Parchi e Oasi dello Spirito
Gubbio
Santuario di Sant’Ubaldo
di Dante Fasciolo
Adagiato sul fianco del Monte Ingino, ben visibile è il Santuario di Sant’Ubaldo, protettore della città di Gubbio, della quale fu vescovo nel XII secolo.
Il complesso sacro sorge nello stesso luogo ove si trovava l’antica chiesa di San Gervaso, che venne dedicata a Sant’Ubaldo l’11 settembre del 1194 giorno in cui la salma fu traslata dagli eugubini in questa chiesa di montagna.
Da allora ci sono stati restauri ed ampliamenti, ed oggi il Santuario francescano consta di una basilica molto bella e di un convento impreziosito di un vasto ed elegante chiostro, cui si accede da un portale cinquecentesco severamente artistico.
Merito delle trasformazioni va ai canonici che a partire dal 1514, aiutati dai contributi delle duchesse d’Urbino Elisabetta ed Eleonora Della Rovere, nipoti di Papa Giulio II. In quegli anni infatti fu costruito il chiostro e ristrutturato l’interno della chiesa in tre navate.
Pio VI affidò il monastero ai Passionisti nel 1786 che vi rimasero fino all’arrivo dei frati francescani minori nel 1816. Dal 1916 al 1922 venne realizzata una vasta opera di restauro ed ampliamento: Le navate della chiesa furono portate da tre a cinque e fu eretto un nuovo campanile.
Nel 1919 Papa Benedetto XV dichiarò la chiesa Basilica Minore.
Tra le opere d’arte si annoverano preziosi frammenti di affreschi nel chiostro, decorazioni del XVI secolo, e otto grandi tele custodite all’interno della Basilica realizzate tra il cinquecento e il settecento e raffiguranti la vita di Sant’Ubaldo., che viene ricordato dell’anniversario della canonizzazione, la prima domenica di marzo, nell’anniversario della sua morte, il 16 maggio e l’11 settembre giorno della traslazione del corpo.
Tuttavia, il Santo viene anche ricordato, unitamente ad altri, attraverso la famosa Corsa dei Ceri che si ripete da secoli ogni 15 maggio. Si tratta di una processione che volge in corsa in salita: gruppi di persone sostengono tre grandi strutture di legno a forma ottagonale del peso di quattro quintali ciascuna che recano in cima le statue dei santi Ubaldo, Giorgio e Antonio Abate. La pericolosa corsa finisce presso il Santuario dove i Ceri vengono custoditi tutto l’anno.
È superfluo dire che la corsa, oltre ad essere motivo di fede, è anche un inno alla creazione e alla natura che in essa riverbera, e di cui il territorio tutto va giustamente orgoglioso.