Il fumetto
Il Signor Bonaventura
di Giada Gentili
Hugo Pratt ha definito il fumetto “letteratura disegnata”. Will Eisner “arte sequenziale”. “Arte visuale” può andar bene? La parola fumetto si riferisce essenzialmente alla nuvoletta che compare sopra i personaggi per riportare i dialoghi. La storia del fumetto e dei suoi personaggi è la storia culturale e artistica del secolo scorso e si può riportare la sua nascita (come lettura di massa) nel personaggio di Yellow Kid, il bimbo nato dalla fantasia di Richard Felton Outcault, personaggio caratterizzato da un camicione giallo sopra cui v'erano scritte le battute.
In Italia, la sua diffusione nasce con il Corriere dei Piccoli. Il fumetto trova il suo ambito naturale non solo nel "quotidiano" ma nel mondo della fantasia.. Il suo linguaggio è costituito da più codici tra cui spiccano il testo e l'immagine. I due (testo ed immagine) generano la temporalità (armonia, ritmo, narrazione). In Italia, tanto per confermare la sciatteria del nostro paese, è stato coniato il termine "fumettaro". In passato, più nobilmente, si diceva "vignettista".
Torniamo a Yellow Kid: era un bambino dai denti sporgenti, goffo e vestito con una camicia da notte lunga fino ai piedi. In Italia nasce il 27 dicembre 1908 con il Corriere dei Piccoli. Primo vero personaggio è stato il "negretto" Bilbolbul le cui storie erano ambientate in un'Africa immaginaria (a quell'epoca si leggeva Salgari). Quello più ricordato è il personaggio denominato "Quadratino". Ma è con il "Signor Bonaventura" di Sergio Tofano, detto 'Sto, che il fumetto in Italia diventa popolarissimo.
Siamo nel 1917 e vivrà fino al 1953. "Bonaventura", personaggio clownesco e s(fortunato) è una sorta di pupazzo con marsina e bombetta, larghi pantaloni bianchi e un fedele cane bassotto sempre accanto, squattrinato all'inizio e milionario alla fine. I testi dei fumetti erano composti da versi di due strofe a rima baciata ed iniziavano con le parole: "Qui comincia l'avventura ... del signor Bonaventura....". Il successo fu immediato. Le storie erano regolari: la sventura di Bonaventura si trasformava in beneficio altrui e culminava con la vincita del famoso milione. Il fatto che l'ingenuo Bonaventura riuscisse a trarre un guadagno da una situazione negativa, venne considerata una peculiarità pedagogica istruttiva. L'estrema semplicità della confezione spianò la strada al successo per intere generazioni. Bonaventura è stata definita "l'ultima maschera della Commedia dell'Arte". Segni particolari? Il famoso milione e il suo bassotto giallo. Bonaventura poteva nascere solo in Italia. Già il nome è il suo biglietto da visita. E poi, poi, poi: l'arte di arrangiarsi, la provvidenza, i sogni nel cassetto, il finale roseo e familiare.
Di Bonaventuri ne abbiamo avuti al cinema in carne ed ossa, non è vero? Il primo Sordi, Totò, sopra a tutti, ed oggi, forse, Checco Zalone.