Cinema
Spazio Oberdan – Milano
Samsara
In anteprima italiana
un viaggio nell’oceano dell’esistenza
di Giada Gentili
Un viaggio intorno al mondo, esplorando i temi della nascita, della morte e della rinascita attraverso una grafica ed una musica mozzafiato. Tutto in questo film trasuda la volontà di trasmettere una sacralità che risiede nel naturale fluire delle cose.
Dall’1 al 9 marzo 2014 presso la Sala Alda Merini - Spazio Oberdan della Provincia di Milano, Fondazione Cineteca Italiana presenta in anteprima italiana Samsara, un film del 2011 firmato da Ron Fricke, che, dopo l’uscita del film cult Baraka, torna con un viaggio nell’oceano dell’esistenza che stordisce per la bellezza delle immagini.
Da non confondere con l’omonimo lungometraggio del 2001 di Pan Nalin, Samsara (termine che in sanscrito significa “costantemente in moto” e rimanda al ciclo di vita, morte e rinascita della religione buddhista) è un viaggio che tocca innumerevoli angoli del pianeta e attraverso sequenze di eccezionale potenza visiva, amplificate da suoni e musiche che da quelle immagini sembrano naturalmente scaturire, compone un universo spaziotemporale in cui il più remoto passato e il più contemporaneo presente finiscono per unirsi in una perfetta circolarità. Ogni inquadratura sembra animata da un’energia spirituale interna che evoca a un tempo l’eternità e la precarietà delle cose, il mistero della natura e dell’esistenza umana, la straziante meravigliosa bellezza del creato e l’abbacinante perfezione della morte. Così il film, mai distribuito in Italia, si trasforma in un’esperienza di stupefazione, una meditazione guidata, un distaccamento da sé e dalla vita di sempre per ritrovare il senso del sacro e il desiderio di infinito.
Se in Baraka era il rapporto tra uomo e natura a essere indagato, in Samsara è la circolarità della vita a catalizzare la carica comunicativa delle immagini. Il film, ben saldato alle tradizioni religiose orientali, incanta con il fluire di immagini dal sapore zen. Al regista sta a cuore sottolineare come l’essere umano abbia preso una direzione errata nell’evoluzione delle specie. Questa è però solamente una parte dell’essere umano, e Fricke porta altrettanto attentamente la macchina da presa lontana dalle fabbriche di macchine, di carne, di corpi, per immortalare con ammirazione quelle società non ancora totalmente corrotte da questo virus di onnipotenza che scarnifica l’essere umano.