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Il personaggio

Tagore,
“poeta del mondo”

di Loredana Fasciolo

Drammaturgo, poeta, autore di canzoni, scrittore,
educatore, pittore, filosofo indiano.

Stiamo parlando di Rabindranath Tagore che, esattamente 100 anni fa - nel 1913 - fu il primo asiatico a vincere un premio Nobel.

Tagore (Calcutta 1861- Santiniketan 1941), viaggiò molto tra Oriente ed Occidente, incontrò i principali personaggi politici e della cultura del tempo tra cui Gandhi, Albert Einstein, Sigmund Freud.

La sua filosofia si fonda su un panteismo mistico che ha le sue radici nelle “Upanisad”, anche se è aperto ad altre tradizioni culturali. Nei suoi scritti e in tutte le sue espressioni artistiche è ravvisabile un equilibrio tra suo fervore per le lotte di liberazione e il suo umanesimo universale basato sull’amore, la speranza, l’armonia, la bellezza.

Come educatore enfatizzò la nozione di educazione completa e olistica e da questa partì per
fondare nel 1901 a Santiniketan la scuola nota come la Patha-Bhavana dando il via a un nuovo modello di istruzione. Assertore della comunione uomo-natura teneva le sue lezioni all’aperto e gli allievi avevano possibilità di movimento. Era permesso esprimere se stessi attraverso la musica, la danza, l’artigianato, la recitazione, il gioco, i colori. Un giorno a settimana avevano luogo gli incontri letterari: lettura ad alta voce dei scritti degli allievi, teatro, uso del corpo.

   

In seguito nacque l’università Visva-Bharati a Santiniketan che oggi è diventata una città universitaria che ha realizzato un sogno collettivo (un luogo dove le caste, l’ignoranza, i pregiudizi sono stati sconfitti e dove possono convivere armonicamente le differenze sociali e religiose).

Non è possibile qui riportare la vasta produzione letteraria del poeta indiano e consigliamo di consultarla on line su wikipedia, l’Enciclopedia libera. Aggiungerei solo, a quella, il libro di Irene Bignardi, Le piccole utopie, Feltrinelli 2003

La rivista India Perspectives n. 2/2010, pubblicata in 20 lingue, in occasione del 150° anniversario della sua nascita gli ha dedicato uno stupendo monografico contenente alcune delle foto che qui pubblichiamo, unitamente a tre sue poesie.

LE POESIE

Gitanjali XII

A lungo durerà il mio viaggio
e lunga è la via da percorrere.
Uscii sul mio carro ai primi albori
dei giorno, e proseguii il mio viaggio
attraverso i deserti del mondo
lasciai la mia traccia
su molte stelle e pianeti.
Sono le vie più remote
che portano più vicino a te stesso;
è con lo studio più arduo che si ottiene
la semplicità d'una melodia.
Il viandante deve bussare
a molte porte straniere
per arrivare alla sua,
e bisogna viaggiare
per tutti i mondi esteriori
per giungere infine al sacrario
più segreto all'interno del cuore.
I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
«Eccoti!»
Il grido e la domanda: «Dove?»
si sciolgono nelle lacrime
di mille fiumi e inondano il mondo
con la certezza: « lo sono! »

Se tu non parli

Se tu non parli
Riempirò il mio cuore del tuo silenzio
E lo sopporterò.
Resterò qui fermo ad aspettare
Come la notte
Nella sua veglia stellata
Con il capo chino a terra
Paziente.
Ma arriverà il mattino
Le ombre della notte svaniranno
E la tua voce
In rivoli dorati inonderà il cielo.
Allora le tue parole
Nel canto
Prenderanno ali
Da tutti i miei nidi di uccelli
E le tue melodie
Spunteranno come fiori
Su tutti gli alberi della mia foresta.

Senza titolo

Chi sei tu, lettore che leggi
le mie parole tra un centinaio d'anni?
Non posso inviarti un solo fiore
della ricchezza di questa primavera,
una sola striatura d'oro
delle nubi lontane.
Apri le porte e guardati intorno.
Dal tuo giardino in fiore cogli
i ricordi fragranti dei fiori svaniti
un centinaio d'anno fa.
Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire
la gioia vivente che cantò
in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta
attraverso un centinaio d'anni.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)