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Ambiente

VenTo

ciclovia di 679 km - 4 regioni, passando per Expo 2015


Il gruppo di ricerca del Politecnico di Milano è uscito dalle sue stanze, ha inforcato la bicicletta e in 10 tappe e 16 eventi, ha incontrato cittadini, istituzioni, enti, associazioni per presentare il progetto, le tecnicalità, i vantaggi, i motivi per i quali si ritiene che questo debba interessare tutti e non solo i ciclisti e i turisti, le ragioni di quel disegno e di quelle soluzioni, e così via. Un Tour, insomma, per far conoscere meglio e per avvicinare i tanti che ancora non sanno che l’infrastrutturazione leggera è un modello alternativo di successo per la vitalità di tanti territori.

   

Oggi la ciclabile Vento non esiste. Vento è un progetto, per ora. Vento è una ciclovia? Non solo, Vento ha la forma di una ciclabile, ma è molto più di una ciclabile.

Vento è il progetto di un’infrastruttura leggera che diviene una chiave preziosissima per rimettere in contatto noi al paesaggio che ci contiene e rappresenta, rendendoci sempre più cittadini. Una pista ciclabile diviene così il nesso fisico che rende possibile l’esperienza di paesaggio e il suo continuo rinnovamento.

È il paesaggio italiano il nostro bene culturale più prezioso, il continuum fra i monumenti, le città, i cittadini. La bicicletta è semplicemente un ottimo mezzo per consentire a tanti (tantissimi) di fare esperienza itinerante di paesaggio dischiudendo ai loro occhi luoghi che la consuetudine dello spostamento veloce e motorizzato ha via via marginalizzato, ma che invece sono ricchi e densi di cultura. Con la bicicletta possiamo invitare centinaia di migliaia di visitatori a perdersi tra natura, paesaggio, arte, cultura e cibo, su un territorio che attraversa tutto il nord Italia.

   

Tutto ciò, se ben pianificato, ovvero con un’idea di cicloturismo alta e inclusiva, può divenire una inedita e sostenibile idea di sviluppo locale e territoriale, una concreta e stabile occasione di occupazione e rilancio economico distribuito nei territori attraversati. Questo è un progetto culturale e di nuova occupazione. Serio e innovativo. A basso costo e ad alto rendimento sociale e culturale. E, non dimentichiamo che «La repubblica promuove lo sviluppo della cultura (art. 9)».

Questo è lo sviluppo che cerchiamo, questo è lo sviluppo che può mettere in moto un’opera grande e inclusiva come Vento. Questa è un’alternativa concreta per svoltare. Andare in bicicletta non è uno sfizio di qualcuno o un capriccio di categoria, ma è uno dei modi per muoversi, viaggiare, andare a lavorare e a studiare.

Le ciclovie non sono accessori di una società agiata o di una cultura che non ci appartiene, ma sono infrastrutture come le altre idonee per tutte le culture.

   

Vento non è un progetto locale, ma un progetto del Paese: sono 679 km di ciclabile, ma sono anche 679 km di green economy, di green jobs e potenziale crescita dell’economia. Un esempio: le ciclabili tedesche producono 4 miliardi di indotto all’anno, stabilmente e solo per cicloturismo (tutto il settore bici arriva a 16).

Centinaia di migliaia di cicloturisti potrebbero pedalare lungo VENTO, divenendo il motore per tante economie diffuse: per le 12.000 aziende agricole attraversate dal progetto, per le già 300 attività ricettive, per le oltre 2.000 attività commerciali. Vere green economy capaci di riportare benessere sano e per tutti, anche per i tanti cittadini che non dovrebbero più scappare da questi luoghi perchè dimenticati dalle solite retoriche di crescita (che ci hanno condotti alla crisi), che diventerebbero il simbolo di un cambiamento e di un orgoglio di appartenenza a queste terre ancora così genuine. Il nostro paesaggio rende cittadini noi, ma anche tutti gli europei la cui cultura è fortemente intrecciata alla nostra.

Già nel 2015, contestualmente all’apertura di EXPO, si potrebbero inaugurare alcune tratte di Vento, la ciclabile più lunga del sud Europa.

   

Occorrono poco più di 80 milioni di euro (lo 0.01% della spesa pubblica annuale; il costo di 1-2 km di autostrada), ma soprattutto l’impegno dello Stato, di 4 regioni, di 12 province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, coordinati da un soggetto unico. Il giro di affari annuo è stimato in due volte l’investimento iniziale. Per sempre.

Ma Vento non si ferma qui e potrebbe crescere collegandosi con altre ciclabili (quella del Brennero-Peschiera-Mantova, la Torino-Nizza, Mantova-Ferrara-Adriatico, etc.) e raddoppiando sulla sponda opposta del Po. Sono infinite le potenzialità. Ancora più infinite se si pensa che Vento è collegato al treno e alla navigazione fluviale.

Vento è paesaggio, sviluppo, beni culturali, ambiente, agricoltura, fiume, natura, città, piccoli comuni, cibo, tipicità, sole, vento, salute, lavoro, futuro.

Vento vuole dire a tutti noi che un piano infrastrutturale nazionale che si candida a sostenere lo sviluppo del Paese in questa particolare congiuntura, deve farsi portatore di una nuova cultura, di una svolta. Non possono esserci solo i soliti ingredienti nel nostro futuro: autostrade, strade, trafori, ferrovie veloci, piattaforme logistiche. Le grandi ciclovie Europee sono opere per rilanciare lo sviluppo di un paese. Per questo occorre cambiare scala di progettazione e di gestione e ….pedalare più in alto.

Tutti gli approfondimenti e gli aggiornamenti sull’evolversi del progetto li potete trovare qui: www.progetto.vento.polimi.it

   


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