Arte
Tour Paris 13
La streetart mondiale in un solo edificio in attesa di demolizione. La proposta ottiene un successo inaspettatto, unico tallone d´Achille le code interminabili per entrare
di Giada Gentili
Per cosa o per chi sareste disposti ad aspettare 13 ore in coda in balìa delle intemperie, della noia, con i morsi della fame senza poter rispondere ai vostri bisogni più impellenti?
C´è chi ha atteso fuori la Apple con i sacchi a pelo per il nuovo Iphone durante la notte, chi armato di carta di credito aspetta tutti gli anni l´apertura dei grandi magazzini ad ogni inizio di saldi e chi, dal primo al 31 ottobre 2013 ha atteso ore e ore per entrare nella Tour Paris 13 (e 13 qui è proprio il numero chiave).
Questa ´´torre´´ altro non era che una residenza per ferrovieri che il comune ha deciso di demolire per far posto a nuovi alloggi sociali.
Piuttosto che lasciare l´edificio in rovina, in attesa della morte e successiva rinascita, per tutta l´estate 100 streetartists, provenienti da 16 paesi diversi (14 in tutto gli artisti italiani), si sono cimentati nella decorazioni dei 34 appartamenti disposti su 9 piani per dare al palazzo il migliore dei funerali.
Una sfida per loro, la cui arte prevede di lavorare su spazi aperti e spesso intoccabili per la legge, che si sono ritrovati a lavorare per il comune stesso e su metrature ben definite, e una sfida per il pubblico che è abituato a guardare di sfuggita i graffiti per strada e non fermarsi ad osservarne i particolari o i messaggi che vogliono veicolare.
Gli artisti hanno voluto lasciare intatte le strutture di ogni appartamento e troviamo bagni con topolini-cartoons che sbucano dal water, vasche colorate, cucine che rinascono grazie ai graffiti sulle pareti.
La bravura degli artisti è stata proprio quella di permettere al pubblico di rendersi perfettamente conto di star entrando in un´abitazione vissuta e allo stesso tempo di lasciarlo affascinato e coinvolto dalle opere.
Le porte con i campannelli, alcuni ancora funzionanti, i muri intatti, qualche pentola arrugginita in giro, peluche poggiati nelle camere. Il tutto lasciava un po´ di maliconia ma questa era contrastata spesso da colori vivaci, disegni psichedelici e messaggi d´amore: non sempre il nuovo è peggio del vecchio, spesso è solo molto diverso.
Una vera chicca prima di uscire dalla visita, della durata di 45 minuti massimo, è la cantina buia nel sotterraneo, interamente decorata con bombolette fluorescenti o spray bianchissmo, pensata come un labirinto horror. Nella totale oscurità veder sbucare un triciclo bianco ti fa sentire un po´ caduto in Shining, ecco.
Peccato per le code, che sembrano essere una prova di resistenza a chi merita di entrare, peccato per la ressa arrivati davanti al portone d´ingresso e peccato che l´apertura h24 sia stata stabilita solo per gli ultimi 3 giorni di visite quando il problema della sovrarichiesta si era presentato già a pochi giorni dall´inaugurazione.
´´Lasciate ogni speranza, o voi ch´entrate´´, ho visto scritto su una ringhiera durante la coda, questo verso è venuto in mente anche a me, durante il viaggio per arrivare all´ingresso, sì, e più di una volta, ma come Dante anche io ho avuto la mia ricompensa.