#139 - 9 novembre 2015
AAAAA ATTENZIONE questo numero resterŕ in rete fino alla mezzanotte del 3 maggio quando lascerŕ il posto al numero 351. - BUONA LETTURA - ORA ANTICA SAGGEZZA - Gli angeli lo chiamano piacere divino, i demoni sofferenza infernale, gli uomini amore. (H.Heine) - Pazzia d'amore? Pleonasmo! L'amore č giŕ  in se una pazzia (H.Haine) - Nel bacio d'amore risiede il paradiso terrestre (Lord Byron) - Quando si comincia ad amare si inizia a vivere (M. de Scudery) - L'amore č la poesia dei sensi ( H. De Balzac) - Quando il potere dell'amore supererŕ  l'amore per il potere, sia avrŕ  la pace (J. Hendrix)
Humour (non sempre) per riflettere

Filosofia

di Giuseppe Sanchioni

Atene, estate 2015. Il professor Aristofane arrivò in Grecia con l’imperativo di far fruttare i soldi spesi nel biglietto. Venendo da anni e anni di esperienza, cominciò a fare la spola insinuandosi fra tutta la burocrazia in cerca di qualcuno che conoscesse qualcun altro che potesse presentarlo ai responsabili della tassa.
Dopo aver abbondantemente sudato per sette volte l’unica camicia portata, qualcuno gli disse che, per motivi di sicurezza generale, il ministero e quindi tutti i suoi uffici erano stati spostati in un’isoletta dell’Egeo non servita da nessuna linea di traghetti. Non avendo né la possibilità né le competenze per noleggiare un motoscafo decise di chiedere un passaggio ad un pescatore dietro la promessa di ripagarlo con un aiuto sulla barca ed alcune ripetizioni al figlio un po’ somaro. Ma tant’è, finalmente arrivò sull’isola: la ricerca cominciava.

Dopo aver vagato per qualche tempo riconobbe, aiutato anche dai vari ritagli di giornali portati, il ministro nella persona davanti all’unico bancomat funzionante. Lo affiancò, sfruttando il fatto che, causa tagli alla spesa, la scorta era evaporata col caldo estivo. Ma questi, pensando che fosse un rapinatore o peggio il solito disoccupato ateniese che aveva votato per il governo sperando nella rivoluzione, cercò di seminarlo allontanandosi per la strada. Alla fine Aristofane riuscì a bloccarlo e, facendo sfoggio del suo greco, un misto fra antico e moderno che funzionava così bene col tenente di Mediterraneo, lo apostrofò “Caro Ministro, lei ha le sue ragioni, ma anche io ho le mie!”
Il ministro fu molto sorpreso e sembrò non capire ma Aristofane proseguì lamentandosi delle conseguenze della scelta di proteggere coi diritti quella parola che ormai quasi esitava a pronunciare per paura di dover sborsare altri soldi.
“Se oltre ai libri bisogna pagare anche le parole la cultura diventa roba da ricchi!” affermò Aristofane rivolgendosi al ministro che lo guardava fra il terrorizzato e l’infastidito. Ma fu inutile. “Chiederò al mio ministero di registrare tutte le parole italiane a partire da Magnagrecia” Aristofane tentò con le minacce, ma non servì. “Anch’io devo lavorare perché tengo famiglia…” cercò allora di impietosirlo.

Però fu tutto inutile. Il ministro non indietreggiò di un pi greco. Non restava che tornare in Italia prima che la Troika sequestrasse anche il biglietto low-cost.
Ma arrivato a casa non si diede per vinto. Lui era un cervello ma non in fuga. Era italiano ma mica fesso. Volevano la guerra? E sia: modificò il modulo e chiese l’istituzione di un corso denominato “Storia del pensiero greco”.
(fine)

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