suoni lontani
Zamfir e il flauto di pan
cultura Huari dall'altipiano andino
di Giada Gentili
Chi può mai essere stato Gheorghe Zamfir? (questo tipo di domanda, la stessa in pratica, se la pose il poeta Rilke quando gli capitò tra le mani un volume di poesie, "Sebastiano in sogno", di un altro poeta, allora sconosciuto, George Trakl. Eravamo in piena prima guerra mondiale. E' quel tipo di domanda che nasconde sorpresa ed incredulità positiva).
Una sera di molto tempo fa ero in casa di un amico, appassionato di dischi in vinile (una passione oggi di moda tra i radical-chic ), che ebbe l'idea di prenderne uno e di farci sentire lo straziante suono del flauto in una melodia che ricordai subito. Era la colonna sonora del film di Peter Weir "Picnic ad Hanging Rock" (1975). Andai a vedere la copertina e mi ritrovai sotto gli occhi il nome di questo Zamfir, illustre virtuosista di flauto rumeno. Chi l'aveva mai sentito nominare?
Tutti coloro che hanno visto il film, la ricorderanno subito: è una di quelle musiche assolutamente incancellabili che, come le madelaine di Proust, fanno balzare alla memoria l'opera che l'accompagna, in questo, un film (tipo il tema di Lara del "Dottor Zivago" o la marcetta militare del "Ponte sul fiume Kway" o la struggente tromba del "Padrino").
Il flauto di Zamfir è il flauto di Pan (Flauto di Pan o zampoña è utilizzato soprattutto negli altopiani andini, e in paesi come Bolivia, Ecuador, Perù e Colombia. Il suo sviluppo è iniziato intorno al V secolo dell'era cristiana, la cultura Huari o Wari, che si trova in Perù). Il soffio deve essere emesso a labbra strette, in modo da lasciare una fessura né troppo stretta né troppo larga, abbastanza per far passare un flusso d'aria leggera e veloce, da spingere sgonfiando i polmoni, per intenderci, senza movimenti dei muscoli addominali. Inoltre, bisogna accertarsi che il Flauto di Pan, abbia le canne secche, poiché se le canne si seccano man mano che lo strumento viene suonato, l'intonazione cambia e cala.
Lento e inarrestabile, il suono di Zamfir nel "Picnic" conduce lo spettatore su per i misteriosi recessi delle rocce millenarie dove tre studentesse di inizio novecento andranno a perdersi: è come sentire il suono del piffero di quei suonatori indiani, detti incantatori, che ipnotizzano il cobra e lo inducono a fare quello che vogliono (in realtà il cobra è sordo e il piffero serve solo per i poveri turisti. Da segnalare che ai cobra "turistici" viene tolto anche il veleno. Beh, sembra di stare proprio a Napoli o giù di lì, non vi pare?).
Qui la musica di Zamfir e del suo flauto è irresistibile e lo spettatore sale anch'egli tra le rocce e si perde...