Alberi e animali
Gelso
di Federica Fasciolo
Ovidio nelle Metamorfosi – primo secolo a.C. – narra in versi latini della vicenda di due giovanissimi amanti, Piramo e Tisbe. Le loro abitazioni erano confinanti e si incontravano di nascosto grazie ad un passaggio del muro divisorio, ma…un brutto giorno trovarono il varco chiuso: Le loro famiglie in lotta come spesso accade tra vicini, erano contrarie ai loro incontri e mai avrebbero acconsentito alle nozze. I due giovani allora decisero di fuggire e si diedero appuntamento sotto un gelso, giust’appunto carico di frutti, nel bosco presso una fonte.
Tibse giunse però troppo presto all’appuntamento: Un leone sporco di sangue a causa del pasto di un animale pocanzi sbranato arrivò per abbeverarsi alla fonte, e Tisbe, che fuggì impaurita per rifugiarsi in una grotta, perse il velo e il mantello che furono a lungo annusati e insanguinati dal leone.
Quando Piramo arrivò, riconobbe gli indumenti della fanciulla amata sporchi di sangue e giunse alla conclusione che fosse stata sbranata, quindi, disperato, si trafisse con la spada.
Tisbe, tornando sui suoi passi, colse l’ultimo respiro di Piramo, e afflitta, lo volle seguire dandosi la stessa morte.
Non vi sembra di trovare delle marcate analogie con il ben più noto racconto Giulietta e Romeo di Shakespeare, in questo caso sfacciatamente copione?
Sorvoliamo; e veniamo al nostro albero, il gelso, che fu l’unico testimone della tragedia di Piramo e Tisbe, e che alla vista di tanto sangue mutò i suoi frutti da bianchi in rosso cupo, e..secondo il poeta fu così che ebbe origine il Morus Nigra: albero dal corto fusto ma ampia chioma, le foglie a cuore e dolci e succosi frutti.
Da non dimenticare comunque il Morus Alba, gelso bianco, le cui foglie alimentano i bachi da seta.
Originario della Cina, si pensa che i suoi semi giungero in Grecia al tempo dell’Imperatore Giustiniano, nascosti, con i bachi, nei bastoni di due monaci del Monte Ahtos.
In Italia, fu la Sicilia ad avviare la coltivazione dei gelsi nel XIII secolo che ben presto si espanse in Calabria, Campania e rapidamente anche in tutto il territorio divenendo pianta tipica del paesaggio veneto e lombardo.
A tale proposito è bene ricordare che un altro illustri narratore, Alessandro manzoni, si dedicò al gelso, avviando una coltivazione proprio come attento agricoltore e consumato botanico. Si appassionò molto ai gelsi e ai bachi da seta, i quali, dispettosi, non gli concessero molta fortuna.