Poesia
Il 14 gennaio 2003 il vigile del fuoco Simone Renoglio morì per salvare un sub incastrato sottacqua nel Tevere. La poesia, pubblicata allora sulla prima pagina del quotidiano Il Popolo, è stata riproposta dalla rivista dell’Únione Nazionale Mutilati per Servizio ‘Il corriere dell’Únione’, diretta da Angelo Sferrazza nel numero di dicembre 2013.
A completamento,
l’autore propone una riflessione
in questo stesso giornale
nella rubrica cultura e società
Simone Renoglio
di Antonio Bruni
Inganna quel vortice oscuro
trattiene bloccato un respiro
si tuffa chi vive in coraggio
azzardo è decidere in fretta
quell’acqua non cala e travolge
nel fango due battiti soli
invano si tirano funi
mistero è il destino dei gesti
chi salva perisce e si salva
Ascoltando la passacaglia
di Haendel alle 7 del mattino
alla Magliana
di Ruggero Scarponi
Volava alta nel cielo
Sopra i grigi cementi di San Paolo
Volava alta nel cielo sopra le rosse cupole
Volava alta nel cielo
Sopra i santi e i martiri di Roma
La maestosa passacaglia di Haendel
E discendeva
E discendeva planando sopra i ponti
Sulle dure rampe e sui raccordi
E lambiva le rinsecchite fronde
Delle gialle canne sopra i fossi
Perdendosi tra i flutti tenebrosi
Del primo mattino alla Magliana
Nel lento scorrere del fiume
Che muore laggiù, brumoso, nella piana.
Non scoprire il tuo cuore
Guido Eugenio Callocchia – Edizioni OCD
Dalle prefazioni al volume: Il tempo, il tutto, il nulla: tutto passa.
Ed è dolce continuar a vivere tra le onde del mare e gli scogli della vita
che fugge sotto il tuo sguardo (Gianfranco Grieco L’Osservatore Romano).
…veniamo straniati da contesti improbabili.
Vi è altreì la rima io/Dio, che pone in modo piano, ma altrettanto drammatico,
il rapporto con l’Assoluto (Giangiulio Radivo Radio Vaticana)
Turisti e Viaggiatori
Cosa vedi nei miei occhi?
Attenta! Potresti perderti in un vastissimo territorio.
Avvicinati.
Dentro me ci sono uragani e immense pianure e luci abbaglianti,
Questo corpo non è adatto a contenerle.
L’immensità che ho dentro vuole esplodere da questo involucro di carne,
il mio corpo è un portale che si assottiglia sempre più.
Tu stai rallentando il processo,
tu istupidisci la mia mente,
tu sei un peso che presto dovrò abbandonare.
Ci sono altri uomini che ti desiderano, mediocri turisti di questo mondo.
Io sono un viaggiatore,
io faccio passi da gigante,
distruggo il falso, come cuneo d’acciaio l’arrogante legno.
Poesia - le proposte di Alessandro Gentili
Gli imperdonabili
Gaspara Stampa (1523-1554)
Venezia. Sedicesimo secolo. Per calli e stanze si trasfigura in un Canzoniere, l'irresistibile amore di Gasperina prima per il conte Collaltino e poi per Bartolomeo Zen: ed ella chiama a raccolta il vibrato delle parole, i contrappassi delle emozioni, i bagliori d una struttura poetica ereditata dal Petrarca e dall'Alighieri. Meravigliosa Gasperina che canta più l'Amore che l'Amato.
Signor, io so che 'n me non son più viva,
e veggo omai ch'ancor in voi son morta,
e l'alma, ch'io vi diedi non sopporta
che stia più meco vostra voglia schiva.
E questo pianto, che da me deriva,
non so chi 'l mova per l'usata porta,
nè chi mova la mano e le sia scorta,
quando avien che di voi talvolta scriva.
Strano e fiero miracol veramente,
che altri sia viva, e non sia viva, e pèra,
e senta tutto e non senta niente;
sì che può dirsi la mia forma vera,
da chi ben mira a sì vario accidente,
un'imagine d'Eco e di Chimera.