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Piccoli grandi musei italiani

“Una cosa bella è una gioia per sempre”
John Keats

Museo Bardini Firenze

di Alessandro Gentili

Con alcune modifiche strutturali e con l’impiego di pezzi autentici, quali timpani, portali e scale, l’antiquario Bardini trasformò il vecchio edificio, un tempo chiesa e convento di San Gregorio della Pace, nell’attuale suggestivo palazzo neorinascimentale, adatto ad ospitare oltre alla galleria di esposizione, una serie di laboratori, da cui le opere d’arte uscivano restaurate.

   

Il Museo prende, dunque, il nome dal suo ideatore Stefano Bardini (1836-1922), il più autorevole antiquario italiano, che dopo anni di intensa attività commerciale, decise di trasformare la propria collezione in museo e di donarla al Comune di Firenze. Il palazzo, sede del museo, fu acquistato e ristrutturato dallo stesso Bardini nel 1881 per svolgere la propria attività antiquariale.

Bardini ebbe come clienti i più prestigiosi collezionisti di tutto il mondo ed alcune soluzioni museografiche da lui adottate furono largamente imitate. Lo splendido blu degli interni fu ripreso dai coniugi Jacquemart Andrè da Isabella Stewart Gardner a Boston. Il mito del Rinascimento italiano fu la bandiera del Bardini che mostrò un grande interesse non solo per i grandi capolavori ma anche per tutte le forme di arte applicata, che ancora oggi costituiscono uno dei motivi di maggior fascino delle collezioni.

      

Qualche mutamento all’assetto del museo si affacciò nel 1922 quando il Comune di Firenze entrò in possesso di un cospicuo patrimonio, del quale riconobbe l’importanza e l’alto valore artistico, senza però condividere la sistemazione che alle opere era stata data dall’antiquario. Nel 1925 il Museo Bardini diventò Museo civico, e alle opere acquistate da Bardini si aggiunsero pezzi provenienti dalle collezioni comunali.

I pezzi esposti rivelano uno stretto legame con la città e provengono dallo smantellamento del vecchio centro cittadino nel 1881 e dalle chiese acquisite dal Comune in seguito alla soppressione degli enti ecclesiastici del 1886. Nel museo si trovano importanti opere di proprietà comunale, come il Porcellino di Pietro Tacca e il Diavolino del Giambologna, a fianco di oltre 2000 pezzi tra sculture, dipinti e oggetti di arti applicate dall’arte antica al XVIII secolo, con maggiori presenze di opere del Medioevo e del Rinascimento. Tra le opere più significative si possono ricordare la Carità di Tino da Camaino, la Madonna della Mela di Donatello, la Madonna dei Cordai di Donatello, il San Michele Arcangelo di Antonio del Pollaiolo, l’Atlante del Guercino, le preziose raccolte di, medaglie, bronzetti, tappeti orientali, gli splendidi cassoni quattrocenteschi e la piccola ma importantissima armeria.

Si può ben dire che il Museo Stefano Bardini costituisce una straordinaria documentazione del collezionismo, dell'antiquariato e dell'artigianato artistico tra Otto e Novecento.

      


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)