Fumetti francesi
di Giada Gentili
L' "Arabo del futuro", il romanzo grafico di Riad Sattouf, è il fumetto che in Francia, nel giugno del 2014, dalla sua uscita in libreria, è stato stabilmente in cima alle classifiche di vendita editoriali (4° libro più venduto della settimana 2/8 giugno), e ha dominato nella categoria fumetto, davanti a bestseller storici come i volumi dei Puffi e di Alix, e al successo dell’anno, il Blast di Manu Larcenet.
L’interesse del volume, oltre alla firma di Sattouf – autore satirico sempre più popolare, vincitore di premi importanti sia come fumettista che come regista (il suo Les Beaux Gosses ha vinto un César nel 2009) – è legato ai contenuti, di enorme attualità: l’autore vi racconta infatti i primi anni della sua vita nella Libia di Gheddafi e nella Siria di Assad. Particolarmente apprezzato dalla stampa generalista e dalla critica, che lo ha elogiato per la sorprendente “qualità sociologica” (Le Monde) e lo ha associato a Persepolis di Marjane Satrapi.
La storia narra dell’incontro fra suo padre, siriano e sua madre, britannica, avvenuto al bar dell’Università Sorbona di Parigi. Dopo qualche tempo in Francia, la famiglia si trasferisce in Libia, e poi si stabilisce in Siria, a Ter Ma’aleh, un villaggio nei pressi di Homs, epicentro della rivolta che inizierà nel 2011. In quel periodo, il padre di Riad ha una visione ricorrente: che suo figlio, dai capelli biondi e incapace di parlare l’arabo siriano, incarni l’idea di uomo arabo moderno e beneducato. L’arabo del futuro, appunto. L'arabo. Oggi: il nemico alle porte di casa. Difficile prendere posizione. Ce ne asteniamo.
Ho voluto così partecipare ai tragici avvenimenti di Parigi, della Francia, dell'Europa, della comunità internazionale (per comunità s'intenda qui: la popolazione civile, inerme e non le istituzioni di cui non voglio e non posso parlare in questa sede). La Francia è il paese dove, lo scorso anno, nei tagli governativi imposti dai Sacri Dottori di Bruxelles, ha aumentato le spese per la Cultura. Questo premio, totalmente disinteressato da ragioni geo-politiche, è la conferma di come venga intesa la Cultura in Francia. "Ahimè (direbbero i cugini transalpini) e qui da noi?"