teatro
Teatro Arvalia - Roma
Eduardo
Dalle commedie di Eduardo De Filippo
un’idea di Gino Auriuso
In scena al Teatro Arvalia dal 20 al 24 Marzo 2013 lo spettacolo Eduardo tratto dalle commedie di Eduardo De Filippo, un’idea di Gino Auriuso. Protagonisti: Gino Auriuso, Irma Ciaramella, Eduardo Ricciardelli, Maria Teresa Pascale, Manuel Fiorentini. Regia di Gino Auriuso.
Un arrivo da cui partire: questo è, in sostanza, il progetto “Eduardo”- così scrive Auriuso - Abbiamo voluto, col nostro percorso, individuare il punto di arrivo della messa in scena dei testi di Eduardo a oltre un secolo dalla sua nascita. Così fortemente imbevuta di umanità e di “teatro” novecenteschi, la drammaturgia di De Filippo è rimasta per lungo tempo “imbrigliata” negli ingranaggi dell’estetica eduardiana.
La capacità dell’autore-attore napoletano di individuare nel video un surplus comunicativo per il suo teatro, oltre che un mezzo per testimoniare il lavoro svolto, ha fatto sì che titoli come “Questi fantasmi” o “Filumena Maturano” potessero superare la minaccia di un inesorabile invecchiamento, arrivando sino a noi così come l’autore l’aveva concepiti: per e sulla scena.
Eduardo De Filippo è dunque spaventosamente vicino a noi, sia cronologicamente che dal punto di vista mediatico. La sua voce immortale, la sua gestualità esasperata, sono elementi ancora vivi che affascinano e al tempo stesso “gravano” su chiunque si appresti a mettere in scena uno dei suoi drammi.
“Eduardo” non vuol essere un’operazione iconoclastica, ma intende raccogliere l’eredità eduardiana offrendola a un teatro che si allontani dall’estetica che sino ad oggi l’ha (quasi forzatamente) contraddistinta. Gli elementi tipici di questo “teatro della vita” vengono dunque estratti e astratti: odori e sapori, elementi scenici (sedie, tavoli, mensole, grandi finestre), così come i costumi e le stesse parole di Eduardo, non scompaiono del tutto ma vengono inseriti in un contesto nuovo, fatto di corpi in movimento, di gesti simbolici e atmosfere rarefatte.
Entrano così a far parte del (nostro) teatro di De Filippo atmosfere rituali ispirate alla tradizione religiosa popolare, sorrette dal fascino della musica dal vivo. Nuovi mezzi di comunicazione (ma presi dalla natura stessa dell’uomo) segnano dunque non un “arrivo” ma un “inizio”, un punto da cui partire, un’ipotesi per il futuro dell’interpretazione eduardiana, che si allontani dall’autore senza mai tradirlo, proprio come accade per le migliori messinscene dei grandi, immortali autori del teatro mondiale”.