Cinema
“Smetto quando voglio”
il nuovo volto del cinema italiano
di Giada Gentili
“Smetto quando voglio” è la prima opera di Sydney Sibilla, giovane regista salernitano.
In questo momento in cui il cinema italiano sembra prendere un po d’aria fresca con il premio Oscar a “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino (dopo i tagli alla cultura del governo Letta e le sale dei cinema sempre più vuote), “Smetto quando voglio” si aggiunge ai motivi per cui si può sperare nel cinema nostrano.
Il film, girato un po' alla “Breaking bad” (la serie televisiva statunitense) con la comicità di “Boris”, non è mai statico: i cambi di inquadrature, l'evolversi della storia e i colpi di scena danno un risultato che non si vedeva da tempo (unica eccezione per “Amiche da morire” di Giorgia Farina), soprattutto nelle opere degli esordienti, che spesso ricercano trame farcite di forzature intellettuali.
Le scelte stilistiche di Sydney Sibilla sono degne di nota, come gli inseguimenti in macchina con la camera a filo sulla strada, il montaggio anacronistico, la fotografia e una perfetta costruzione dei sette personaggi.
Il protagonista del film è Pietro Zinni, interpretato da Edoardo Leo, ricercatore universitario al quale non rinnovano il dottorato di ricerca e che si ritrova senza lavoro, senza soldi e con la manutenzione dell’ascensore di casa da pagare: “Che poi io l’ascensore manco lo uso”, dice all’inizio del film. Poi arriva l’idea: mettere su una banda di spacciatori che facciano circolare un nuovo tipo di droga inventata dallo stesso Zinni, laureato in chimica. Ogni personaggio si evolve con la storia anche se poi, alla fine, tornano tutti dal punto di partenza, e l’aria grottesca, assurda e ironica del film rende il racconto, non solo godibile, ma estremamente comico pur senza la presenza di interpreti conosciuti che hanno abituato il pubblico ad una risata scontata e prevedibile. Si pensi, ad esempio, a Claudio Bisio, a cui vengono affidati sempre gli stessi ruoli, Alessandro Siani, o perfino Carlo Verdone che sembra ormai aver smarrito lo sprint e la genialità di 20 anni fa. Sydney Sibilla, invece, riesce a rendere la trama credibile, i giovani che guarderanno il suo film si sentiranno completamente rappresentati dai 7 ricercatori/laureati che vengono costantemente rifiutati dalla società. Il personaggio di Pietro Sermonti (uno dei protagonisti) arriverà a dire che la laurea: “è stato un errore di gioventù” piuttosto di ottenere un lavoro da meccanico in cui bisogna sporcarsi le mani.
“Smetto quando voglio” è un film divertente ma finalmente non si ride per le mogli cornificate da mariti che cercano donne più giovani alle Maldive, a New York o in Egitto, o solo per il linguaggio scurrile o, ancora, l'uso del dialetto. Si ride col cervello, e la risata è amata: questo nel cinema italiano non accadeva da un po'.