"Una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Museo Archeologico Perugia
di Alessandro Gentili
Il Museo ha sede, dal 1948, nel complesso architettonico di San Domenico, la cui costruzione ha inizio con la fondazione dell’ordine domenicano, nel 1233.
Alla fine del Cinquecento viene completato il chiostro grande e aggiunto il piano porticato. Pochi anni dopo è edificato l’oratorio della confraternita, un grande ambiente voltato e riccamente affrescato.
Durante l’occupazione napoleonica il convento si trasforma in caserma militare; con la Restaurazione è restituito ai frati.
La demanializzazione dei beni ecclesiastici, dopo l’Unità d’Italia, consegna il complesso all’autorità militare che lo adatta alle proprie esigenze, sconvolgendone l’uso. Tale utilizzo durerà quasi un secolo.
Nel 1957 le collezioni dei Musei Civici, sparse in varie sedi, sono qui riunite da Umberto Calzoni dopo una lunga traversia burocratica, e diventano proprietà statali. Nasce il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria. Con il nuovo assetto espositivo la sezione preistorica introduce al percorso vero e proprio presentando un’efficace sintesi paleoantropologica, affidata ad un racconto per immagini ed ambientazioni, che procede dalla comparsa dell’ominide all’Homo sapiens. Supporti multimediali interattivi consentono inoltre approfondimenti sul tema delle origini dell’uomo.
Dopo l’illustrazione delle tecniche di scheggiatura della pietra, si affronta l’epoca neolitica con particolari approfondimenti sull’uso culturale delle grotte e sugli abitati.
Un’esauriente esposizione incentrata sull’età del Bronzo chiude la sezione. L’intero settore è punteggiato da reperti provenienti dal territorio, proposte nelle vetrine originali, restaurate per l’occasione. Il percorso cronologico conduce al Salone Umbri ed Etruschi dove sono esposti, a sinistra del corridoio, accedendo dalla scalinata, corredi provenienti dal versante umbro; l’ala destra propone invece testimonianze da quello etrusco. I materiali, selezionati sulla base di specifici tematismi e di criteri di rappresentatività , secondo il profilo topografico-cronologico, sono proposti in maniera parallela.
L’esposizione tende pertanto a delineare i tratti di due culture, evidenziando le intense dinamiche di scambio e contatto. L’intento è quello di offrire al visitatore una visione organica dell’Umbria attuale, dall’età del Ferro al momento dell’impatto con il mondo romano.
Il gioiello della collezione è il Cippo di Perugia (III-II sec. a.C., la più lunga iscrizione in lingua etrusca mai trovata: si tratta di un contratto tra le famiglie Velthina e Afuna riguardo la proprietà di un terreno con tanto di sentenza del giudice, inficcato nel terreno a memoria del patto.
Il museo espone infine reperti etnologici africani collezionati dal naturalista ed esploratore perugino Orazio Antinori.
Nell’ex-convento ha sede anche l’Archivio di Stato che custodisce l'ex-biblioteca del convento domenicano, con codici, anche miniati, dal 991 al 1851, gli Annali Decemvirali (XIII-XIX sec.), gli Atti del Governo Pontificio dall’instaurazione al 1860 e documenti riguardanti ordini e corporazioni religiosi ed istituti assistenziali soppressi.