"My Old Lady"
Un'aspra passeggiata a Parigi con Maggie Smith
di Giada Gentili
Leggendo la trama di “My Old Lady” si potrebbe arrivare all’immediata conclusione che si tratti della copia di “Duplex- Un appartamento per tre”, la commedia del 2003 di Danny DeVito con Ben Stiller. Il primo film di Rachel Horovitz non è una commedia (o almeno non del tutto) e l’anziana signora con cui Mathias, il protagonista, deve dividere la sua casa lasciatagli in eredità dal padre, ha con lui dei legami che poco c’entrano con questioni economiche. L’epicentro dell'opera è un pessimo rapporto genitore-figlio e Mathias (interpretato da Kevin Kline) è il classico esempio di uomo fallito, non un anti eroe o l’antagonista della storia, ma un uomo contestualizzato in questo momento storico che ha tentato di arrivare, raggiungere ma i cui drammi personali ne hanno distrutto l’autostima.
Forte lo stampo teatrale dell’opera: “My Old Lady” è stato uno spettacolo di grande successo a New York, i lunghi monologhi nel film, l’incedere quasi didascalico e spesso esplicitato delle coscienze dei personaggi ne sono gli strascichi più evidenti. Com’è accaduto per “Midnight in Paris” di Woody Allen o “Il fantastico mondo di Amèlie” o qualsiasi altro film sia stato girato nella capitale francese, quando si decide di ambientare un film a Parigi, l’opera in qualche modo si “francesizza”. La malinconia e quella tipica nostalgia che si respira tra le rues, trasuda anche sul grande schermo, ed è successo anche in “My Old Lady”, le cui immagini a bordo Senna, la fotografia grigiastra, i movimenti lenti della camera, conferiscono al film un’aurea da rimembranza.
“My Old Lady” è un film drammatico, ma anche una commedia amara, e il peso specifico dell'intera storia grava tutto sulle spalle, vecchie ma forti, di Maggie Smith, il cui personaggio possiede una carica emotiva e non sempre necessariamente positiva, affascinante. Kristin Scott Thomas pensa a bilanciare con la sua signorilità quella sorta di ricercata volgarità americana del personaggio di Klaine; il quadro che emerge arrivati ai titoli di coda è tutt’altro che da famiglia del Mulino Bianco ma è tanto credibile quanto riuscito. Il film è un buon primo atto per il regista e sarà per gli spettatori una piacevole e aspra passeggiata a Parigi.