Racconto
Un altro tempo
un altro luogo
di Ruggero Scarponi
Dopo cinque minuti di chiacchiere sommesse, il giovane tacitò con un cenno della mano un collega che si era avvicinato per parlargli, si fece coraggio e sussurrò esitante nel cellulare:
- Forse potremmo vederci stasera? –
Dal cellulare dopo alcuni istanti giunse la risposta.
- Mi sembra una buona idea. Si, penso che potremmo vederci stasera.
Il ragazzo che faticava a mantenersi calmo per la contentezza disse:
- Ci facciamo una pizza? Passo a prenderti?
La ragazza stavolta fu rapida a rispondere.
- Ok per la pizza! Alle sette e mezzo. Ti aspetto.
Senza badare al capoufficio che le aveva fatto cenno di smetterla con le telefonate personali la ragazza compose rapida un numero.
- Avevi ragione tu – disse trionfante mentre parlava al cellulare con un’amica – mi ha chiamata .
- Che ti dicevo? – ribatté quella - Solo tu non ti eri accorta che ti faceva… che ti veniva dietro.-
- Ti giuro che io proprio non ci pensavo. Ancora non mi sembra vero. Ora però ti lascio che “questi” rompono. A domani – concluse.
- Voila – diceva il messaggino inviato dal ragazzo al suo più caro amico – il più è fatto. Stasera la porto fuori.
- E non fare il micragnoso – suggerì, nella risposta, l’amico – con una così ci vuole cuore e portafoglio.
- Domani saprò dirti.- tagliò corto il giovane.
Di nuovo il ragazzo tacitò il collega che voleva parlargli e rispose al cellulare che squillava.
- Stasera esco con Francesca – disse alla madre che l’aveva chiamato - andiamo a farci una pizza.
- Chi?
- Francesca, la mia collega, quella dell’Amministrazione, te n’ho parlato, ti ricordi?
- Ah, già, si, è vero. Ma che fate, vi vedete stasera, da soli? ma non era fidanzata?
- E questo che c’entra?
- No, così. - Passi da casa? – chiese la mamma.
- Si, per cambiarmi, poi però, scappo subito, con Francesca ci vediamo alle sette e mezzo, la passo a prendere…
- A proposito, oggi pomeriggio ti ha cercato di nuovo quel tale dei libri, diceva che gli avevi dato appuntamento telefonico e…
- Ancora quello? Che gli hai detto?
- Che quando tornavi lo avresti chiamato.
- Si, aspetta e spera, cocco di mamma.
- Scusa, perché non lo chiami e gli dici chiaramente che non t’interessa.
- E’ che poi non me lo scrollo più di dosso. Quei tipi quando ti si attaccano…
- Guarda che se chiama ancora, io gli do il numero del tuo cellulare, non posso mica farti da segreteria telefonica.
Il ragazzo sbuffò sonoramente.
- Va bene quando rientro a casa, se faccio in tempo lo chiamo e gli dico di piantarsela di tempestarci tutti i giorni.
- però un po’ è colpa tua.- disse la donna.
- E perché?
- Potevi fare a meno di farlo venire a casa, no? Che bisogno avevi di fargli credere che potevi essere un potenziale cliente, se non t’interessava...d’altronde bisogna anche capirlo, per lui questo è lavoro mica è giusto di fargli perdere tempo. Tu forse non te ne rendi conto che hai la fortuna di lavorare con tutte le garanzie, ma per lui, è diverso. E’ dura per quelli lì.
- lasciamo stare per favore. – troncò il giovane - Ci vediamo più tardi, ora devo chiamare il carrozziere.
Subito senza neanche alzare la testa dal telefonino compose il numero dell’officina.
- Non se ne parla. – rispose qualcuno dall’altra parte - Avevo detto venerdì. Oggi proprio No. E poi dobbiamo seguire un ordine per le consegne e al massimo potrei tentare di fargliela trovare pronta giovedì pomeriggio, ma oggi non ci pensi proprio.
- Sia ragionevole, si tratta di un’emergenza. Non potrebbe fare un’eccezione per una volta? Sono vostro cliente da anni non vi ho mai chiesto nulla, pago sempre, non chiedo sconti. Per una cortesia che vi chiedo!
- Mi dispiace, come le ho già detto. Ma non posso scontentare altri clienti.
- E va bene. E se le dico che c’è di mezzo una donna? Per solidarietà maschile non potrebbe venirmi incontro?
- Guardi tutto quello che posso fare è darle un auto di cortesia, e a quest’ora del pomeriggio la consideri veramente una cortesia.
- (Accidenti mi si sta esaurendo il credito! E questo che mi fa tutte queste resistenze… ) esclamò tra sé il ragazzo e poi disse piuttosto alterato:
Scherza? Mica posso portare a cena una ragazza con l’auto della carrozzeria. E poi la signorina in questione la conosce bene anche lei per cui saremmo in due a chiederle il favore. Su, non si faccia pregare.
- Non so chi sia comunque per quanto mi riguarda non cambia molto. E poi guardi, non è che non voglio farle un favore. Anzi io la capisco ma anche lei deve capire me…
- Francesca Gardini. Ecco ora glie l’ho detto. Che mi dice adesso? Mi fa andare con la Francesca sulla macchina di cortesia?
- Poteva dirlo subito.
- Be, era per una questione di riservatezza.
- Si ma con la signorina Francesca le cose cambiano, il padre è il proprietario della carrozzeria.
- Appunto.
- Se vuole, in sostituzione, posso farle preparare un’ auto di rappresentanza.
- Vorrei la mia, se non le dispiace…
- Per che ora le occorre?
- Facciamo alle sei e mezzo?
- Gliela faccio trovare come nuova. E buona serata, mi saluti la signorina.
- Grazie, non mancherò.
- Senti, ma a Luigi che gli racconti? – chiese gracchiante la voce dell’amica che impaziente di nuove confidenze non aveva resistito ad aspettare l’indomani.
- Mica devo raccontargli tutto di quello che faccio. Fintanto che non siamo sposati, ho diritto alla mia privacy.
- Ma fammi il piacere! Queste sono corna, altro che privacy.
- Può darsi. Comunque non sono tenuta a dirgli nulla.
- Certo sei liberissima. Ma se lo viene a sapere? Poi succede un dramma.
- Non verrà a saperlo se nessuno glielo racconta.
- Ne sei tanto sicura? Certe cose si risanno in fretta. E tu sei conosciuta, sai bene che non passi inosservata.
- Senti se anche lo viene a sapere chi se ne frega. Della mia vita decido io e basta.
- Stai attenta però, è un consiglio d’amica.
- Va bene. Ci sentiamo domani?
- Chiamami tu, così mi racconti, intesi?
- Contaci.
I due giovani andarono a mangiare la pizza. Si sedettero al tavolo e nell’attesa ognuno tirò fuori il proprio cellulare impegnandosi a rispondere ai vari messaggi e chiamate giunti nel frattempo. Si scambiarono sorrisi, si tennero per mano ma non rinunciarono a telefonare a questo e quello. Mangiarono l’antipasto, la pizza e perfino il dessert senza mai abbandonare il telefonino se non per concludere una telefonata e subito iniziarne un’altra.
Di tanto in tanto si scambiarono dei cenni d’intesa, degli sguardi complici e prima del caffé addirittura, il cellulare, per vedere che modello era.
La pizzeria risuonava di un chiacchiericcio diffuso. C’erano diverse coppie e tutti erano sprofondati negli abissi dei rispettivi cellulari, per parlare con qualcuno, da un’altra parte. Un cameriere anziano che faticava a raccogliere le comande essendo costretto ogni volta a interrompere le conversazioni telefoniche constatò che nessuno parlava più con il proprio compagno di fronte. Tutti erano impegnati altrove, in un altro luogo e forse in un altro tempo.
- Ah! Finalmente- esclamò sentendo giungere da un tavolo in fondo alla sala il brusio di un’animata discussione.
Si avvicinò discreto per scoprire chi erano quelle persone che ancora si appassionavano alla conversazione.
- ma chi è che fa tutto questo chiasso?- sbottò un signore seduto a un tavolo con la moglie. Da quando erano entrati nel locale lui non aveva fatto altro che parlare al cellulare, ed essendosi infervorato per qualche affare che gli stava a cuore non si era reso conto di parlare a voce alta rendendo comuni, i fatti suoi. La moglie intanto, una donna di mezza età, piuttosto annoiata, guardava con commiserazione al marito e con bramosia al cameriere anziano che come uomo non era male, alto, ben piantato e con un’aria da uomo esperto e vissuto che suscitava interesse nelle donne.
Erano preti quelli che facevano chiasso. Un bel gruppo, anziani e giovani e sembravano immersi in un dibattito impegnato. Parlavano, ridevano e gesticolavano, intanto che mangiavano e bevevano allegramente.
Il cameriere se ne compiacque e volle avvicinarsi per ascoltare un poco di quei discorsi.
Alcuni giovani religiosi si erano infervorati in una disputa e adesso parlavano tutti insieme in una sorta di confusa baraonda dove ognuno cercava di sopraffare l’altro alzando il tono della voce.
Il cameriere senza farsene accorgere tese l’orecchio per comprendere cosa appassionava così tanto quei giovani.
- La Dannazione! La Dannazione – tuonava uno.- rileggiti il passo sulla geenna, Matteo, 5,22 caso mai te lo fossi scordato.
- Il perdono – gli replicava un altro.- devo anche ricordarti il padre nostro? e visto che citi Matteo vai al 6, 12 potrebbe rinfrescarti la memoria!
- Il Giudizio – chiosò un anziano – il punto centrale è quello. Saremo giudicati sull’amore. E anche qui basta andare a Matteo 25, 31
- E la misericordia? – suggeriva il suo vicino - Il nuovo testamento gronda misericordia. Il buon samaritano, il cieco nato…
- Ma…L’amore? – aggiunse, timidamente, il più giovane.
Finalmente comprese, l’anziano cameriere. Girò sui tacchi scuotendo appena il capo. Parlavano dell’aldilà quei preti. Niente di strano naturalmente, solo che quella sera il pover’uomo si sentiva vagamente triste, come se nel locale ci fosse rimasto solo lui e intorno invece che esseri umani in carne ed ossa, ci fossero immagini virtuali e voci, esili, inconsistenti seppur fragorose, ma instabili e tutto sommato irreali che un po’ alla volta si andavano disperdendo in onde per spazi sconfinati. E anche loro, i preti - commentò smarrito - dopo tutto, non diversamente dai fidanzati incollati ai loro telefonini, parlavano ancora e sempre di un altro tempo e di un altro luogo. Solo la signora annoiata continuò a seguirlo con lo sguardo per tutta la sera, fintanto che il marito, senza mai rivolgerle la parola, finito di cenare e pagato il conto, la prese sottobraccio e la condusse fuori, mentre imperterrito continuava a parlare con il cellulare.