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racconto

La Giornata
di Lady Hutton

di Ruggero Scarponi


Per Lady Hutton svegliarsi presto al mattino era cosa assolutamente indispensabile. Doveva essere in piedi una buona ora prima dei suoi cari per essere certa che al loro ingresso in salotto per la colazione tutto fosse predisposto nel migliore dei modi. Benché si avvalesse di un ottimo personale domestico, per quanto atteneva il servizio di famiglia, costituito dalla giovane Betty, e dal bravo Peter, non poteva far a meno di presiedere lei stessa a tutti i preparativi che in un modo o nell’altro riguardassero le sue tre figlie nonché Lord Hutton, il suo amatissimo marito. Riteneva, Milady, tale attività tra i suoi doveri più importanti, tanto, quanto prendersi cura dell’amministrazione della casa, cui dedicava gran parte delle proprie energie. La giornata di Lady Hutton iniziava, dunque, alle ore sette in punto, tutti i giorni dell’anno, visto che la sua famiglia aveva l’abitudine di sedersi a colazione non prima delle ore otto. Milady si preoccupava in particolare, che la cuoca non cuocesse eccessivamente il bacon, da trasformarlo in insipide striscette coriacee o che le uova fossero servite al punto giusto, né troppo asciutte né poco e che il pane fosse arrostito quel tanto da prendere un bel colore dorato senza indurire. Le marmellate poi dovevano essere presentate sempre fresche, in coppe di bella foggia, d’argento o in luccicanti cristalli. Lady Hutton sovrintendeva con occhio vigile all’apparecchiatura della tavola intervenendo con sapiente sollecitudine a controllare e definire ogni minuto dettaglio. E soltanto quando tutta la famiglia riunita e seduta intorno al tavolo aveva terminato la consueta preghiera, allora, con un discreto, quasi impercettibile cenno del capo indicava a Betty, in piedi, in attesa sulla porta del salotto che avrebbe potuto servire. Prendeva, Milady, molto seriamente tutto questo, se è vero che anche la sua famiglia non avrebbe per nessuna ragione al mondo derogato da una routine così ben scandita. E tuttavia non si può negare che tanta preoccupazione e tanta dedizione da parte di Lady Hutton verso i suoi cari non provocasse in questi una leggera apprensione, quasi un timore. Se per caso una delle figlie a causa di una febbre o di un raffreddore era costretta a letto nella propria camera, persino in quell’occasione non mancava l’intera famiglia di avvertire un malcelato disagio, che Lady Hutton non riusciva completamente a dissimulare, restando silenziosa e distratta a volte per l’intera mattinata.

   

Alle ore nove soleva Milady recarsi alla serra presso le amate piante. Le collezioni Hutton erano rinomate in tutto il Devon. La rosa Excelsior o la White Iland, erano apprezzate e premiate nelle più esclusive esposizioni floreali del Regno Unito. La cura che Lady Hutton prodigava ai fiori non era inferiore a quella per i membri della famiglia. Amava Milady sentir definire da Lord Hutton, “materna” tale dedizione. Alle ore dieci secondo un’agenda giornaliera consolidata, riceveva Mr Brighton, il fattore. Con lui si intratteneva non meno di due ore fino alle ore dodici, per discutere e spesso animatamente, le numerose questioni relative alla semina, al foraggio e agli animali della tenuta a seconda delle necessità e della stagione. Di tanto in tanto mentre il fattore illustrava le varie opere intraprese o mentre elencava minutamente le spese per la gestione, gettava Milady, fugace, uno sguardo dalla finestra, per ammirare Lord Hutton, impegnato in eleganti evoluzioni su Cardiff il bel baio irlandese da poco acquistato. Dalle ore dodici alle ore due p.m. Lady Hutton si ritirava nel suo studio per leggere, studiare o scrivere lettere. Solitamente non scendeva per il pranzo che d’abitudine a Lemon house la bella Residenza dalla caratteristica tinteggiatura esterna bianca e giallina, non prevedeva un servizio di tavola, così che Betty poteva servire a Lord Hutton e alle sue tre figlie riunite sulla veranda semplici vassoi con sandwhices, frutta e vino bianco. Solo verso le ore tre Milady dopo una breve visita alle amate piante nella serra, si disponeva ad ascoltare Miss Henrietta, la maggiore delle sue figlie, che seduta al pianoforte mostrava i progressi nello studio della musica e del canto. Fino alle ore quattro, inoltre, si teneva occupata con l’altra figlia Anne impegnata nello studio della lingua francese. E alle ore quattro e mezza in punto, Lady Hutton riuniva la famiglia per il consueto the pomeridiano, occasione questa in cui riceveva amici e conoscenti e in particolare Miss Mary Anne grande amica della maggiore delle sue figlie, Henrietta. Miss Mary Anne giungeva a Lemon house in calesse immancabilmente accompagnata da suo fratello minore David, di diciassette anni, e da almeno due, perdutamente innamorato di Miss Louisa, terzogenita degli Hutton. La sera alle ore sette e trenta Lady Hutton dava disposizioni a Betty di servire la cena, nella sala da pranzo grande. Vi partecipavano di solito almeno una volta alla settimana il reverendo Cullen e Lady Johanna con suo marito il colonnello Forbes. Dopo la cena Lord Hutton con il colonnello Forbes o altri uomini che fossero in visita a Lemon House, si ritrovavano nella sala del biliardo per gustare un buon bicchierino di Sherry insieme a un fragrante sigaro delle isole. Lord Hutton era fiero di sua moglie. Da quando l’aveva sposata ne aveva ricevuto le cure più amorevoli. Così anche le tre figlie che crescevano belle e dabbene come le figlie della migliore società della capitale. E’ vero che ultimamente Lord Hutton, aveva trovato inconsueta e forse anche un po’ strana la resistenza di Milady all’acquisto di Cardiff il bel baio irlandese, ma tutto si era aggiustato ed ora l’orgoglioso cavallo faceva bella mostra di sé nella stalla della famiglia Hutton.

   

La visita imprevista di Brighton, il fattore, alle undici e mezzo di sera non sorprese nessuno. Infatti, nessuno degli Hutton era in piedi a quell’ora e ognuno riposava tranquillo nel proprio letto, soddisfatto dell’ottimo cibo servito da Betty, dell’ottimo Sherry, della buona musica eseguita da Henrietta e soprattutto dell’ottima organizzazione domestica sulla quale vigilava instancabile Lady Hutton.



Premio Letterario
“Racconti per viaggiare,
Viaggi da raccontare”

LiberArti - Edizione 2014

Lo scopo del Premio Letterario
“Racconti per viaggiare,
viaggi da raccontare”
è scoprire mondi nuovi
attraverso i vostri occhi e modi
nuovi di raccontare i viaggi.
Raccontateci il viaggio che vi
ha cambiato la vita, oppure quello
che vorreste fare, quello che
consigliereste a tutti i vostri amici,
quello che vi siete inventati
di sana pianta ma al quale tutti
hanno creduto, quello che non
augurereste al vostro peggior
nemico, il viaggio più divertente,
quello più angoscioso, quello che
rifareste anche domani, subito,
quello che siete già pronti, armi
e bagagli, a partire!
Raccontateli a noi, alla nostra giuria,
al nostro pubblico, ai vostri amici
vecchi e nuovi che incontrerete lungo
il cammino di questo Premio letterario.

- Milady – disse il fattore appena entrato nell’ingresso di Lemon House, dove lo attendeva Lady Hutton – vogliate perdonarmi, Milady.

- Presto Brighton – rispose la donna – non tenetemi sulle spine.

L’uomo restò muto a capo chino.

- Mi dispiace – pronunciò con un filo di voce.

- E allora? – chiese atterrita Milady.

- Mi dispiace – Disse ancora l’uomo porgendo una lettera.

Lady Hutton aprì febbrilmente la busta e lesse con trepidazione:

- Sua Grazia il Duca di N***, rifiuta la transazione. Non avendo pagato il debito contratto al tavolo da gioco, m’intima di lasciare la casa con tutti i beni entro le ore undici di domani. –

Lesse le parole come trasognata, con un filo di voce, mentre tutta la casa era immersa nel sonno, ignara e serena.

- Mi dispiace – Disse ancora Brighton il fattore, poco prima di mezzanotte, nell’atto di congedarsi da Lady Hutton.

 


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)