso la Terra Promessa?
Il territorio può incidere sulla bellezza dell’iniziativa (non parlo delle difficoltà, ovviamente, quelle sono soggettive). Quello del Sannio va preso così com’è: straordinario nella sua sonnolente accoglienza. Non invita, non respinge: ci si passa e si va oltre. L’oltre è la mèta che questo trekking mette subito in evidenza: i conventi di Morcone e Venafro.
Nei paesi ci accolgono le autorità locali, la pro loco, i parroci e le perpetue con i piatti in mano. Era agosto e passare all’ora di pranzo per le vie deserte di piccoli paesi, fa sempre suggestione e poco turismo. Biancheggianti case, selciati petrosi, colline in lontananza, finestre e portoni chiusi, il battere delle scarpe che si perde nella strada lunga e deserta, il sindaco sbracciato fuori al bar in attesa di un evento che non arriverà mai.
Mi sovviene “Il deserto dei Tartari” di Buzzati. In questo romanzo, nessuna luce rischiara la storia, l’attesa dà sul…Nulla.
I santi però ci indicano che c’è un’altra strada che si può percorrere: quella della santità, appunto.
Oggi parlare di questi argomenti fa molto…reazionario e medievale.
Ma sì: meglio buttarsi nelle ovvie conversazioni da salotto televisivo. Il politico di turno, il calciatore di grido, l’attrice costretta a servizi privati pur di lavorare. Sì, molto meglio questi.