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Teatro

Associazione Teatro Patologico - Roma

Mhvdeia

MEDEA

di Euripide

ideato e diretto da Dario D’Ambrosi

A Londra Teatro Wilton’s - dal 29 Maggio al 2 Giugno
l’evento teatrale italiano più importante della stagione 2013. Celeste Moratti (figlia del Presidente dell'Inter Massimo) sarà la particolare Medea portata in scena da D'Ambrosi con i ragazzi diversamente abili della sua scuola di teatro integrato “La Magia del Teatro”

      

Il Teatro Patologico presenterà lo spettacolo “Medea” dal 29 Maggio al 2 Giugno presso il glorioso Teatro Wilton di Londra, il più antico Gran Music Hall del mondo.

Questo splendido teatro, diretto da Frances Mayhew e situato nella zona storica dell’East End, è da sempre punto di riferimento della cultura teatrale londinese e mondiale.

Il progetto che Dario D’Ambrosi proporrà al Wilton’s Theatre di Londra è quello di portare in scena una particolarissima versione della Medea di Euripide, a conclusione di un intenso e riuscito percorso teatrale, quello della scuola di formazione teatrale per ragazzi diversamente abili “La Magia del Teatro”, che ha coinvolto circa cinquanta ragazzi disabili psichici e fisici di tutte le zone di Roma e provincia.

   

Entrando nel merito dello spettacolo (che vedrà la partecipazione di tutti i ragazzi e di attori professionisti) l’adattamento di D’Ambrosi ha posto come elemento centrale dello spettacolo il rapporto tra corpo e linguaggio: un corpo che si fa lingua e comunicazione, grazie all’importantissimo ruolo che ricoprirà la musica dal vivo; ed il linguaggio assume sostanza soprattutto attraverso l’uso del greco antico. Infatti lo spettacolo prevede sia l’uso dell’italiano che del greco antico (risultato di un attento lavori di studio e consulenze filologiche).

Ciò che ha delineato i diversi momenti e quindi il diverso uso delle due lingue è proprio l’emozionalità, i diversi stati emotivi che caratterizzano questa violenta quanto commovente storia. La musica dal vivo accompagnerà i momenti in greco antico, non come semplice tappeto musicale ma come vero e proprio intervento corporeo ad arricchire, completare le suggestioni che saranno evocate da un lingua così antica e musicale; l’italiano invece sarà lasciato al silenzio, all’assenza di musica, a quella carica di suggestioni ed emozioni che saranno presenti nei monologhi di Medea quanto nei rapidi e intensi scambi di battute.

Per concludere quindi, è chiaro anche da queste poche righe come la scelta del testo ed il successivo lavoro di sperimentazione dimostrano che la scuola (e quindi anche lo spettacolo conclusivo) non è stata una forma di terapia a cui i ragazzi sono stati sottoposti, ma una fantastica possibilità di espressione artistica ed emotiva, un luogo di aggregazione e di formazione entusiasmante in cui giocare e divertirsi sul serio, in cui i ragazzi disabili hanno potuto sentirsi ed essere finalmente protagonisti.

   

Sul lavoro svolto, segue il pensiero dell’autore e regista Dario D’Ambrosi con “Medea: note terapeutiche - l’importanza del teatro”.

“Quello a cui assisterete, vi potrà apparire come un normale spettacolo con “attori” che recitano, si muovono, emettono suoni e cercano di creare un movimento preciso, avvolti da costumi disegnati sui loro corpi. In realtà, tutto quello che vedrete, non sarà affatto un normale allestimento scenico. Infatti, alcuni di quegli attori, prima di questa esperienza con il Teatro Patologico, si esprimevano con grandi difficoltà; altri erano terrorizzati a salire anche solo un gradino.

Perciò, questi “attori”, con le loro patologie, prima di questa esperienza, non avrebbero mai immaginato di calcare un semplice palcoscenico e/o di seguire una linea teatrale.

Credetemi, il lavoro è stato duro, durissimo, con momenti drammatici e, a volte, con la voglia di mollare tutto; ma poi, quando vedo i loro progressi, decido di andare avanti con più forza ed entusiasmo… e quando i genitori ringraziano perché, dopo tanti anni, grazie al teatro ed alla nuova serenità dei loro figli, riescono di nuovo a dormire la notte, allora ho la conferma che il lavoro faticoso che stiamo perseguendo è quello giusto!

   

Nei nostri convegni mondiali, molti studiosi di teatro sostengono che, negli anni 70/80, artisti come Peter Brook, Bob Wilson, Pina Baush portarono nuovi linguaggi al mondo del teatro e che, al contrario, oggi non ne esistono.

Io non sono molto d’accordo, perché, oggi giorno, lavorare con ragazzi disabili psichici in campo teatrale, porta necessariamente a confrontarsi con una nuova forma di linguaggio. Chissà, magari proprio loro troveranno la chiave, anche se inconsapevolmente, per dettare le nuove linee del linguaggio teatrale mondiale, perché il loro stare in scena è naturalmente anti-teatrale.

Ogni volta è una novità sia per il pubblico che per gli stessi “attori”. Non si sa mai quello che può accadere, in quanto l’improvvisazione è una loro attitudine naturale che diventa risorsa importante all’interno del percorso umano ed estetico.

Questo modo di stare in scena, in costante equilibrio tra la luce e l’ombra, esprime la paura che ogni individuo vive quotidianamente nella sua esistenza.

Il nostro desiderio e l’impegno di tutto il gruppo di lavoro è quello di diffondere il più possibile quest’esperienza unica attraverso il teatro dell’Emozione”. (Dario D’Ambrosi)


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)