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racconto

Il Colloquio

di Ruggero Scarponi

Dopo anni di duro lavoro, potevo finalmente assaporare il gusto di un successo veramente meritato. Come una formichina avevo instancabilmente stabilito tutta una fitta rete di contatti con operatori commerciali e imprenditori in vari settori dell’economia e con pazienza e audacia ero riuscito a costruire un solido fatturato. Fu così che al ritorno dalle vacanze nel mese di settembre di quell’anno, il Capo-Area della zona nella quale operavo mi convocò di sabato mattina nel suo ufficio. L’invito mi era stato inoltrato formalmente, per telefono, dalla segretaria del Dirigente. E il fatto che il giorno fosse un sabato mi sembrò quantomeno strano. E purtroppo dalla voce flautata della segretaria non riuscii a carpire nessun altro particolare.
- Vedrai che ti fanno Capo-settore – sentenziò mia madre, appena le accennai della telefonata.
- Mi pare difficile – obiettai – per via dell’età, dico. – Infatti, avevo ventiquattro anni e nell’azienda il più giovane dirigente non aveva meno di quarant’anni.
- Allora hai combinato un guaio – sentenziò di nuovo, pesante come un macigno.
Un guaio, pensai. Certo una convocazione così eccezionale era sospetta. Ma non mi sembrava di aver combinato nulla di sbagliato. Forse un grosso Cliente aveva ritardato un pagamento?…Insomma non riuscivo proprio a immaginare un ragionevole motivo.
L’enigma si sciolse soltanto il giorno del colloquio.
Arrivai all’appuntamento presso la Direzione Generale, all’undicesimo piano della grande torre del Centro Direzionale alle ore 11,00 come convenuto, e subito fui accolto con modi cortesi da uno stuolo di segretarie. Per prima cosa mi fecero accomodare in un salottino, mi servirono un ottimo caffè e dell’acqua minerale, faceva ancora caldo al cinque di settembre, e finalmente dopo una quindicina di minuti d’attesa m’introdussero nell’ufficio del Dottor Colonnese.
L’uomo era intento a leggere una pagina economica di un quotidiano, ma appena mi vide sulla porta abbandonò il giornale e subito mi venne incontro sorridente offrendomi una calorosa stretta di mano.
- Caro Vergani! – esclamò – caro Vergani!- mentre io non riuscivo a nascondere il mio imbarazzo per la festosa accoglienza, di cui non sapevo spiegarmi il motivo. E mi domandavo, infatti, se ci fosse più da preoccuparsi che da rallegrarsi. E poi l’uomo continuava a sorridermi senza aggiungere altro. Trovavo la situazione decisamente imbarazzante.
Nonostante l’aria condizionata, poi, sudavo nel mio abito scuro e non mi sentivo molto a mio agio e anche Colonnese che era quasi calvo, mostrava una testa così lucida che sembrava accaldato anche lui.
Mi fece sedere sulla poltrona di fronte alla scrivania. Si accomodò dall’altra parte e poi disse quasi sottovoce in tono confidenziale:
- Sa quanto ha fatturato negli ultimi due trimestri?
Riflettei, “ha fatturato”, chi? Io?
Che domande! Certo che lo sapevo. Conoscevo a menadito i fatturati, giornalieri, settimanali, mensili, annuali, pluriennali…Tutto conoscevo e pertanto risposi che sapevo quanto avevo fatturato negli ultimi due trimestri.
- E’ straordinario – disse allargando ancor più il sorriso – Questi risultati – aggiunse con espressione esultante, mentre teneva in mano alcuni fogli e me li agitava davanti - sono straordinari. Lei sembra nato per questo mestiere, sa?
Ma guarda tu che pezzo d’imbecille, continuai a pensare tra me. A me viene a dire queste cose, ma con chi crede di avere a che fare con uno sprovveduto? Tuttavia accennai un blando sorriso di cortesia.
Quello allora continuò radioso accompagnando le parole con grandi cenni del capo..
- Alla Direzione Generale se ne parla, che crede! Anche l’Amministratore Delegato ha chiesto di vedere la sua scheda…Per questo l’ho convocata qui, caro amico!
Adesso si era fatto serio. Io presi a scrutarlo con attenzione. Aveva gli occhi nascosti da un paio di occhiali scuri da cui non si separava mai. Era piuttosto magro, con un viso angoloso quasi appuntito, labbra fini, con un che di volitivo e mi dava l’impressione dello squalo dall’appetito insaziabile.
Mi sembrava il tipo del burocrate nato, del funzionario sempre dietro le quinte, dell’uomo di apparato al servizio del potente di turno. In Azienda di lui si diceva che fosse una specie di garante di una certa corrente politica. Intanto però, adesso aveva tra le mani il mio dossier. Un faldone di cui stava girando le pagine a gran velocità. Finalmente si arrestò e sfoderando il sorriso di prima disse, non senza calcolare una piccola pausa per aumentare il senso di sorpresa di quanto stava per dirmi e gustarsene l’effetto.
- Caro Vergani, leggo nel suo stato di servizio: agente a provvigione con plafond minimale…
Basta! E’ ora di ricompensarla. E’ l’Amministratore Delegato in persona che mi ha incaricato di valorizzare gli uomini come lei che sono le vere colonne di quest’azienda e pertanto ho il piacere e l’onore di offrirle un nuovo inquadramento con fisso mensile e percentuali sui fatturati.
Non mossi un muscolo della faccia. Lui invece, il mio interlocutore, si sarebbe aspettato almeno un’espressione di viva sorpresa. Questo dovette contrariarlo e tuttavia continuò:
- Caro Vergani! Si rende conto?
Accennai di si ma con molta cautela. Abituato alla prudenza, per deformazione professionale (nella mia carriera avevo visto sfumare troppi contratti apparentemente lucrosi per colpa di un’inezia), attendevo la seconda parte del discorso, perché di sicuro doveva esserci una seconda parte, meno gradevole della prima.
- Allora?- m’incalzò suadente - Davvero non le viene nulla da dire? -.
- Grazie – risposi timido.
- Bene Vergani, bene, sono proprio contento per lei. E chissà la sua famiglia! Eh! Una promozione coi fiocchi, questa. Sua moglie sarà fiera di lei, e i suoi figli!
Dal mio sguardo dovette intuire di essersi inoltrato su un terreno scivoloso.
- Veramente dottore – mi arrischiai – non sono sposato e non ho figli…attualmente.- aggiunsi, sempre per prudenza.
- Strano, qualcuno mi aveva detto…boh! Si saranno sbagliati. Non fa nulla, comunque anche per lei una bella soddisfazione, no? Dopo tanto sudato lavoro, cosa c’è di meglio di un giusto riconoscimento?
Poiché non rispondevo, provò a farlo lui al mio posto.
- Beh! Quando si è giovani come lei Vergani è giusto essere ambiziosi. E’ giusto sa, alla sua età anche io…e poi si è pieni d’energia, si vorrebbe rovesciare il mondo e…A proposito Vergani lei a San Donato c’è mai stato?
- San Donato? – replicai sbigottito. Ecco – pensai - vecchia canaglia dov’era la fregatura.
Il maledetto, invece, con autentico compiacimento, dovette pensare: Ti sei finalmente svegliato?
- Un grosso centro agricolo, amico mio.- continuò disinvolto - Una specie di far west per la nostra industria. Terra vergine piena di opportunità. Le diamo l’esclusiva caro Vergani. Agente esclusivo per tutta la provincia, direttore di filiale e come dicevo per favorirla in considerazione della sede, per così dire svantaggiata, e neanche tanto poi, fisso mensile, indennità speciale e percentuale dell’1,5 per cento sul fatturato…
Continuavo a restare muto. Non dovevo avere l’aria di uno che ha appena vinto la lotteria.
Naturalmente se lo aspettava Colonnese ma finse ugualmente la sorpresa.
Che c’è, la vedo titubante Vergani, l’1,5 le sembra poco? Niente paura. Possiamo svenarci per lei, uno che merita Santodio! E darle il 2, il 2,5, il 3%.- Qui fece una lunga pausa mentre aveva assunto un’espressione quasi addolorata. Di più – aggiunse contrito - …no… non posso, L’Amministratore Delegato non …ci sono tante priorità,capisce? – E subito dopo si lasciò cadere all’indietro sullo schienale della poltrona, affranto e…stremato.
Ci fu un’altra lunga pausa. Colonnese aveva ripreso a guardarmi fisso con un gran sorriso stampato mentre io mi ero fatto piccolo, piccolo cercando di sparire nella poltrona.
- Allora, Vergani caro,- riprese con dolcezza - che mi dice? Non vorrà dare un calcio alla fortuna, vero? E poi, lui, l’Amministratore Delegato non ha neanche preso in considerazione un suo rifiuto, e ha già firmato la nomina. Il suo posto di Agente, quello che ricopriva fino a oggi, è stato assegnato a una giovane…Insomma una tizia senza esperienza… si vedrà… di certo ci vorrà del tempo per rimpiazzare uno del suo calibro ma… tant’è, e poi se non produce…ci riserviamo altre ipotesi…Che fa firma?
Naturalmente firmai, che potevo fare? In sostanza mi avevano puntato una pistola alla testa e mi chiedevano gentilmente se volessi morire o continuare a vivere. Comunque il giorno dopo fu sufficiente fare due chiacchiere con Duilio, il mio vecchio amico che lavorava al personale, per sapere come stavano veramente le cose. La tizia senza esperienza che avrebbe dovuto sostituirmi era in realtà un’abile venditrice, di un’Azienda concorrente. Nei mesi passati era diventata l’amante dell’Amministratore Delegato per strani e imperscrutabili casi del destino e non le era sembrato vero di entrare a far parte del nostro organico. La mia rete e sottolineo, mia, fruttava percentuali elevate e anche se non avevo mai avuto un fisso mensile, di certo non me ne ero accorto. La tizia quindi veniva a pascolare su prati rigogliosi. E per farle spazio avevano sacrificato me. Non me ne meravigliai appena ebbi modo di far la conoscenza di Giuliana, la bimba in questione. Dirò solo che l’Amministratore Delegato era sì carogna, ma di buon gusto. A me non restò che partire per San Donato.
- T’hanno fregato, figlio mio – sentenziò mia madre, asciutta come la pietra pomice.


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)