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Fotografia

Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena

Leonard Freed:
io amo l’italia

Curata da Enrica Viganò in collaborazione con Admira,
resta aperta fino al 2 giugno l’esposizione
di cento immagini scattate in diverse località della Penisola,
dalla metà del Novecento agli inizi del nuovo secolo.


Cento immagini, tra vintage e modern print, ricostruiscono una sorta di diario degli oltre quarantacinque soggiorni compiuti dal fotografo in Italia, terra con la quale intrattenne un rapporto che lui stesso definì “una storia d’amore”.

La selezione di scatti di Leonard Freed - dal 1972 membro della Magnum, la celebre agenzia fotografica - spazia dagli esordi fino alla maturità, abbracciando le numerose tappe della sua prestigiosa carriera.

Il percorso espositivo, attraverso immagini analogiche rigorosamente in bianco e nero, consente di cogliere il lato più dolce e commovente di Freed, capace di ritrarre la nostra società senza usare stereotipi, con scenari che descrivono uno spaccato umano nel quale sono evidenti le influenze maturate grazie agli incontri che il fotoreportage ha reso possibili.

   

Quando fra il 1952 e il 1958, mosso dall’interesse per l’arte, compie i suoi primi viaggi in Europa, Freed scopre la passione per la fotografia - che inizialmente costituisce solo un espediente per procurarsi da vivere - e viene conquistato dall’Italia, un Paese con il quale l’artista entra in contatto dapprima nella Little Italy di New York e che diventa presto un luogo di ricerca interiore e, contemporaneamente, un campo di osservazione in cui “il passato è sempre presente non solo nei luoghi ma nella vita quotidiana della gente”.

   

Molto più che per l’arte, l’architettura o il paesaggio, l’amore di Freed è per gli italiani. È affascinato dalla vita della gente comune, dal calore e dalla spontaneità di una componente umana - sia essa rappresentata da lavoratori siciliani, soldati seduti su un ponte a Firenze o aristocratici veneziani e romani - che nelle sue fotografie non manca mai. Sebbene il punto di vista non sia mai politico, ma riveli l’acutezza nel cogliere diverse condizioni socio-economiche, i soggetti delle sue opere sono spesso ritratti in prossimità di elementi, in perfetto equilibrio fra loro, che sostengono il movimento e ne svelano la storia, come negli scatti di nobili in posa accanto alle immagini dei loro antenati.

   

La ricerca di Leonard Freed, sensibile all’antropologia culturale e all’indagine etnografica, scaturisce dalla necessità di ritrovare il senso delle proprie origini attraverso lo studio di comunità tradizionali, pur percependo una profonda distanza con la cultura ebraica della sua famiglia.

Lo stesso artista sostenne: “Sono come uno studente curioso, che vuole imparare. Per poter fotografare devi prima avere un’opinione, devi prendere una decisione. Poi quando stai fotografando, sei immerso nell’esperienza, diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale.” E ancora: “Voglio una fotografia che si possa estrapolare dal contesto e appendere in parete per essere letta come un poema.”

   

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)