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Piccoli grandi musei italiani

“Una cosa bella è una gioia per sempre”
John Keats

Fondazione Vedova – Venezia

di Alessandro Gentili


   

La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, con sede in Venezia alle Zattere, Dorsoduro 42, ha come scopo essenziale la valorizzazione dell’arte e del lavoro del maestro e lo studio della sua figura nella vicenda artistica del XX secolo, attraverso una serie di iniziative culturali quali, ad esempio, studi, ricerche, analisi, esposizioni, percorsi e spazi di didattica, convegni, borse di studio, premi.

La Fondazione, presieduta dall'avvocato Alfredo Bianchini, segue fedelmente la volontà del grande pittore veneziano che sottolineava come la custodia e la conservazione delle sue opere non potesse essere disgiunta da iniziative che ne diffondessero la conoscenza, anche in rapporto con i maggiori musei e istituzioni culturali internazionali, sempre tenendo presente l’impegno di valorizzare le tematiche “pittura – spazio – tempo – storia” che, a ben vedere, costituiscono le coordinate di fondo della sua arte e del suo impegno.

La Fondazione, in prossimità della sua sede alle Zattere, ha due spazi espositivi permanenti per le opere di Emilio Vedova: il magazzino del Sale 266 – realizzato su progetto di Renzo Piano – e l’ex Studio Vedova. Tali spazi, dotati delle più moderne tecnologie per la conservazione e la fruibilità delle opere d’arte e aperti alle opere di artisti di tutto il mondo per un confronto dialettico con le opere di Vedova, sono affidati alla cura artistica e scientifica di Germano Celant e di Fabrizio Gazzarri direttore della Collezione e dell'Archivio. La Fondazione è retta da un Consiglio di Amministrazione di sei componenti, compreso il Presidente, scelti da Emilio e Annabianca Vedova.

   

Scrivere dei Magazzini del Sale e dello Studio Vedova, e in particolare della zona della Salute dove essi si trovano, significa attraversare una gran parte dei luoghi che hanno caratterizzato e scandito la vita di Emilio Vedova. Egli amava profondamente questa parte di Venezia, fin da giovanissimo si sentiva irrimediabilmente trascinato in questo luogo così vicino alla sua vitalità e al suo sguardo mobile e “sincopato”. Forse possiamo ancora trovare su qualche mattone, su qualche pietra dura alcuni suoi disegni, tracce, sintonie di mondi scontrati e compresenti. La pianta asimmetrica in diagonale quasi un “frammento”, la sua punta come un cuneo ad accogliere l’acqua in un “transito” di relazioni e scambi con il mondo, zattere e battelli, sale e scaricatori di una Venezia povera e perduta, alimentavano la sua straordinaria necessità di registrare il respiro ferito, sofferente dell’uomo attraverso la sublimazione travolgente di luci e materie che appartengono unicamente alla sua città come cellule antiche sopravissute alla dinamica dei tempi.

Qui ha avuto tutti i suoi grandi studi veneziani, dal primo in Fondamenta Bragadin punto di incontri/scontri memorabili di un rinnovamento culturale veneziano e italiano nell’immediato dopoguerra, ai Magazzini del Sale da lui s nella quale ancora vibrano le sue parole forti e generose in continuo, serrato confronto. Salvati da quella folle decisione di abbatterli per costruirci delle piscine, dalla Chiesa di San Gregorio dove realizzò le prove di quella straordinaria opera che fu lo “Spazio/Plurimo/Luce” per l’expo a Montreal nel 1967, all’ex Squero che è stato il suo ultimo e amato studio. Qui ha abitato, per più di cinquanta anni, nella casa che fu di Arturo Martini arrampicata sopra ai suoi studi in quei celebri camminamenti piranesiani labirintici e instabili.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)