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“Tinta melanzana”
di Antonio Bruni
Induce al sospetto il colore
		    non tira appetiti animali
		    lo sdegnano funghi e organismi
		    quel viola che parte dal bianco
		    appena lambito dal verde
		    ha fianchi abbondanti ma sani
		    è morbido al tatto ed ai denti
		    riempie padelle e banchetti
		    i grassi combatte nell’uomo.

 
		
        “Nuvole”
di Ugo Cavaterra
Dentro l’ombra di una nuvola
            ho nascosto i miei sogni
            ogni goccia di pioggia
            li ha sparsi per il mondo, 
            sono cresciuti  ,
            hanno preso forma, 
            come armoniche colorate
            si sono propagate 
            ed ogni sogno si è fuso con un altro
            scendono veloci e lente 
            le perle d’acqua con la memoria dell’onirica visione
            bagnando la terra delle fiabe fertilizzano l’inconscio colletivo
            nuvole dalle infinite forme bellissime 
            impalpabile scrittura 
            di verbo tra l’uomo e dio
            leggerissimi lemmi si legano ad altri vocaboli
            seguono la grammatica del vento
            per formare la preghiera di ringraziamento
            all’eterno per la loro esistenza, 
            linguaggi  atavici tra luce ed ombra s’intrecciano
            formano un reticolato impenetrabile, 
            una corazza a protezione dell’eden
            nato prima dei tempi
            con la luce del suono.
 
         
		
        Proposte da Alessandro Gentili
Gli imperdonabili
Lucio Piccolo (1901-1969)
"Scirocco"
E sovra i monti, lontano sugli orizzonti
		    è lunga striscia color zafferano:
		    irrompe la torma moresca dei venti,
		    d’assalto prende le porte grandi
		    gli osservatori sui tetti di smalto,
		    batte alle facciate da mezzogiorno,
		    agita cortine scarlatte, pennoni sanguigni, aquiloni,
		    schiarite apre azzurre, cupole, forme sognate,
		    i pergolati scuote, le tegole vive
		    ove acqua di sorgive posa in orci iridati,
		    polloni brucia, di virgulti fa sterpi,
		    in tromba cangia androni,
		    piomba su le crescenze incerte
		    dei giardini, ghermisce le foglie deserte
		    e i gelsomini puerili – poi vien più mite
		    batte tamburini; fiocchi, nastri…
		    Ma quando ad occidente chiude l’ale
		    d’incendio il selvaggio pontificale
		    e l’ultima gora rossa si sfalda
		    d’ogni lato sale la notte calda in agguato.