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Fotografia

Ikona Photo Gallery (Cannaregio)

Cristina Gori - Vault Over

Il progetto, site specific, vede l'artista interpretare
un percorso metaforico e mentale che collega
la città di Venezia alla città di Xi'an

Inaugurata nella sede di Ikona Gallery in Campo del Ghetto Nuovo, la mostra personale di Cristina Gori: Vault Over, a cura di Ziva Kraus. (fino al 30 marzo)

Cristina Gori è nata a Padova nel 1976. Ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Tra gli ultimi progetti a cui ha partecipato ricordiamo : Reconsidering Earth al North Art Space Gallery di Jakarta e Quotidiana presso Palazzo Trevisan di Padova. Nel 2008 è stata invitata ad ‘Olympic Fine Arts’, mostra internazionale in contemporanea alle Olimpiadi di Pechino tenutasi presso il China International Exhibition Center a Pechino. Tra le altre numerose sedi che hanno ospitato il suo lavoro ricordiamo: Museo Revoltella a Trieste, Fondazione Pistoletto a Biella, Central Exhibition Hall Manege a S. Pietroburgo, Scuderie Aldobrandini a Frascati e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Ha vinto numerosi premi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Il progetto, site specific, vede l’artista interprete di un percorso metaforico e mentale che collega la città di Venezia alla città di Xi’an e si muove sui passi di Marco Polo per compiere un nuovo viaggio attraverso la Via della Seta che, in antichità, collegava i due luoghi costituendo uno dei tragitti più importanti della storia per gli scambi commerciali e culturali.

“Vault Over attraversa spazi temporali e geografici, mitici e mitologici e ci conduce con il proprio sguardo all’interno di un esercito di terra schierato”.

Fanno parte del progetto una serie di autoritratti, un intervento installativo e un dipinto del pittore cinese Zhou Zhiwei. Il progetto è documentato da un catalogo disponibile in mostra con testi di Carolina Lio.

La riflessione alla base del progetto Vault Over parte da uno dei paradossi più importanti che ci poniamo sulla storia e la continuità dei due grandi blocchi economici rappresentati dalla dicotomia Occidente / Oriente.

   

Scrive a questo proposito Carolina Lio all'interno del catalogo che accompagna la mostra:

“Sempre più spesso sentiamo parlare di divisione tra il mondo West e il mondo East e allo stesso tempo di globalizzazione. Queste due idee completamente in contrasto tra di loro sono entrambe vere, dimostrate, studiate e sostenute. Si può dire che si tratta di uno dei grandi paradossi del nostro tempo, forse persino quello più importante. Ecco perchè molti artisti sentono il bisogno di indagare quale sia il limite di veridicità tra queste due tematiche. Quanto sono davvero distanti oppure uniti Occidente e Oriente?”

Lavorando su queste riflessioni e su quello che sembra uno scontro tra due sistemi, Cristina Gori usa se stessa, la propria immagine e l'elemento del suo corpo che sente come maggiormente contraddistintivo della propria immagine: i suoi capelli, particolarmente lunghi , per creare un incontro tra le due culture, ed identificarsi con uno dei simboli più conosciuti e rappresentativi della storia della Cina: l'esercito di terracotta. Infatti, sono proprio le acconciature dei guerrieri a contraddistinguere le varie posizioni all'interno dell'antico esercito cinese dell'imperatore Qin Shihuang.

Attraverso una serie di autoritratti Cristina Gori trasforma se stessa in una ibridazione tra l'identità veneziana e quella cinese, dando una personale visione della Via della Seta attraverso la sovrapposizione e la stratificazione delle due culture e delle loro storie. Coperta da uno strato di argilla l'artista si trasfigura e si immerge nella storia rivestita di una seconda pelle ricca di rimandi sociologici e storici, presentando un lavoro in un cui l'uomo e la sua umanità (messi in risalto dal fatto che ad essere rappresentato è non l'intero corpo ma la sola testa) diventano somma di un flusso vitale infinito e immortale che ha attraversato tutti i secoli, che ci compone e che ci sopravvive per continuare ad accumularsi e perpetuare la sua costruzione eterna del mondo.

   

È proprio sull’idea di pelle di natura, come superficie tattile ed ideologica , che l’artista basa la propria ricerca artistica incentrata sul dualismo natura - artificio , sul concetto di imitazione ed ibridazione tra due elementi in antitesi.

In mostra, oltre ai 15 lavori fotografici, sarà possibile vedere vedere un'installazione / libro in seta e ferro realizzata dall'artista che testimomia metaforicamente la possibilità di “sfogliare” la storia attraverso le sue varie stratificazioni.

Infine, sarà presente a chiusura percorso un dipinto dell’ artista cinese ospite, Zhou Zhiwei, che ha percorso personalmente molti tratti della Via della Seta dando vita a una serie di opere pittoriche, tra cui il Deserto del Gobi, voluto e scelto da Cristina Gori per completare il progetto.

   


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