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Humour - Cronache cittadine

Amegigo – storie da utopia

Il delitto di Laura Palmerini

52esima puntata

di Alessandro Gentili

Il record appartiene a Sentieri. Il secondo posto a Febbre d’Amore. Al terzo posto c'è Beautiful. Poi Un Posto al Sole e al quinto posto Centovetrine.

   

Questa la classifica internazionale delle soap opera più longeve. La nostra redazione è giunta alla centesima puntata. Bene, festeggiamenti anche qui ad Amerigo. E' venuto pure il Direttore della testata e parte della redazione. Foto e tramezzini. Autografi. C'era pure Schettino (sic!) che vendeva modellini della Costa capovolta. Il Direttore si è rifiutato di acquistarla (cinque euro a pezzo). Vendevano di tutto. Sono arrivati pure i pacchi da Raiuno e la Gabbanelli con un servizio speciale di Report. Poi Buffon con l'ex moglie e l'amica di turno (non ricordo il nome, insomma: una di quelle). I figli giocavano con i pony. Cottarelli era infuriato (non con Renzi) ma col sindaco di Amerigo, reo di non aver sdoganato la spending di un anno per rifare il manto stradale di Corso della Monarchia, ormai ridotto ad una mulattiera.

   

Intervistato, il nostro Direttore ha rilasciato questa dichiarazione: "Il successo del traghettamento della Concordia, fa da auspicio al ritrovamento dell'assassino di Laura Palmerini. Inoltre sono convinto che l'ecologia e la difesa dell'ambiente possano essere il risultato di una politica di globalizzazione, vòlta a suscitare nell'animo della razza umana, sentimenti ed azioni in grado di respingere l'imminente Rivoluzione delle Scimmie (Ape Revolution?) che sta per abbattersi sulla terra come la Nuova Apocalisse. Ma qui, nella florida e bella terra d'Amerigo, l'uomo è rimasto come all'alba del Tempi e camminare su queste paurose strade sbrecciate, fa ben sperare per l'avvenire dei nostri figli."

In tarda serata è giunta la signora Agnese coi suoi tre figli. Hanno cenato all'aperto, davanti alla televisione che trasmetteva la replica della nona serie di Un Medico in Famiglia.

   


Humour - Tempi... moderni?  

Senatus

di Giuseppe Sanchioni


Marcus Giulius Lavinius della famiglia equestre dei Lavinii, senatore del Senato del Popolo dei Quiriti e dei Romani, iniziò la sua relazione sfoderando la sua migliore oratoria.

“Si sentono in giro voci di consoli che vorrebbero abolire il Senato. Altre di tribuni che lo vorrebbero rendere elettivo… Dicono che questo è il volere del popolo. Pensare che neanche i re hanno mai avuto il coraggio di proporre questo. Neanche l’Imperatore!

Che follia! Abolire il Senato, abolire l’assemblea degli anziani delle tribù, dei saggi, dei patrizi, in una parola, dei potenti.

E noi, che per volere degli dei siamo nati senatori e ci sono proibiti i lavori manuali, dovremmo oziare?

Abolire il Senato! Abolire l’assemblea che controlla la spesa pubblica, le tasse, le entrate. Abolire una carica a vita. Degna di un vero cittadino romano. E così tutte le discussioni sullo Stato di cui l’imperatore Augusto ha vietato la pubblicità dove si faranno? All’aperto? Al Foro? Al mercato? Dove tutti possono sentire? Dove tutti possono dire la propria opinione? E di questo passo dove andremo a finire?

   

Che idea balzana: rendere elettiva l’assemblea che si occupa della discussione e dell’approvazione dei progetti di legge, togliere la carica di senatore a vita, togliere il diritto ai posti privilegiati nelle pubbliche manifestazioni ed a teatro.

Ma come, l’imperatore Augusto ci ha dato la facoltà di sceglierci un collega, certamente per migliorare lo spirito di corpo, anzi di casta. Ora, se qualcuno viene dimissionato per indegnità gli viene lasciata comunque la facoltà di indossare la tunica e di assistere alle manifestazioni pubbliche, e dopo?

I pretori dicono che questa è la democrazia, il volere del popolo. Sarà, ma questa è una parola greca e qui da noi le lingue straniere non funzionano. Dalla Grecia non viene nulla di buono: vedrete in futuro, senza i sesterzi, che fine farà!

Come direbbe il console Cicerone: mala tempora currunt.

A cui io aggiungerei: sed peiora parantur.”

Dopo un sorrisino amaro sul fantasioso scenario ambientato nell’antico Senato Romano un’altrettanto amara riflessione sul Senato della Repubblica Italiana ai nostri giorni

      

Leggendo i giornali sembra che qualcuno abbia detto che il Senato è un’istituzione che esiste da duemila anni. Per cui non è possibile cambiarlo in 15 giorni.

Di massima posso convenire che non sia possibile fare una riforma costituzionale in 15 giorni, mentre ho qualche perplessità sulla logica della prima frase. Naturalmente, fermo restando che questa riforma non diminuirà di un’unità il numero dei disoccupati.

Chiunque abbia studiato un po’ di educazione civica e di storia (anche nel programma delle scuole medie) saprebbe che il Senato romano era tutt’altra cosa rispetto al nostro Senato repubblicano.

Il Senato romano non era elettivo, anzi i componenti erano gli anziani delle antiche famiglie del patriziato romano, discendenti dalle tribù che fondarono Roma e che formavano di fatto un’oligarchia. In effetti, senatori si nasceva.

Il Senato repubblicano è figlio, invece, del Regno d’Italia e non ha nulla in comune con quello dell’antica Roma. Ed anche rispetto al Regio Senato ha differenze significative. Infatti, nel Regno d’Italia il Senato era di nomina regia e quindi rappresentava una sorta di bilanciamento del potere rispetto alla Camera che invece era rappresentazione del popolo (solo in parte) che la eleggeva.

Probabilmente già i nostri Padri costituenti erano consapevoli dell’anomalia costituita da due Camere che facevano la stessa cosa, il cosiddetto bicameralismo perfetto. Per risolvere il quale, probabilmente, inventarono la differenza di età degli elettori e degli eletti fra le due Camere.

D’altra parte, è ormai stato ampiamente dimostrato che se nel bicameralismo perfetto le due Camere hanno la stessa maggioranza voteran m no gli stessi provvedimenti, come se fossero la stessa cosa, solo con più ritardo. Mentre se le due Camere avessero maggioranze diverse allora saremmo allo stallo istituzionale: un provvedimento votato da una camera verrebbe modificato dall’altra per cui dovrebbe ritornare indietro per essere riapprovato, probabilmente modificato di nuovo, e così via. Il provvedimento non vedrebbe mai la luce o la vedrebbe completamente stravolto rispetto alla formulazione iniziale.

Forse si può impiegare il tempo per fare cose più utili, invece di saltare come canguri!

      


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)