Alimentazione
Firenze 31 ottobre – 3 novembre
L’autogoverno della terra
Campagna nazionale per l’autodeterminazione alimentare
Una rete di piccoli contadini, “genuini e clandestini”, si battono contro lo sfruttamento e la devastazione delle terre private o pubbliche che siano, in difesa delle comunità locali insieme a coloro che difendono l’autodeterminazione alimentare. E propongono una campagna nazionale.
Eliana Caramelli, introduce così l’argomento: “La rete di ‘Genuino Clandestino’, comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare, si è data appuntamento a Firenze dal 31 ottobre al 3 novembre. Il tema di questo secondo incontro nazionale, dopo quello di aprile in Val di Susa, sarà incentrato principalmente sul tema dell’opposizione alla vendita dei terreni pubblici e il loro recupero attraverso un’agricoltura contadina, familiare e di piccola scala, biologica e organica, fortemente in relazione con le persone che abitano i luoghi.
In linea con quanto sta avvenendo nei paesi del Sud del mondo, nei quali i terreni agricoli sono ormai diventati uno dei beni più “appetibili” dai mercati finanziari internazionali, anche in Italia si sta assistendo a processi di “land grabbing”, ovvero di accaparramento delle terre (vedi gli Arraffaterre). Così, attraverso la cessione alla speculazione di una risorsa vitale quanto l’acqua per il nostro sostentamento, l’interesse privato finisce ancora una volta con l’essere messo al di sopra del bene comune. E a rischio, in Italia come altrove, è la sovranità alimentare delle comunità locali.
Ma c’è chi non ci sta.Genuino clandestino aveva già lanciato la campagna Terra Bene Comune nel 2009, quando era uscito il decreto “Salva Italia”, approvato dal governo del tempo e riconfermato da tutti i successivi, che prevede all’articolo 66 la vendita dei terreni agricoli demaniali, stimati in 338.000 ettari ettari.
La campagna ha ripreso vigore quest’estate, soprattutto dopo le dichiarazioni della ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali Nunzia De Girolamo, sulla volontà del governo di affidare alla Cassa Depositi e Prestiti la valutazione economica delle terre e la loro messa “in valorizzazione” (leggi (s)vendita), per contribuire al risanamento del debito pubblico. Una goccia di 6 miliardi di euro, in un mare di oltre 1900 miliardi. E’ evidente che gli interessi in gioco sono ben altri.
Così è stato stilato un nuovo manifesto che dice no alla vendita delle terre pubbliche, compresi i terreni demaniali e quelli agricoli soggetti ad uso civico; all’espansione del modello di produzione agroindustriale e l’utilizzo di sementi Ogm; all’ulteriore consumo di suolo tramite cementificazione, grandi opere, infrastrutture, speculazione edilizia; al cambio di destinazione d’uso dei terreni agricoli e alla trasformazione di fatto della destinazione agro-silvo-pastorale degli usi civici.”
Allo stesso tempo il manifesto rivendica la gestione delle terre pubbliche da parte delle comunità locali, secondo forme decise a livello territoriale e in modo autonomo, lontano da logiche privatistiche e di concentrazione nelle mani di pochi; chiede la messa a disposizione di terreni e beni agricoli pubblici per “progetti di neo-ruralità”, attraverso rapporti agevolati e di lunga durata, il sostegno privilegiato a progetti di agricoltura comunitaria, sociale, organica e di sussistenza, e il riconoscimento del diritto di abitare la terra; sostiene l’agricoltura contadina che salvaguarda il patrimonio agro alimentare, presidia e tutela il territorio, produce cibo sano rispettando l’ambiente e gli equilibri sociali; persegue il mantenimento della vocazione agricola alimentare della terra, per assicurare a tutti un cibo sano e culturalmente adeguato, garantire l’accesso alla terra ai contadini, permettere l’autodeterminazione locale delle produzioni e al contempo rafforzare le economie locali; propone la costruzione di un’alleanza fra movimenti urbani, movimenti rurali e singoli cittadini, che sappia riconnettere città e campagna e sostenere le comunità locali in lotta contro la distruzione del loro ambiente di vita.
Viene strano pensare che l’opposizione nasca da chi una terra da coltivare ce l’ha già. Mentre i cittadini, mediamente ormai abituati ad acquistare le verdure nei banchi dei supermercati, hanno perso del tutto il legame con la terra. Eppure gli aderenti al movimento di Genuino clandestino sembrano determinati ad andare avanti e a trovare nuove condivisioni e alleanze.