Ambiente
Caldarosa (Basilicata)
Un paradiso condannato... salviamolo!
Dalla provincia di Potenza un caso emblematico per tutto il nostro Paese: per interesse economico si impone ai cittadini uno sciagurato progetto di “sviluppo” basato sulle trivellazioni petrolifere, che con i suoi veleni minaccia una terra di altissimo valore.
L’Eni, nel suo nuovo programma di raddoppio petrolifero in Val d’Agri e in Basilicata, è intenzionata a trivellare i pozzi “Caldarosa 2” e “Caldarosa 3” in un’area vulnerabile dal punto di vista ambientale e naturalistico, sul delicato sistema idro-potabile dell’Appennino Meridionale, già minacciato da una intensa attività di ricerca ed estrazioni di idrocarburi, che ha provocato l’inquinamento di corsi d’acqua, laghi e sorgenti.
I cittadini chiedono a gran voce solidarietà e ascolto per provare a fermare questa vera e propria tragedia ambientale. Vincoli ambientali annullati dall’interesse economico.
Dopo il parere negativo dell’Ufficio regionale competente per il paesaggio, all’inizio del 2014 anche la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Basilicata ha bocciato il progetto dell’Eni, nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale. Perché i delicati equilibri ambientali vengono minacciati da nuovi lavori petroliferi che Eni (e Shell) hanno intenzione di realizzare, finalizzati al raddoppio della produzione di idrocarburi.
Si riconosce chiaramente che, in un quadro panoramico ancora scarsamente antropizzato, le opere sarebbero elementi di rottura del tutto estranei all’attuale paesaggio in un’area estremamente vulnerabile dal punto di vista ambientale e naturalistico.
Siamo a ridosso infatti dell’area Sito di Interesse Comunitario del Monte Caldarosa, inserita nell’elenco nazionale dei biotopi dalla Società Botanica Nazionale.
Non bastano le misure di salvaguardia della Rete Natura 2000, i vicini confini del Parco Nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese, la Zona di Protezione Speciale né il riconoscimento europeo di area importante per l’avifauna: quando l’interesse economico spinge, non ci sono fasce di rispetto che tengano e tutto è consentito, anche opere fuorilegge. Come se la biodiversità dovesse per forza adattarsi a convivere con gli impianti produttivi e tecniche di perforazioni altamente invasive e inquinanti.
Un insostenibile impatto ambientale e anche visivo: l’area pozzo è prevista ad una quota di 1326 mt. sui rilievi orientali del Monte Caldarosa e pertanto è altamente visibile da e verso i punti panoramici e di percorrenza nonché dalle altre zone limitrofe sottoposte a vincolo paesaggistico quali quelle del Parco Nazionale della Val d’Agri.
La condotta di collegamento in uscita dall’impianto transita in aree sottoposte a vincolo idrogeologico e in aree boscata. Questo vuol dire numerosi abbattimenti di alberi: al peggio non c’è limite.
Non bastano di certo le mitigazioni: vi è sempre il rischio di errori umani, come nelle operazioni di rifornimento dei carburanti, oppure di azioni di sabotaggio, o ancora di eventi incidentali, come rotture delle valvole di sicurezza e delle condotte. Cosa succederebbe quindi? Senza contare che negli studi di impatto sembra inadeguata la valutazione della sismicità dell’area.
La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) e l’Associazione “Articolo9 ” hanno inviato il loro dettagliato esposto alla Commissione europea per chiedere un formale controllo delle procedure autorizzative fin’ora seguite, e già dall’ottobre Ola, Salviamo il Paesaggio e “Articolo 9″ hanno presentato ed illustrato presso il ministero dell’Ambiente il loro dossier.
Un valido sogno:
Strategia tematica
per la protezione del suolo dell’Unione Europea
La Strategia tematica dell’Unione Europea (UE) per la protezione del suolo, adottata nel settembre 2006, ha l’obiettivo di proteggere il suolo consentendone un uso sostenibile, attraverso la prevenzione da un’ulteriore degradazione, la tutela delle funzioni del suolo e il ripristino dei suoli degradati.
In altre parole la strategia tematica propone misure destinate a proteggere il suolo e a preservare la sua capacità a svolgere le sue funzioni ecologiche, economiche, sociali e culturali.
La strategia si basa su quattro pilastri:
Perché la definiamo un “valido sogno”? Perché sebbene presentata dalla Commissione nel febbraio 2006 é sempre considerata una “proposta” di direttiva (alias “legge europea”). Essa é stata “bloccata” nel suo iter di approvazione.
In effetti, una volta diventata ufficialmente Direttiva, gli Stati Membri dovranno adottare le misure adatte alle realtà locali, le misure destinate cioè a individuare i problemi, prevenire il degrado del suolo e ripristinare i suoli inquinati o degradati.
Per comprendere lo “stallo”, immaginatevi di assistere ad una riunione condominiale con tre amministratori che devono decidere all’unanimità. Abbiamo detto “amministratori” non “proprietari”. Se i tre sono d’accordo, le decisioni si prendono rapidamente, in caso di pareri divergenti si avviano procedure di “accordo” che possono durare mesi o addirittura anni.
Questo é il caso dell’Unione Europea amministrata da tre strutture: Commissione, Consiglio e Parlamento.
Sulla Strategia sul suolo non vi é accordo e alcuni Stati Membri bloccano di fatto l’approvazione della Direttiva, chiedendone una riformulazione. Attualmente si sta lavorando ad un nuovo testo.
Tocca ai “proprietari” (alias i cittadini europei) attivarsi per oltrepassare lo “stallo” e verificare che il testo non risponda solo a logiche di parte.
Diventa di consequenza importante l’aggregazione di gruppi, associazioni, singoli esistenti nei singoli Stati Membri al fine di sollecitare i rappresentanti politici e sociali…Affinchè la protezione del suolo non resti soltanto un sogno.