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Alberi e animali

La Betulla – La Lepre

di Federica Fasciolo


   

A cantare della betulla non mancano i poeti: Victor Hugo paragonava “ i giorni che se ne vanno di sogno in sogno ad una foglia sfuggita dalla betulla, che erra su di un’onda scivolando di fiotto in fiotto nella corrente”.



Lepre europea
La lepre europea è una  specie molto diffusa, presente dalle quote più basse, fino ai 2000 m. s.l.m. Ha corpo slanciato, testa piuttosto piccola, occhi grandi, orecchie lunghe, coda relativamente sviluppata, arti posteriori notevolmente più lunghi degli anteriori. Colore fulvo-grigiastro con tinte nerastre nel dorso. Abitudini prevalentemente notturne, silenziosa e piuttosto legata al proprio territorio. La lepre è erbivora e spesso la si trova sotto le betulle in cerca di tenere bacche e foglie. Il territorio in cui si muove raramente supera lo 0,5 Kmq.
Di udito e olfatto fini, ma di vista poco acuta. Nuota bene, ma solo in casi di necessità, corre veloce con improvvisi scarti di direzione e spicca salti molto lunghi. 
Il comportamento sessuale è poligineo, cioè un maschio si accoppia con più femmine. La stagione riproduttiva inizia in febbraio-marzo e si protrae fino in autunno, con tuttavia un`attività più intensa da marzo a giugno. I piccoli nascono completamente allo scoperto, con gli occhi aperti e provvisti di pelo. Dopo alcuni giorni si muovono già separatamente ed è interessante notare che la femmina li allatta solo una volta alla sera per un breve periodo e poi si allontana da loro. Questo tipo di comportamento viene chiamato allevamento in "assenza di cure" e rende più difficile ai predatori il reperimento dei piccoli. L`allattamento dura circa 4 settimane, nel frattempo la lepre può venire di nuovo coperta e diventare gravida per la nidiata successiva. La crescita dei leprotti è veloce e all`età di 3-4 mesi possono raggiungere i 3 kg.

Il riferimento del poeta alla foglia di betulla non è casuale: osservando questo argenteo albero colpisce il tremolio delle sue foglie, lievi e chiare, ad ogni pur lieve soffiar di vento…forse anche per questa mobilità della sua chioma, la Betulla è identificato come l’albero dal portamento più elegante.

Perché una betulla nasca e cresca, basta poca terra e un po’ di sole, sciiti e germanici la consideravano albero sacro.

   

Il legno non è molto duro né resistente, tuttavia molteplice è la sua utilizzazione. dalla costruzione di utensili a legna per il riscaldamento, dall’uso della corteccia come carta o tritata a farina per ricavarne birra; dal tronco si ricava olio impermeabilizzante, o per medicine, o per la concia delle pelli…anche se i più golosi ne ricavano uno sciroppo zuccherino ricco di sostanze nutritive.

            

Le nonne di tutti i tempi hanno utilizzato le chiare, sottili, lucide foglie di betulla, insieme alle gemme, per fare decotti e infusi dalle proprietà diuretiche e depurative. E la generosità non finisce qui, foglie e bacche nutriranno lepri e caprioli, favoriranno la crescita di funghi eduli, mirtilli ed erica. Ma si sa la riconoscenza non è di questo mondo, e nel caso della betulla poi…tutti i virgulti di quercia e faggio che si avvalgono dell’ombra della sua chioma, crescendo soffocano la betulla e sovente la scalzano per prenderne il posto nella foresta.

Tra le specie presenti in Europa la più diffusa è la betulla bianca chiamata la “Signora dei boschi”; e a sottolinearne il gradevole aspetto, ecco ancora un poeta, l’ inglese Alfred Tennyson con i suoi versi per la fanciulla amata, morta per amore: “ Ombre dell’argentea betulla / fremono sul verde che copre la tua tomba”.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)