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Teatro

Eliseo e Cometa – Roma
Da William Shakespeare a Oscar Wilde

Gitani e Fantasmi

Autori e testi reinterpretati con rinnovata fantasia

di Giada Gentili


La commedia “Molto rumore per nulla” nell'originale di Shakespeare, si svolge nella città di Messina governata da Leonato, padre di Ero - di cui è innamorato il giovane ufficiale Claudio - e zio di Beatrice di cui si invaghisce (grazie ad uno scherzo ordito alle loro spalle dai rispettivi amici) l'ufficiale Benedetto. L'amore delle due coppie sarà tormentato perché, don Juan, fratellastro di don Pedro, principe di Aragona, trama nell'ombra.

Molto rumore per nulla

Francesca Inaudi
Giovanni Scifoni

traduzione adattamento
regia di Giancarlo Sepe

con Pino Tufillaro,
Daniele Monterosi,
Lucia Bianchi,
Mauro Bernardi,
Daniele Pilli,
Valentina Gristina,
Claudia Tosoni,
Camillo Ventola,
Fabio Angeloni
Leandro Amato
produzione
Francesco Bellomo

In questa nuova versione in scena all’Eliseo di Roma fino al 26 gennaio p:v., a firma di Giancarlo Sepe, la vicenda si svolge in un campo di nomadi alle porte di Messina dove le storie amorose di Beatrice e Benedetto e di Ero e Claudio rivivono raccontate dai vecchi quasi fossero una favola, cantano e ballano tramandando vicende di morte e d’amore.

L’accampamento per una sera diventa luogo di azioni e racconti accompagnati da musiche etniche. Un rituale di una famiglia composta da gente diversa, ma tutti accomunati dalla gitaneria.

   

Un gioco di teatro per raccontare il teatro fatto di passione, e favola, come afferma Giancarlo Sepe: “Il luogo è la strada, la gente che recita è gente che vive la strada come una vera e propria casa: nomadi con le loro gerarchie, con le loro famiglie che si accampano in campi vicino alla città e la sera si raccontano storie: cantano e ballano tramandando vicende di morte e d'amore. Allestiscono lo spazio per i loro racconti, inventano sotto i nostri occhi il teatro fatto di parole e di sguardi complici e di passioni appena nate. All'aperto, sotto gli astri notturni e brillanti le nenie gitane si frammischieranno alle vicende di Benedetto e Beatrice, di Claudio ed Ero, come per raccontarle ai più giovani per la loro vita che inizia e ricordarle agli anziani che rivedranno, forse, le loro storie ingarbugliate e romantiche. Un gioco di teatro per raccontare il teatro fatto di passione, e favola”.

Di favola cucinata in Horror, “Il fantasma di Canterville”, il racconto più famoso di Oscar Wilde, sicuramente il più divertente per l'insolita accoppiata di humour e horror, in prima nazionale fino al 26 gennaio p:v. al Teatro della Cometa di Roma, interprete Lucia Poli con una produzione Mordini-De Biasi del teatro di Rifredi,Firenze.

Il fantasma di
Canterville


di Ugo Chiti
regia di Lucia Poli
tratto da Oscar Wilde
con
Lucia Poli
Simone Faucci
Lorenzo Venturini
scena e costumi
Tiziano Fario
Musiche Andrea Farri
Luci Alfredo Piras
video Sara Pozzoli
produzione
Giancarlo Mordini –
Francesco De Biasi
teatro Rifredi, Firenze

Narra le vicende di una rumorosa famiglia americana, i signori Otis, alle prese con l'aristocratica presenza di un fantasma inglese, ovvero l'ombra di Sir Simon de Canterville. La signora Umney, la compunta governante, accompagna i nuovi padroni del castello all'interno della proprietà, fornisce spiegazioni circa una misteriosa macchia di sangue, testimonianza di un delitto compiuto alcuni secoli prima, poi, quando il giovane Washington Otis cancella la macchia con un pratico stick tascabile, sviene e sparisce di scena. La narrazione passa in carico ad altri personaggi…

Invece, nella riscrittura che Ugo Chiti ha fatto su misura per un’attrice atipica come Lucia Poli, la governante, da semplice prologo, diventa protagonista assoluta: una figurina dal tono dimesso, accorato, ma talmente appassionata nei confronti della propria tradizione leggendaria, da diventare un riflesso in tono minore del fantasma, un corpo facile da attraversare, possedere, per dare voce e presenza scenica al fantasma stesso. Lucia Poli-governante finisce per “duettare” con Lucia Poli-fantasma di Canterville. A questo delirante blaterare si oppone la piatta razionalità della famiglia americana che, per eccesso di pragmatismo, non sa riconoscere la dimensione dell’immaginario.

Il tema centrale del lavoro di Wilde dunque non viene tradito: l’eterna lotta tra razionalità e fantasia, l’infinita nostalgia per la perdita del mondo romantico, il fastidio della quotidianità. Dal contrasto tra questi mondi contrapposti scaturiscono situazioni comiche, muri d’incomunicabilità, paradossi esilaranti. La musica trascinante e le apparizioni sceniche bizzarre fanno da necessario complemento a uno spettacolo che offre un divertimento non convenzionale, una riflessione gustosa e ironica sulle diversità culturali.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)