Fotografia
Parco della Musica e Palazzetto Art Gallery - Roma
Volti e corpi di donna
Cinzia Pellin e Ousmane Ndiaye stili a confronto
Un omaggio al Cinema Italiano rivisitando in chiave contemporanea le più grandi Star del nostro Cinema. Ispirarsi al passato interpretando il presente per rivolgersi al futuro combinando tradizione, innovazione e tecnologia. E’ questo il senso della mostra di Cinzia Pellin al Parco della Musica.
La mostra, aperta fino al 17 novembre, presenta alcune tra le più grandi Star del nostro cinema, con una sezione speciale dedicata a Mariangela Melato, progetto nato da un’idea condivisa insieme ad Alessandro Metalli già nel periodo antecedente la scomparsa dell’attrice.
Il 7 e l’8 novembre nello Spazio 'PerPiacere' Cinzia Pellin si è esibita nella realizzazione di un’opera dal vivo grazie ad un innovativo concetto pittorico-digitale ideato da Diego Loreggian, coinvolgendo il pubblico nella meravigliosa scoperta dell’opera.I suoi soggetti dal volto angelico appaiono allo stesso tempo “femme fatale” e portatrici di misteri amletici. Un universo quello femminile che è difficilmente interpretabile.
Le sue tele si fanno portavoce di realtà manifeste che hanno in luci e ombre il loro status ideale. Il linguaggio cromatico narrato nelle sue tele fa riferimento ad una nuova antinomia, quella tra il bianco e il nero, interrotta da seducenti rossi e “languidi” azzurri-acqua. Una Donna dunque quella della Pellin che ama provocare attraverso uno sguardo che nasconde dietro sé sentimenti che vanno oltre il “già noto”.
Di tutt’altro segno è l’intervento artistico sulla donna di Ousmane Ndiaye Dago, designer, grafico, fotografo senegalese. La sua esposizione al Palazzetto Art Gallery, a cura di Enrico Mascelloni, si concentra principalmente sulla sua attivita' di fotografo di nudi femminili che l’hanno reso noto a livello internazionale.
Dopo essersi diplomato in Arti Plastiche e Grafiche, ottenuta la cattedra dei Belle Arti di Dakar, scritto e fondato riviste d’arte, questo eclettico artista s’impone presto come art designer e come il principale creatore di pubblicità del suo Paese. Quasi contemporaneamente apre uno studio fotografico, dove realizza soltanto opere che definisce “creative”, estranee al suo lavoro principale, e dove allestisce gruppi di grande teatralità: donne africane che dipinge di bianco servendosi di gesso e che poi sporca di colore ottenendo un effetto di forte drammatizzazione e di potente erotismo.
Tutte le sue figure sono femminili, rigorosamente prive di volto e molto spesso ritratte di schiena.
Scorrendo con lo sguardo le immagini, si possono ben notare particolari segni di attenzione pittorica e di delicato rispetto delle forme femminili fino ad esaltarne i particolari; mentre evidente appare l’impronta di smitizzare in qualche modo la donna – mai volti evidenti – mai pose elegiache ed esaltanti - palese tentativo di riportare la donna alla sua giusta dimensione umana.
Dopo i successi ottenuti in tutta Europa, e la presenza di opere in prestigiose collezioni pubbliche e private, l’incontro romano segnerà per Ousmane Ndiaye Dago un sicuro apprezzamento da parte del pubblico romano più attento.