Alberi e animali
Questa rubrica ha parlato fino ad oggi solo di alberi, da questa settimana inizia a parlare anche di animali; e lo fa prendendo spunto da un ciclo di conferenze che si terranno presso l’auditorium del San Fedele di Milano dal 6 al 27 febbraio a cura di Luca Frigerio, e da una relativa pubblicazione edita da Ancora
Il Bestiario Medievale
di Federica Fasciolo
Leoni, cervi, draghi, pesci, serpenti, sirene… Sulle facciate delle cattedrali, come sui capitelli delle chiese medievali o sulle pagine di antichi codici è tutto un agitarsi di creature animali, reali o fantastiche, mansuete o feroci. Un “bestiario” sorprendente e affascinante, ma che spesso non riusciamo più a “leggere” con immediatezza.
Come scriveva Alano da Lilla nel XII secolo: «Ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte».
In questo senso si collocano Il leone e gli animali selvaggi.
Ovvero il duplice volto della potenza: perché il re degli animali, il più raffigurato negli edifici medievali, può incarnare la forza diabolica ma anche essere simbolo di Cristo. Parimenti si può analizzare anche la simbologia della scimmia, dell’elefante, del lupo ecc.
Per contro l’agnello assurge a simbolo cristologico per eccellenza, dall’indicazione del Battista all’Apocalisse. Così come, alla fine dei tempi, Cristo giudice separerà le buone pecore dalle cattive capre. Con il cane, animale ora reietto per la sua impurità, ora esaltato per la sua fedeltà.
L’aquila ha il predominio dei cieli, emblema araldico fra i più diffusi, dall’antichità fino ai nostri giorni. Mentre la colomba è la personificazione stessa dello Spirito Santo, il gallo l’araldo della luce che scaccia le tenebre, dove invece si ostina a vivere la civetta…
Come è fatto il drago? Ma è mai esistito? Perché, dall’Apocalisse in poi, è stato interpretato come l’essenza stessa del male? E che ci stanno a fare nelle chiese medievali quei grifoni, quelle sirene, quei centauri? Esseri mostruosi che paiono incubi. Seppur affascinanti.
Nel ciclo di incontri citato si racconta, in modo semplice e chiaro, anche attraverso un ricco e originale apparato di immagini, il significato simbolico delle numerose e diverse rappresentazioni “zoologiche” che affollano gli edifici sacri e le pagine miniate dell’età medievale.
Riscoprendo un linguaggio complesso e misterioso, ispirato ai testi biblici e ai Padri della Chiesa, ma anche alla tradizione classica e alle credenze popolari, che si serve dei simboli e dei segni della natura per parlare delle cose celesti.