Pippo, Pertica e Palla
di Giada Gentili
E' il primo grande successo di Jacovitti al quale l'editore di matrice cattolica AVE, per il quale già pubblicava avventure conclusive sulla storica rivista Il Vittorioso, aveva chiesto di inventarsi dei personaggi fissi.
Jacovitti pensò ad un personaggio vicino per età e caratteristiche ai giovani lettori della rivista e che fosse al tempo stesso solare e divertente, un bambino allegro e curioso di nome Pippo.
Su suggerimento dell'editore Jac affiancò al piccolo Pippo, il leader del gruppo, due altri personaggi, suoi inseparabili amici, l'alto e secco Pertica ed il grassoccio e fifone Palla, che aveva sostanzialmente il ruolo di spalla comica.
Il fumetto ha esordito il 5 ottobre del 1940 con l'avventura Pippo e gli inglesi, ottenendo subito uno strepitoso successo tra i lettori che chiesero a gran voce nuove avventure del formidabile trio.
Sono tre ragazzi in gamba, amici per la pelle, autentici birbanti che ne combinano di tutti i colori e che, come i loro coetanei, sono pieni di difetti, di facili entusiasmi e di una sfrenata gioia di vivere.
Palla è affetto dall’obesità , Pertica è troppo secco e lungo, mentre Pippo è piccolo ma audace, generoso trascinatore e ricco di buoni princìpi.
Questi tre simpatici personaggi segnarono nel 1940 l’esordio nel mondo dei fumetti dell’allora diciassettenne disegnatore Benito Jacovitti. Per lungo tempo sono stati i protagonisti di esilaranti e divertenti avventure, che si sviluppano attraverso una serie di gustose e imprevedibili trovate, sorrette da uno spiccato senso parodistico. Nelle loro imprese — che li hanno portati dalle sconfinate praterie del selvaggio West alle inospitali foreste dell’Africa dei cannibali — spesso appaiono altri personaggi jacovittiani di successo, come Zagar, la signora Carlomagno, Cip l’arcipoliziotto con il suo aiutante Gallina e il cane Kilometro.
Personaggi emblematici di un ideale cavalleresco (paragonabile a quello dei boy-scouts), Pippo, Pertica e Palla hanno peregrinato con la fantasia nel favoloso regno dei Faraoni e nella risplendente Roma neroniana, pronti in ogni momento a difendere gli oppressi e i deboli, ma sempre costretti, loro malgrado, a cacciarsi nei guai più impensati e incredibili.
Oltre agli aspetti moralistici, le storie di questi tre ragazzi hanno fornito a Jacovitti l’occasione di dare sfogo al suo estroso funambolismo umoristico, alla sua bizzarra e stralunata comicità .
Che meravigliosa arte ha sfornato Jacovitti. Mio padre mi racconta del mitico diario scolastico (Diario Vitt) che lo ha accompagnato negli anni sessanta. Perfino la sua morte è stata un miracolo: lui e sua moglie si sono spenti l'uno dopo l'altro dopo una vita trascorsa insieme: Benito e Floriana: lui si è spento la mattina e nel pomeriggio lo ha raggiunto la moglie. Avevano la J dei cognomi in comune (Jodice Floriana).
Che tristezza oggi affacciarsi sui quotidiani o nei salotti televisivi, che squallore, che volgarità , che desolazione....dicono che l'arte è lo specchio del tempo in cui si vive. Dicono che la tivvù è lo specchio del momento. Dicono che i politici....Dove è un De Gasperi oggi? Un Calamandrei? Saluto quei lettori che aderiscono a questi messaggi che lascio in ogni puntata dei fumetti, messaggi di poveri naufraghi che cercano ....l'Isola Che Non C'è!