Humour - Tempi... moderni?
Intercettazioni
di Giuseppe Sanchioni
Quanto chiasso e quanta ipocrisia! Lo dico sinceramente: sono favorevole alle intercettazioni. Anzi qualcuno ha detto: voglio essere intercettato!
A patto che siano obbligatoriamente rese pubbliche e non tenute segrete.
Così finalmente ognuno saprà cosa una persona pensa veramente del collega, del capo, del vicino di casa, dell’amministratore del condominio, del negoziante, del meccanico, del benzinaio, dell’idraulico, dell’arbitro, del dottore, del VIP della TV, del politico che non ha votato e perfino di quello che ha votato.
Di più, i coniugi sapranno cosa pensano degli amanti. Gli studenti cosa pensano dei professori. Quelli del nord cosa pensano di quelli del sud. Quelli della Roma cosa pensano di quelli della Lazio. I mediterranei cosa pensano dei nordeuropei.
E viceversa.
Un bel mondo con un Grande Fratello che periodicamente svela a tutti una telefonata, un SMS, una e-mail presi a caso dagli archivi delle registrazioni.
Considerato che peggiorarci sarebbe difficile, chissà se sapere cosa pensa di noi la gente quando siamo assenti non sia terapeutico, non ci migliori.
Non sarebbe più gossip, sarebbe trasparenza.
Non sarebbe più pettegolezzo ma un’operazione umanitaria.
Amerigo, storie da Utopia
Il delitto
di Laura Palmerini
Ventunesima puntata
di Alessandro Gentili
Da Amerigo. Tempo in fase decrescente, luna a pezzi e bocconi, vento sgranocchiante umidità e vecchi rancori, strade ferme, bloccate, discese che paiono salite e viceversa, giri e parole viziose, come rimorsi o promesse non mantenute.
Niente di nuovo ad Amerigo. Laura Palmerini è morta mesi or sono, lasciando una scia d’indifferenza e un’attesa per un nuovo delitto, chissà?
L’arrivo precipitoso dell’autunno ha lasciato l’amaro in bocca ai greggi di pecore e alle vacche d’alta pastura. Il fieno è terminato e l’ordine di rifornimento non è ancora partito. Per la verità, è tutto bloccato qui ad Amerigo in attesa che la vicenda “Silvio” si sbrogli per poter riprendere le normali attività.
Fai conto che entri al bar e ordini un cappuccio:
“Il latte è finito” risponde il barista.
“Quando arriva?”
“Dipende da Silvio.”, ti risponde serioso quello.
Metti che la signora Clara, giunta al nono mese di gravidanza, si fermi ad una panchina, mani sul pancione. Tu la vedi e la saluti:
”Salve, Clara, quando nasce?”
“Dipende da Silvio.”, risponde.
Mah. Tiri dritto e vai alla posta a pagare il bollettino. Ma alla posta tutto è fermo:
“Che succede?”, chiedi.
“Le casse sono chiuse.”, ti rispondono.
“Perché?”
“Bisogna aspettare che decidono per Silvio.”
Splende uno degli ultimi soli del duemilatredici e pieno di speranza vai a casa perché è ora di pranzo.
In cucina è tutto spento.
“Ciao, cara. Che si mangia oggi?”
“Niente.”
“Perché?”
“Sono in pena per Silvio. Speriamo bene.”
“”Facciamo un po’ di pasta?”
“E’ finita.”
“Non si mangia?”
“Meglio di no. Aspettiamo che facciano qualcosa per Silvio.”
Viene il dubbio: non è meglio che Laura sia uscita di scena per non vedere questo obbrobrio?
Non ho altre notizie. Una prece per Silvio. Che dite: esagero?