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Arte

Scuderie del Quirinale - Roma

Da Caius Octavius
ad Augustus

di Margherita Lamesta

Dal 18 ottobre fino al 9 febbraio prossimo venturo, le Scuderie del Quirinale, a Roma, in occasione del bimillenario della sua morte, ospitano una mostra sul grande imperatore Ottaviano, nato Caius Octavius e divenuto Augustus (eccelso) per volontà del senato che gli conferì il citato epiteto nel 27 a.C. Il titolo sancì la sua superiorità su tutti gli altri senatori, suggellando la strada da lui aperta verso una nuova forma di principato destinata a durare per altri quattro secoli.

Una vita eccezionale, segnata da doti politiche e carismatiche eccelse, manifesta l’eccezionalità di Augusto anche per la sua lunga durata (76 anni), con la gioia e il conforto di aver contratto con Livia un matrimonio d’amore altrettanto longevo (più di 50 anni).

L’imperatore, tuttavia, non fu così fortunato per gli altri suoi affetti: ripudiò la sua unica figlia Giulia e due della di lei prole, l’amato nipote Marcello e un figlio di primo letto di Livia morirono prematuramente e il destino crudele incalzò contro di lui con altri prematuri lutti familiari.

Augusto, pontifex maximus e primus inter pares, morto a Nola il 19 Agosto del 14 d.C., proprio nello stesso mese che porta il suo nome, ha offerto alla Roma lasciata in eredità ai posteri la possibilità di celebrare il bimillenario della sua morte e quello della sua nascita in momenti storici molto lontani tra loro, con conseguenti contrasti ed arricchimenti. Il bimillenario della nascita, caduto nel 1937, in pieno regime fascista, intento ad offrire un volto edulcorato del primo imperatore romano, con cui identificare l’anacronistica rinascita del nuovo Impero Romano, si contrappone drasticamente al bimillenario della sua morte, capitato in epoca attuale, in cui regna un bisogno di autenticità e di restituzione della logica intrinseca dell’epoca augustea.

La mostra presenta circa 200 opere di assoluto pregio artistico, che intrecciano vita e carriera dell’imperatore e portano i segni manifesti di una nuova cultura e di un nuovo linguaggio artistico, venuto a consolidarsi in quel periodo e tuttora alla base della civiltà occidentale. Quel che balza subito agli occhi è l’accostamento dell’imperatore ora a Giove, ora ad Apollo, ora a Hermes nella nuova effigie scultorea che miscelava modernità e classicismo. Ottaviano intuì il potere di comunicazione delle arti figurative e si servì delle stesse per trasmettere l’ideologia imperiale al resto del mondo dominato dal suo impero. Gravitas-auctoritas-severitas-pietas-virtus sono i capisaldi che hanno accompagnato il suo governo equilibrato e sono i messaggi che scaturiscono dalle opere in mostra.

Statua togata, Augusto capite velato come Pontefice Massimo (particolare), Roma, Museo Nazionale Romano, Palazzo Massimo

Se mettiamo a confronto il Ritratto Bronzeo di Augusto del tipo Prima Porta custodito al British Museum con il Ritratto di Augusto del tipo Prima Porta e con il capo velato proveniente dal Museo Nazionale delle Marche di Ancona, possiamo notare come al pathos della bocca semiaperta del primo risponda una bocca serrata di matrice classica nel secondo e allo “sguardo che sfolgora il Sole” del bronzo corrisponda, nel marmo, uno sguardo severo, un’espressione grave, accentuata anche dalle piccole rughe sulla fronte e intorno alla bocca, e il capo velato in segno di restaurazione sia politica sia religiosa voluta dall’imperatore.

   

Oltre ai ritratti di Augusto, la mostra presenta anche varie sculture della famiglia imperiale, disposti su un tavolo come in una simbolica riunione familiare. Livia, la terza e amata moglie di Augusto, è presente in mostra in vari ritratti, tra cui spicca la scultura del V secolo a.C. in cui l’imperatrice è presentata in veste di maestosa divinità sotto forma di Cerere o Fortuna, con tanto di Corno dell’abbondanza, e la statua di Livia Orante, come sacerdotessa devota al culto di Augusto, con il mantello sacerdotale che le vela anche il capo.

Le tre statue dei Niobidi, originale greco riallestito in età augustea negli horti Sallustiani a Roma, e qui ricomposto - grazie alle due statue della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen e alla statua di Fanciulla ferita conservata al Museo Nazionale Romano - è altresì un superbo esempio di bellezza classicista.

Augusto ha avuto il suo periodo di regno in un epoca che vide la rinascita della vena pastorale nella poesia di Virgilio ed Orazio e in mostra si possono ammirare vari esempi di temi bucolici come la Lastra Campana con raffigurazione di satiri e menadi o i tre rilievi - provenienti da Vienna (i primi due) e da Palestrina (il terzo) - con raffigurazioni di pecora che allatta un agnello e di leonessa o di cinghialessa che allattano i rispettivi due cuccioli.

   

Anche Priapo e alcune divinità orientali sono presenti nella scultura dell’epoca augustea, benché in espressioni più moderate. Priapo perde la sua ambiguità sessuale, ha il membro virile nascosto sotto la tunica, mentre mantiene la sua posizione ieratica, con i putti che si arrampicano su di lui, in segno di fertilità e di rinnovo ciclico delle stagioni, a sottolineare il periodo di pace e prosperità promosso e offerto dal grande imperatore romano e passato alla storia con il nome di Pax Augustea.

Una sezione dedicata anche alla monetazione, durata con Augusto ben 57 anni, conferma l’accostamento divino di Augusto e testimonia le sua gesta militari più importanti, tra cui ricordiamo la celeberrima battaglia di Anzio, datata 31 a.C., sulle flotte di Marcantonio e Cleopatra, che lo consacrò come il liberatore del popolo romano dalla lascivia orientale.

Cammeo di Augusto (cammeo Blacas), età tiberiana
Londra, The British Museum

Altro esempio di raffinatezza è dato dal nutrito tesoro di Boscoreale, proveniente dal Louvre, composto di 111 pezzi tra coppe, monili e utensili vari di cui vanno ricordati almeno due coppe presenti in mostra, raffiguranti la clemenza di Augusto e il futuro imperatore Tiberio che gli successe.

La mostra si offre al pubblico in tutto il suo splendore per altri tre mesi e mezzo, prima di riconsegnare il suo mito al potere dell’immaginazione di ogni visitatore, il quale, se di stirpe romana, potrebbe addirittura sentirsi al pari di Augusto discendente da Venere, secondo l’origine mitologica della gens Julia, come testimonia un’altra statua degna di nota: Augusto del tipo Prima Porta con Cupido sul delfino….ma il mito non è la realtà!


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