Teatro
Teatro Vascello - sala Giancarlo Nanni
1989-2014 :
25 anni di storia
Un omaggio a Ettore Petrolini
“Sono passati venticinque anni da quella apertura prestigiosa – scrive ora la Direttrice del Teatro Manuela Kustermann - e poi Brook, Wilson, La Streb, Platen, Fabre, Petronio, Il Living, La Clever, La Valdoca, Raffaello Sanzio, Marcido, Monio Ovada….Venticinque anni possono essere molti o pochi, ma certo sono passati in fretta, molte cose sono cambiate, molte persone care non ci sono più, eravamo giovani... Ora siamo smarriti, Noi gente di teatro e la società di cui da millenni siamo specchio,e corriamo, corriamo rimanendo sempre nello stesso punto, come Alice.
E il teatro? Quanto conta davvero il teatro?
Sì, lo so, il teatro ti fa vivere emozioni, ti pone domande, ti migliora l'esistenza, ti apre a nuove esperienze... Ti fa intravedere nuove strade da percorrere. É un balsamo per l'anima e uno stimolo per la mente, ti può far piangere e ridere e farti arrabbiare, o anche annoiarti, a volte, certamente non lascia indifferenti. Crea il dialogo, che è quello che manca sopratutto in questo momento cosi vuoto di idee e di ideali.
Ma è davvero così? È veramente così indispensabile?
Credo che per molte persone sia così: sia indispensabile. Ecco allora lo scopo per continuare a mandare avanti un teatro, per quelle persone e per altre che magari anche solo per curiosità si possono accostare e restare affascinate dalla magia del palcoscenico. L'obiettivo è quello di sempre: offrire al pubblico spettacoli di qualità, spettacoli innovativi, dare voce e visibilità alle nuove compagnie emergenti, creare opportunità per i giovani, offrire alle compagnie di danza contemporanea un inserimento programmatico nel cartellone generale, sul palcoscenico del Vascello che, per ampiezza e visibilità, non ha uguali nel panorama romano. Creare un luogo di appartenenza per tutti, che accolga tutti, che sia vissuto come un luogo fruibile come punto d' incontro, di studio, di ritrovo. Avrei voluto vestire la platea del Vascello di nuove poltrone... Avrei voluto portare altri miglioramenti... Ma la realtà del momento non lo consente, navighiamo in acque cattive, l'importante è tenere la rotta. Sono orgogliosa di presentare un cartellone con una sua originale poetica, con dei punti di forza notevoli, con delle novità e con dei felici ritorni abituali.
Ecco, non c'e molto altro da dire, inutile fare le solite rimostranze, chi segue il teatro sa la situazione... Il taglio dei finanziamenti... L'assenza di contributi della regione, del comune... La mancanza di un vero riconoscimento culturale e sociale, come se l'industria dello spettacolo dal vivo, perché di industria si parla, non facesse parte del mondo produttivo del lavoro, ma appartenesse a una schiera di simpatiche persone un po' matte, che fanno spettacoli, cose...! Che tristezza! Allora, speriamo che il pubblico si metta una mano sulla coscienza e venga a teatro pagando il giusto biglietto.
La nostra nuova produzione di quest'anno rende omaggio a un artista che è stato rappresentativo di un'epoca e che con i suoi spettacoli ha varcato i confini dell'Italia, portando la sua arte in quasi tutto il mondo. Sto parlando di Ettore Petrolini, personaggio discusso forse anche per il suo “non dissenso” nei confronti del regime fascista, che nei suoi lazzi metteva però in ridicolo. Petrolini grande attore, autore, regista, soprattutto nella lingua del dialetto romanesco. Mi è sembrato doveroso rappresentarlo con un suo testo drammatico quasi mai rappresentato, che si svolge in quella piazza Guglielmo Pepe dove lui stesso, nei "padiglioni delle meraviglie", davanti al teatro Ambra Jovinelli, imberbe venne scritturato nel ruolo di Sirena”.
Si segnala il programma fino a dicembre 2013.
4 -13 ottobre
TSI La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Compagnia Massimo Verdastro
IL PADIGLIONE DELLE MERAVIGLIE
di Ettore Petrolini
drammaturgia di Massimo Verdastro ed Elio Pecora
con Massimo Verdastro, Manuela Kustermann,
Gloria Liberati, Luigi Pisani, Giuseppe Sangiorgi, Emanuele Carucci Viterbi e Chiara Lucisano.
regia Massimo Verdastro
“Il Padiglione delle meraviglie”, scritto da Ettore Petrolini nel 1924, è una delle opere teatrali più amare e crudeli del grande attore e drammaturgo romano. In un atto unico in due quadri, l'autore fa rivivere l'ambiente che l'ha visto nascere all'arte: quella piazza Guglielmo Pepe di Roma, piena di baracconi e variegata umanità - imbonitori, lottatori, maghi, trasformisti - dove il grande comico, poco più che adolescente, si esibiva come "donna sirena".
“Il Padiglione” è il trionfo della parola e del corpo, di sfide reali o simulate, di serragli di uomini e donne ‘mostruosi’ che, come mezzo primario di sopravvivenza, si offrono al famelico bisogno di stupore e spaesamento del pubblico. Tiberio, Lalli, Sirena Tigre, Amalù, Zenaide, Evelina, sono i personaggi di un mondo ammaliatore e ipnotico, ma anche precario ed emarginato, intriso di un carattere cruento, in cui i sentimenti primari prendono il sopravvento sopra ogni convenzione sociale.
Il tessuto drammaturgico dello spettacolo integra nel testo di Petrolini, lasciato pressoché intatto, i contributi scritti dal poeta Elio Pecora per alcuni personaggi. La parola poetica fa da eco alle ‘voci di dentro’ delle creature petroliniane che, improvvisamente, per un attimo, si esprimono con parole nuove, inaspettate. “Il testo è una prigione, diceva Petrolini, occorre evaderne! L’attore deve saper entrare e uscire dal personaggio, dismettere i panni della finzione e rivelare se stesso”.
14 ottobre
Per la poesia e il teatro:Fabio Doplicher dieci anni dopo.
intervengono: Enrico Bernard, Antonio Calenda, Rodolfo Di Biasio, Mario Maria Giorgetti, Roberto Guicciardini, Plinio Perilli, Valeria Rossella
attori: Francesca Benedetti, Alberto Caramel, Manuela Kustermann, Massimo Verdastro
Proiezione del film TV “Metamorfosi Veneziane” (Raitre- 1985)
di Fabio Doplicher, regia Giancarlo Nanni
16 -20 ottobre
TSI La Fabbrica dell’Attore
MALÌA
di Gianni Guardigli, regia Ida Bassignano con Stefania Felicioli e Elisabetta Piccolomini
Malìa come una magìa, seppure nella quotidianità ottimista della provincia emiliana.
Una Malìa che ha molte origini, dalle più alte alle più banali: dalla vicenda della madre di Cristo con cui la protagonista scopre progressivamente nella propria vita coincidenze e affinità, all’appartenenza alle ammiratrici del mitico Mal dei Primitives, star canzonettara degli anni sessanta. E il punto d’equilibrio potrebbe essere la ‘dizione cinese’ del nome della donna (Maria) da parte dell’immigrata asiatica che spia la sua arte sartoriale fino a replicarne perfettamente il segno e la precisione.
In realtà la ‘malìa’ vera è quella di una donna che non si arrende a tutti i rovesci che le si abbattono addosso, quelli di una vita qualsiasi che pure su di lei si accaniscono e trovano argine solo nel suo buon senso e nella sua ironia. Certo è credulona, o ingenua, come oggi non ci si potrebbe più permettere, Maria. Ma è quasi schiacciata, nonostante furbizia e carattere, dal peso della storia: tutti i fatterelli che racconta, interloquendo con Anna, un’altra figura femminile saggia e colta ( forse un alter ego agli antipodi, o forse una testimone-narratrice), sono il frutto degli anni del nostro benessere, dal boom cosidetto degli anni ’60 fino allo stallo critico di oggi, che non è solo economico e finanziario. Tutto lascia un segno nella vita di Maria, che solo per qualche malìa, davvero, non vuole perdere la speranza. Anche solo di una qualche ‘normalità’, dentro l’ovattato calore della provincia emiliana. Che solo d’estate e nella memoria si spinge fino alla Riviera di Gabicce, dove in una notte lontana la malìa si fece magìa, con l’incontro ravvicinato con l’eroe di vinile, la visione della felicità e l’arrivo di un figlio. Ma lei non si è mai scomposta, ha continuato a tagliare e cucire abiti bellissimi, imbastendo allo stesso modo anche la sua vita modesta. In cui ogni spettatore potrà misurare e verificare la propria.
Da questo testo scritto da Gianni Guardigli (romagnolo di Forlì) emana forte l’odore e il sapore di una terra. Ma senza nessuna retorica patriottarda o secessionista, quanto invece ricchezza di un umore e di una caratterialità positivi, che può permettersi di commuovere giocando con i modelli di illusioni e consumi facili e universali.
21 ottobre ore 21
Compagnia Diritto & Rovescio
con il Patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo - Appuntamento con Antonio Tabucchi
Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa
di Antonio Tabucchi
con Massimo Popolizio e Gianluigi Fogacci
adattamento teatrale e cure registiche di Teresa Pedroni
Musica dal vivo
Isabella Mangani (voce), Felice Zaccheo (chitarra portoghese e chitarra classica)
Lo spettacolo nasce come omaggio al grande scrittore Antonio Tabucchi da poco scomparso. La scelta della messa in scena di questo racconto ci è sembrato un modo per dialogare ancora con lui e continuare a narrare in teatro il suo magico e irripetibile narrare. In questo racconto Tabucchi, con tenerezza e passione, descrive la morte di uno dei più grandi scrittori del Novecento della cui opera lui stesso si è occupato lungamente,traducendola e diffondendola nel mondo.
Il testo ripercorre gli ultimi tre giorni di agonia di Fernando Pessoa. Nel novembre 1935 Fernando António Nogueira Pessoa si trova nel suo letto di morte all’ospedale di São Luís dos Fanceses e come in un delirio, il grande poeta portoghese riceve i suoi eteronomi, i suoi personaggi letterari (Álvaro de Campos, Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Bernando Soares, António Mora), parla con loro, elabora conflitti ancora aperti, detta le sue ultime volontà, dialoga con i fantasmi da lui stesso creati che l’hanno accompagnato per tutta la sua vita. Sarà l’attore Massimo Popolizio, nei panni dello stesso Pessoa, ad incontrare i vari eteronimi - interpretati da Gianluigi Fogacci - e in questi appuntamenti come per magia tornerà a tratti anche ad incarnarli, a ripetere le loro parole, i loro gesti, in un'atmosfera sospesa e inquietante, quasi ne fosse posseduto. Si assiste così alle varie trasformazioni di Pessoa come ad un rituale di congedo definitivo dai suoi personaggi e quindi anche dalla vita. Lo accompagnano in questo percorso struggente la voce della giovane cantante di Fado Isabella Mangani e la chitarra portoghese di Felice Zaccheo.
Un addio alla letteratura e alla vita che negli artisti somiglia in maniera impressionante alla vita vera… forse è la vita vera.
24-27 ottobre
Balletto di Roma - Consorzio Nazionale del Balletto
The Quartet
Coreografie Paolo Mangiola, Gianluca Schiavoni, Milena Zullo
The Quartet è il nuovo lavoro commissionato ai tre coreografi Milena Zullo, Paolo Mangiola e Gianluca Schiavoni. Creazioni originali per il Balletto di Roma dell'affermata Milena Zullo (per il Balletto di Roma ha già firmato la coreografia Contemporary Tango, portata con successo sul palcoscenico del Teatro Vascello nella stagione 2012/2013), a cui si uniscono i giovani Mangiola e Schiavoni, al cui attivo possono già vantare esperienze professionali con prestigiose compagnie nazionali e internazionali del calibro della britannica Wayne McGregor | Random Dance con cui Paolo Mangiola ha collaborato, o il Teatro alla Scala per il quale Gianluca Schiavoni è divenuto una delle firme coreografiche degli ultimi anni realizzando le creazioni L'Altro Casanova, Romeo et Juliette e per la stagione 2012 L'altra metà del cielo in collaborazione con la regista/coreografa Martha Clarke e su musiche e libretto di Vasco Rossi.
Percorsi artistici e professionali differenti, che saranno affidati ai solisti del Balletto di Roma in una serata speciale dove i molteplici linguaggi coreografici si fonderanno con altrettanti brani musicali estratti da Mozart e Verdi fino ai contemporanei M.Ritcher, J.Talbot, R.Teague, B.Iver. Musiche senza tempo catapultate in una serata dove eterogenei linguaggi contemporanei annulleranno quanto di più retorico e codificabile si possa esprimere dell'arte in genere e delle sue più impensabili applicazioni.
Kimera
coreografia Gianluca Schiavoni | musiche M.Ritcher
La fusione dei corpi dei danzatori nel continuo rincorrersi dei movimenti rivela sfumature di un'entità che come il celebre mostro mitologico e' emblema dell' unità composta da soggetti eterogenei. L'idea della molteplicità che genera sempre infinite possibilità consente alla coreografia di sperimentare nuove composizioni permettendo di esprimere realtà alternative e affascinanti. Il movimento elegante e sinuoso, libero e sensuale e' la matrice che rivela in maniera quasi ossessiva questa continua ricerca. Queste nuove ricomposizioni, queste diverse combinazioni sono Kimera
Race Race
coreografia Paolo Mangiola | musiche J.Talbot, R.Teague, B.Iver
La piece esplora il doppio significato della parola "race" intesa come "gara, competizione" o "razza", "etnia". Utilizzando estratti del romanzo "Le onde" di Virginia Woolf, il lavoro si interroga sul concetto stesso di identità e senso di appartenenza, riflettendo gli sbilanciamenti, gli scontri, gli incontri che ogni essere umano opera all'interno di una comunità.
Omaggio a Verdi
coreografia Milena Zullo | musica G.Verdi
Un omaggio al compositore italiano attraverso un opera da camera non così conosciuta come il suo quartetto in mi minore per archi. Un lavoro ove il movimento che parte dalla volontà di raccontare la musica in forma astratta, finisce per colorarsi dei nostri più caratteristici tratti, divenendo così un atipico concerto nel quale due atipici direttori tratteggiano insieme alla piccola orchestra schizzi della nostra italianitá.
28 ottobre -10 novembre
Le Vie dei Festival
Compagnia Aire Aire (Barcellona) - Circus Klezmer - idea originale e regia Adriàn Schvarzstein
drammaturgia Irma Borges - con Eva Szwarcer, Emiliano Sanchez, Cristina Solé, Joan Català, Adriàn Schvarzstein - musicisti Petra Rochau fisarmonica, Rebecca Macauley violino, Nigel Haywood clarinetto, Quile Estevez percussioni e suono - luci Charly Aparicio
dai festival: Brighton Festival (Gran Bretagna), Festival Castel dei Mondi
Dopo il grande successo dello scorso anno al Teatro Argentina torna a Le vie dei Festival il Circus Klezmer della compagnia spagnola Aire Aire di Barcellona: la musica klezmer, eseguita magistralmente dal vivo, e l’umorismo della cultura yiddish, si sposano con le abilità del circo e la comicità del teatro in uno spettacolo poetico ed esilarante. In scena, provenienti da tutto il mondo, musicisti e attori che sono anche acrobati, giocolieri, clown e Adriàn Schvarzstein. Ha vissuto in Spagna, Italia, Israele, ha lavorato con Dario Fo e Pina Baush, è lui l’eclettico, comico, dirompente artista di origine argentina ideatore, regista e interprete dello spettacolo che da Barcellona ritorna a Roma, grazie alla collaborazione con il Teatro Vascello, dopo aver conquistato pubblico e stampa in tutta Europa.
In un villaggio ebraico dell’est europeo, in un tranquillo (ma non troppo) Shtetl, i musicisti stanno accordando i loro strumenti e la musica si diffonde ovunque. E’ un giorno speciale, si celebrerà un matrimonio: la sposa è incantevole, la zia è terribile, lo zio è stonato, lo sposo non vede l’ora che giunga il suo momento, il matto del villaggio combina guai e tutti sono protagonisti - con tanto di coinvolgimento di pazienti e divertiti spettatori - di fantasiose peripezie, complice la scomparsa degli anelli dei promessi sposi. Nel Circus klezmer vedrete quindi volare, luminosa di passione e bellezza, una fanciulla di Chagall dai lunghi veli bianchi, e un clown che canta in Yddish schiantarsi senza danno come Jango Edwards; vi godrete l’esilarante danza di seduzione della zia brontolona che, da massaia alle prese con le patate da sbucciare, si trasforma (a modo suo) in pantera delle Folies-Bergéres.
I dipinti di Marc Chagall - capaci di trasportarci in una realtà distorta e fantastica - costituiscono il riferimento visivo dello spettacolo, che ha i colori e l’atmosfera delle vecchie foto di ricordi, mentre la musica klezmer - una musica per matrimoni e feste, scatenata e vivace, ma anche a tratti malinconica - si adatta perfettamente a tutti i diversi registri che si alternano nello scorrere della vicenda.
12 -13 novembre
MM Company - Michele Merola
Cinque Canti Coreografie di Michele Merola - Cinque coreografi. Un pretesto letterario. L'amore.
Come in un plot ben congegnato questi elementi costituiscono mezzo, occasione e movente per un lavoro che rifiuta ogni facile alibi seduttivo per lasciarsi condurre dal tema amoroso declinato nei suoi aspetti più introspettivi.
Tutto sembra accadere in un unico momento evocato da luoghi diversi, metafora di un amore che abbraccia e consuma la vita. E poco importa se i cinque coreografi qui impegnati vengono da esperienze diverse e a volte lontane. I loro registri compositivi dialogano regalandosi l'uno all'altro. Pezzi originali ed altri rimontati per l'occasione costruiscono un unicum coerente proponendo una lettura dell'amore tutta giocata tra sincerità e artificio. Diceva Calvino che nei poemi ariosteschi c'è un trabocchetto, un vortice che inghiotte i personaggi ad uno ad uno. La danza in questo spettacolo sembra avere il potere di accelerare questo processo fin quasi ad esserne il catalizzatore. Ha la capacità di trasferire dal palco alla platea un brandello di storia amorosa in cui riconoscersi, di giocare a riportare in superficie tracce di quel pensiero rimosso e silente che da secoli accompagna i nostri amori. (Pietro Quartani)
15 -16 novembre
RomaEuropaFestival - Guy Cassiers - Orlando
17 -18 novembre
Compagnia TeArca Onlus
Con l’Alta Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
con il Patrocinio dell’U.I.C. Unione Italiana Ciechi
Attori non vedenti portano ‘alla luce” una storia di ‘invisibili’:
Condominio Occidentale
liberamente tratto dal romanzo omonimo di Paola Musa
soggetto e sceneggiatura di Paola Musa e Tiziana Sensi
musiche originali di Dario Rosciglione
supervisione alle scene di Alissa Bruschi
regia di Tiziana Sensi e Angelo Libri
Personaffi e interpreti
Personaggi principali: Anna scrittrice Doriana Bandinelli - Anna, proiezione del personaggio della scrittrice Chiara Scarpulla. Anna bambina Luisa Banfi - Aurora figlia di Anna Luisa Banfi,
Barbone (l’anima maschile di Anna) Gerry Longo
21 -23 novembre
RomaEuropaFestival - Messiaen/Santasangre - Harawi
27 -28 novembre
Compagnia Petrillo Danza - Van Gogh - da un idea del Dott. Renzo Ovidi
Il nuovo lavoro di Loris Petrillo prende spunto dalla provocazione del Medico e Chirurgo Dott. Renzo Ovidi, Il quale sostiene, attraverso una valutazione clinica e non artistica, che Vincent Van Gogh, notoriamente considerato un pittore pazzo, in realtà non era quel folle che la storia ci ha presentato.
Un lavoro artistico dunque che unitamente alla considerazione specificatamente medica del caso, vuole esplorare il mondo più umano e sensibile di un uomo che, vittima di una vita precocemente desolata, priva di affetti intensi e profondi,si caratterizza di una personalità che funziona al limite della psicosi e per il quale l'arte è a volte terapia, a volte manifestazione di malattia.
29 novembre 1° dicembre
Cinedeaf - festival del cinema sordo di Roma in collaborazione con Istituto Nazione per Sordi
Il Festival, promosso dall’Istituto Statale per Sordi di Roma e giunto alla sua seconda edizione, intende promuovere e diffondere la cultura sorda, la lingua dei segni e la rappresentazione della sordità attraverso tre giorni di proiezioni, workshop ed eventi speciali.
Obiettivo del Festival è quello di portare a conoscenza del pubblico italiano la scena cinematografica del "Deaf Cinema", ovvero "Cinema Sordo", in cui attori, registi, sceneggiatori e produttori sordi realizzano un cinema visivo utilizzando principalmente la lingua dei segni.
La programmazione è ricca di appuntamenti articolati all'interno delle diverse sezioni di cui il Festival si compone. Oltre 40 sono le opere, pervenute da tutto il mondo, selezionate in concorso per le categorie registi sordi, registi udenti e scuole (concorso aperto ancora fino al 15 ottobre). Si tratta di pellicole professionali ma anche di opere più immediate, nate dall'esigenza di raccontarsi attraverso il mezzo visivo, mezzo privilegiato dalle persone sorde. Passando dalla fantascienza al documentario sociale, gli argomenti affrontati sono i più disparati: dall'emarginazione alla solitudine dei sordi anziani, dall'amore alla difficoltà di comunicazione tra sordi e udenti, dall'educazione alla rivendicazione dei propri diritti da parte di una comunità, quella sorda, che in Italia non vede ancora riconosciuta la propria lingua né garantita la piena accessibilità dell'offerta culturale.
Il cinedeaf vuole essere un festival cinematografico e insieme un'occasione unica per conoscere e vivere il mondo dei sordi e la sua cultura attraverso gli occhi dei suoi stessi rappresentanti e attraverso quelli di chi ha deciso di approfondire i diversi risvolti di questa invisibile disabilità.
Il Festival sarà interamente accessibile per il pubblico udente e per il pubblico sordo presente in sala attraverso la presenza di interpreti di Lingua dei Segni Italiana (LIS) e Internazionale (IS).
Tutte le opere saranno sottotitolate.
3-8 dicembre
Teatro di Dioniso
Lo stupro di Lucrezia di William Shakespeare
adattamento teatrale di Valter Malosti dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti
La storia di come Tarquinio stupri Lucrezia, invasato di lei dopo le lodi del marito Collatino all’interno di una bizzarra gara tra generali, e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica era stata succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer.
In Shakespeare la voce della donna si dilata e diviene uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna, attraverso un’ingegnosa serie di lamentazioni, introspezioni, allegorie, invettive contro il Tempo, la Notte, l’Occasione, e in una ekphrasis che è capolavoro assoluto : la descrizione di un quadro di argomento troiano memore forse di Giulio Romano e di Mantova, in cui il sacco della città diviene la sua propria violazione.
Non è un caso che Lucrezia e il suo suicidio provocarono vibranti polemiche e contrapposizione sul giudizio morale da dare a questa figura esemplare all’interno del mondo cristiano, vera “causa celebre” della casistica (vedi Agostino: “ammazzando sé stessa ha ammazzato un’innocente”).
Shakespeare qui dispiega la sua potentissima lingua e la capacità geniale di mescolare l’orrore all’anti-tragica parodia, con una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci una qualche sospensione liberatoria. Una lingua tesa, turgida che sarà resa in italiano attraverso la versione teatrale di Valter Malosti tratta e adattata dalla recente traduzione in endecasillabi di Gilberto Sacerdoti. In scena i protagonisti sono due giovani attori appena diplomati alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino diretta dallo stesso Malosti, Alice Spisa e Jacopo Squizzato, cui è richiesto un lavoro fisico e verbale violento ed estenuante, dentro una partitura sonora inquieta e multiforme. I corpi presentati nella loro crudezza ed evidenza appaiono come imprigionati in una sorta di ring/tribunale, un universo concentrazionario circondato da microfoni, spiati da un ambiguo narratore-voyeur che si sovrappone lentamente alla figura del marito di Lucrezia, Collatino, cui darà voce e ombre Valter Malosti.
Attenzione: s'informa che la presenza di scene di nudo e contenuti tematicamente violenti potrebbero offendere la sensibilità di qualche spettatore, in generale si consiglia comunque la visione ad un pubblico adulto.
10 dicembre
Beppe Gambetta in concerto - The Lonesome road
In viaggio con la chitarra tra ricerca, revival e forme originali di musica acustica
Beppe Gambetta torna a Roma con il suo nuovo progetto “The Lonesome Road”, una data unica al Teatro Vascello che porterà il pubblico lungo gli itinerari musicali e i viaggi che hanno contraddistinto la carriera dell’artista e che sono il contenuto del suo ultimo CD “The American Album”.
Beppe Gambetta è un artista genovese, che ha tratto buona parte delle sue ispirazioni dal viaggio e dall’incontro, vivendo una vita on the road mediamente per 250 giorni l’anno, suonando in continenti diversi, in molti Stati d’Europa e in tutti i 50 Stati degli USA. Ha studiato e ricercato la musica tradizionale di entrambe le sponde dell’Oceano, approfondendo l’appassionante repertorio legato alle emigrazioni europee dei primi anni del secolo scorso. I momenti salienti della sua carriera sone sempre stati legati proprio al viaggio e all’ incontro: dal primo disco Dialogs, registrato negli anni Ottanta bussando alla porta dei maestri americani che lo avevano ispirato, fino alle partecipazioni ai Festivals oltre la cortina di ferro o agli emozionanti incontri con i grandi genii della musica, da Fabrizio de Andrè a Pete Seeger e molti altri ancora. La figura di Beppe Gambetta è difficile da definire con una sola parola o categoria: chitarrista, compositore, cantante, ricercatore sono i primi termini che vengono in mente per descriverlo. Beppe ha collaborato con i vecchi suonatori della tradizione popolare italiana ed europea, ma anche con i musicisti acustici americani di avanguardia, la sua chitarra ha una voce particolare, quasi una sintesi tra le diverse tecniche popolari che sfocia in uno stile molto personale che si esprime con passione, forte senso melodico e ritmico sempre con una forte connessione con le radici. Nella sue scelte artistiche Beppe ha anche voluto reinterpretare con arrangiamenti acustici alcuni capolavori della musica d’autore, consapevole degli infiniti rapporti che legano la musica acustica ai movimenti artistici che negli anni si sono battuti per rendere il mondo un luogo migliore.
La capitale, ricca di fermenti multiculturali è il perfetto teatro per questo spettacolo che sarà anche legato al repertorio del nuovo CD “The American Album” dedicato alla Roots Music americana e ispirato dalla nuova esperienza di vita nella casa del New Jersey dove Beppe si è recentemente trasferito. Le scenografie saranno curate da Sergio Bianco e il concerto è prodotto in maniera totalmente indipendente da Beppe e sua moglie Federica Calvino Prina, una scommessa controcorrente come la produzione delle ormai collaudate Acoustic Nights al Teatro Stabile di Genova, giunte alla quattordicesima edizione e affermatesi tra i massimi eventi acustici teatrali della scena europea.
Posto unico € 15
11 dicembre – 19 gennaio
TSI La Fabbrica dell’Attore
Antonio Rezza – Flavia Mastrella
«Qualcuno poteva forse pensare che, col trascorrere degli anni, il fenomeno Antonio Rezza-Flavia Mastrella fosse destinato a trovare un po’ di pace, se non il senso della ragione; e invece questa ragione ha sviluppato i suoi artigli fino a raggiungere la follia pura, ma elaborando il pensiero con un’acutezza così forsennatamente logica da fare a pezzi la sedicente realtà, assunta e cavalcata con criteri rigorosamente matematici».
Franco Quadri