Cinema
Le Meraviglie
Il film italiano per Cannes
di Federica Fasciolo
Le meraviglie, unico film italiano in concorso quest’anno al Festival di Cannes, racconta della vita di una famiglia di apicoltori e contadini che abita nella campagna umbra durante gli anni ’90. A portare scompiglio nella quotidianità rurale della casa e, soprattutto, nella vita dell’adolescente Gelsomina – la primogenita – saranno una troupe televisiva e l’arrivo di un quattordicenne in affido.
La trama non è ricca di avvenimenti, specialmente la prima parte del film fatica un po’ a partire, mostrando troppo nel dettaglio routine della famiglia e responsabilità delle quattro figlie ancora piccole, costrette a lavorare nella produzione del miele.
Gelsomina, vera protagonista, è un personaggio interessante e carismatico. Già dalle prime scene si capisce il suo ruolo di quasi seconda madre per le sorelle, nonché quanto prenda a cuore l’aiutare la sua famiglia nonostante una grande parte di lei voglia fuggire, lasciarsi affascinare dal nuovo, vivere la vita delle sue coetanee.
In generale, molto si basa sul rapporto tra Gelsomina e suo padre, il quale è sicuramente abbastanza consapevole di quanto abbia bisogno di lei per il lavoro che svolge da non voler lasciarsela sfuggire ma che allo stesso tempo, chissà se per ingenuità, per convenienza o per entrambe, si ostina a vederla ancora come una bambina senza preoccuparsi dei suoi nuovi desideri.
Anche la sorella minore ma già grandicella (le altre due sono piccole abbastanza da essere per lo più comparse che giocano qua e là e attaccano etichette sui vasetti di miele) ha uno spazio importante: come spesso accade, sente di valere meno di sua sorella, o perlomeno di non essere brava quanto lei. A renderla interessante e vera, soprattutto, è però il fatto che nonostante in questa famiglia sia stata costretta a crescere prematuramente, ancora conserva in sé il suo essere bambina. Quando balla e canticchia, quando accende la radio di nascosto dai genitori, quando – insieme a Gelsomina – finge di bere la luce. Ed è meraviglioso.
Il limite più importante del film è che molti, forse troppi, concetti sono ribaditi più volte attraverso i dialoghi, ma nessuno di essi sembra essere totalmente sviluppato. Un tentativo di mostrare la complessità della vita e una quotidianità spesso difficile che però, nonostante l’originalità e l’interesse che simili concetti hanno le potenzialità di suscitare, rimane intrappolato nella dimensione documentario, senza quindi trascinare in un pieno coinvolgimento per le vicende narrate. Un eccessivo realismo, a volte, non aiuta la sceneggiatura e quindi, la regia.