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Cultura e societÀ

“L’egoismo è inutile”

Elogio della gentilezza

il libro di George Saunders: la Bibbia del 2014
Minumun fax

di Giada Gentili


 

Ho letto “L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza” (Minumum fax, 2014) in due ore, l’altra sera. Settantatre pagine rilegate nel piccolo testo che, più che un libro, è un memoire da infilare nelle nostre borse griffate la mattina, quando usciamo di corsa, già arrabbiati con il mondo (con il traffico, con i figli, con il capo, con i compagni di classe) per dare inizio alla nostra giornata. Meglio ancora, per dare inizio alla nostra settimana, il lunedì, c’è giorno in cui siamo più infastiditi con chiunque, del lunedì? Ecco: “L'egoismo è inutile” dovrebbe essere letto tutti i lunedì mattina.

Poco più di settanta pagine in cui George Saunders, l’autore, ci spiega “perché essere gentili” e anche se non utilizza paroloni altisonanti (anzi, nonostante i suoi 83 anni, i turpiloqui presenti rendono il testo ancora più discorsivo) bisogna leggere frasi e concetti un paio di volte per comprenderli davvero. Le sue conclusioni sono quasi troppo ovvie, mentre leggevo mi sono chiesta: “Perché io non ci ho pensato prima?”, “Basta davvero, solo questo per essere felici?”. In effetti sì, basta davvero questo, non arrabbiarsi quando ci tagliano la strada mentre siamo in macchina, non essere cattivi con la compagna di classe bruttina, in conclusione  “essere gentili”. “L’egoismo è inutile” è diviso in tre capitoli “Elogio della gentilezza”, “L’uomo col megafono” e una splendida intervista finale a George Saunders.

Nel secondo capitolo l’autore illumina la posizione dei media (della tv, in particolare) nella nostra società, con una lunghissima (e geniale) metafora: l’Uomo col Megafono. Saunders ci invita ad abbassare il volume dei mezzi di comunicazione (del “Megafono”) che ci gridano nelle orecchie, perché: “Il costo dell’informazione deficiente è direttamente proporzionale all’onnipresenza del messaggio”. Meno ascoltiamo le notizie sulla “cacca dei cani” o lo scoop sensazionale sul “caldo d’estate”, più riusciremo a distinguere le notizie, ma quelle VERE. E per quanto queste considerazioni possano sembrarci ovvie, io mi sono ri-guardata nella vita reale, mentre assistevo ai servizi dei tg su “come chiudere le finestre quando parti in vacanza” o “perché bere molta acqua quando la temperatura raggiunge 39 gradi”. E mi sono sentita una deficiente.

Ma è nell’intervista finale che il testo di George Saunders da il meglio di sé: nelle pagine conclusive, in cui il giornalista chiede all’autore se si può davvero essere gentili, in un momento di crisi economica, quando dobbiamo pensare a sopravvivere, lui risponde con le ovvietà che sfuggono al nostro sguardo frettoloso e superficiale della realtà. Si può! Per il semplice motivo che l’essenza della morale (quella vera), non cambia a seconda delle proprie disponibilità economiche, del momento storico, di quanto siamo felici. Poi, la perla finale del testo: l’umorismo ci salverà dalla follia dei nostri giorni. Badate (questo lo aggiungo io): non la comicità sciatta delle commediole italiane ,o quelle americane, non le battutine idiote dei presentatori in tv, non i doppi-sensi volgari tipici di chi non ha mezzi per far sorridere. L’umorismo sano dei Fratelli Marx, Charlie Chaplin, di Stanlio e Ollio, perché tutti, anche “l'uomo più ricco del mondo”, finiscono col “culo per terra” scivolando sulla buccia di banana. Il vero punto è come ci rialziamo: ridiamo o ci arrabbiamo? “L’egoismo è inutile” va letto, riletto come una Bibbia degli anni 2000.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)