"Una cosa bella è una gioia per sempre" John Keats
Amelia (terni)
Museo Civico Archeologico
di Alessandro Gentili
Il museo civico archeologico di Amelia è costituito da reperti romani e altomedievali, un tempo custoditi nel cortile e nei magazzini del municipio, dalla collezione Spagnoli e da una sezione preromana.
La storia di Amelia viene descritta dall’età arcaica all’ellenismo, mediante reperti che ne testimoniano i rapporti culturali e commerciali con i centri vicini, dal VI secolo a. C.
Viene descritta la necropoli, che si estende dal IV / V secolo a. C.; fino all’età romana a sud ovest della città, l’area sacra, la cinta muraria realizzata in opera poligonale, la quale presenta caratteristiche di edificazione differente a seconda di tratti, le porte.
Al primo piano una vasta raccolta archeologica descrive la città di Roscio Amerin, la sua organizzazione, tipica dei municipi romani, la struttura sociale, l’economia basata su di una produzione di pregio.
A testimonianza della facoltosa committenza amerina, rimangono le statue, i ritratti, i rilievi e gli elementi d’arredo, le are, le sculture provenienti dalla via ortana. Molti reperti introducono il visitatore in quello che era l’artigianato locale, l’industria, la produzione laterizia. Altri elementi testimoniano il gusto per la decorazione degli edifici, fiorente tra la tarda repubblica e la prima età imperiale, il culto, conosciuto con il ritrovamento di are, cippi, iscrizioni sepolcrali, sarcofagi.
Un’intera stanza è dedicata alla statua bronzea di Germanico, pregevole opera del primo secolo dopo Cristo ritrovata nel 1963 ad Amelia e tornata qui dopo un lungo restauro. Insieme a quest’opera non lontano da porta romana, lungo la via ortana, furono ritrovati anche un capitello con trofei e prore di navi ed un’ara.
La necropoli preronama di amelia è stata rinvenuta nel 2001 a seguito dei lavori di demolizione dell’ex Consorzio Agrario di Amelia, in Via delle Rimembranze, appena fuori porta Romana, via principale per l’accesso alla città.
L'area, era già nota, seppure genericamente, negli ultimi decenni del 1800; gli archeologi umbri Gerioni ed Eroli avevano dato notizia di tombe “a forma di piramide”, che avevano restituito splendidi materiali peraltro oggi perduti.
Le tombe attualmente rinvenute sono da riferire ad un settore di una necropoli che doveva snodarsi lungo le moderne vie 1° Maggio e Delle Rimembranze.
Molte di esse risultano sconvolte in antico e dai moderni lavori edilizi. In quelle integre i materiali sono omogenei e di pregevole fattura, da attribuirsi sia alla produzione di artigiani locali che a beni frutto di commerci con l’Etruria settentrionale e meridionale, oggetti in cui sono evidenti gli influssi del mondo Greco ed Egiziano.
Lo scavo ha portato alla luce una complessa stratigrafia, che è stata indagata per un massimo di 4 metri ca. di spessore.
Nel complesso si sono ritrovati i resti di strutture riferibili ad un ampio arco di tempo, compreso tra il VII - VI sec. a.C. e il II sec. d.C. La fase più antica, indagata in piccoli spazi, compresi tra tomba e tomba, ha restituito parte di una grande sostruzione, costruita con blocchi informi di calcare, messi in opera senza malta. In prossimità del muro si sono ritrovati numerosi frammenti di ceramica figulina nera, decorata con solcature, riferibile a ciotole carenate e scodelle.
Dopo due secoli di abbandono, in cui si è depositato uno spesso strato sabbioso di 2 m. ca, al cui interno si sono ritrovati pochissimi frammenti di ceramica buccheroide grigia, il sito viene completamente modellato a brevi gradoni artificiali.
Nel IV sec. a. C., l'area viene adibita a necropoli e, senza nessun apparente ordine spaziale, vengono costruite tombe a cassone litico, scavate fosse semplici, cui si associano sarcofagi monolitici.
Con la I età imperiale la zona mantiene la sua connotazione sepolcrale-cultuale con la deposizione di numerose urne cinerarie, poste a ridosso dei cassoni o all’interno degli stessi.
Alla fine del I°sec inizi del II°sec. d.C. l´area perde di importanza, le strutture vengono depredate e tutta la zona cancellata da forti riporti di terreno.
La collezione museale, tra le più importanti della Regione, è ospitata dal 2001 all’interno di palazzo Boccarini, costruito fra il XIII e il XIV secolo.
Dal 1410 fu sede del governatore pontificio, la cui giurisdizione comprendeva Amelia, Orvieto e Terni.
All’indomani dell’unità d’Italia, fu trasformato nel “Convitto Boccarini” e, nel 1932, nella sede dei salesiani.
Il chiostro antistante al museo, fu realizzato in forme rinascimentali nel XVI secolo da fra Egidio Delfini.