Humour - Cronache cittadine
Amerigo. Storie da Utopia
Il delitto
di Laura Palmerini
Undicesima Puntata
di Alessandro Gentili
È uscita la prima “delibera” del nuovo consiglio comunale presieduta dal sindaco, “Lumen urbis”: è stata scritta a quattro mani dal sindaco con la suocera, donna Angelina Stizzocamino (maestra della scuola elementare e appassionata di cruciverba).
“Lumen urbis” è tutta incentrata sui capisaldi della fede nelle istituzioni, una sorta d’infallibilità istituzional-politica-comunale. Il documento si apre invocando l’aiuto dei Padri della Costituzione (per la verità ispirato a famosi incipit greci): “Ispirate, o Padri, l’alto ingegno e l’assidua opra...”, etcetera. Poi lo scritto manifesta tutta la sua forza e virulenza dialettica sul contributo che i preposti della politica debbono osservare al sacro servizio del paese, una vocazione e una dedizione totalizzante, anche a costo del personale sacrificio. In questi passi molte sono le citazioni di altri Padri: dallo zio Giulio al Silvio Nazionale, da Palmiro a Ciriaco, da Re Giorgio a Carlo Azeglio, dalla Bicamerale a Mani Pulite, da Bettino a Matteo: insomma una sorta di rosario in cui viene citato il meglio della immacolata politica italiana. In realtà alcuni passi sono anche delle dotte citazioni di altri personaggi: Pippo, Mike, Corrado, Fiorello, Maria, Loretta…e poi ci sono i nomi di Bearzot e di Paolo Rossi. Tutti ampiamente elogiati come “Costruttori della Patria”. C’è anche il Milite Ignoto, Cimoli, Della Valle, Vittorio Sgarbi. C’è anche una tal Fioruzza Castropretorio di cui nulla si è potuto apprendere.
Il documento affronta poi, nello specifico, come gestire la cosa pubblica. La cosa pubblica, intanto, è proprio una “cosa” e non una “persona”, pertanto va trattata e amministrata come una “cosa”. Si fanno molteplici esempi, in stile familiare: lampadari, suppellettili, sedie, tavolini, cucine e perfino water. Gestire un buon water, vuol dire saper gestire un comune o una nazione. Pare facile: e infatti il documento entra nello specifico citando l’ampiezza della tazza, il tipo di marmo, l’ovale d’appoggio (di legno, non di plastica), lo spazzolone (a dentatura idrorepellente), il pulsante per lo scarico, un buon deodorante. Un comma è riservato alla carta igienica: il rotolo non deve essere né lungo né corto, la carta non troppo soffice ma neppure ruvida. Occorre inoltre predisporre un piano d’appoggio come leggio (per le lunghe sedute), una radio, auricolari, pile di riserve, un termosifone per i periodi invernali.
La parte finale della “Lumen urbis” è una sorta d’appello alla riconciliazione tra istituzioni e cittadini. Questi ultimi debbono avere verso le istituzioni un sacro e doveroso timore reverenziale. Si possono intonare giaculatorie e preci. Solo in questo modo gli operatori istituzionali possono lavorare tranquillamente e dedicare il loro tempo ad amministrare saggiamente questa “Cosa”.
“Lumen urbis” si conclude augurandosi che l’assassino o gli assassini della giovane Laura Palmerini vengano definitivamente “accerchiati” (così si esprime la delibera) e messi alla pubblica rogna (refuso di “gogna”).
Poi ci sono i saluti alla solita mamma, la famiglia, il parroco, i figli, i genitori, l’ostetrica, il medico condotto, il farmacista, il primo amore: tutti hanno contribuito, in un modo o nell’altro, a scrivere questa “delibera”.
La “delibera” è sta presentata ufficialmente venerdì 5 luglio alla Sala delle Stufe al Palazzo Comunale di Amerigo. Grande successo di pubblico e di critica. Stampate 5000 copie in carta riciclata e distribuite in tutta la vallata.
Duemila copie sono state poi ritrovate in una discarica dentro uno scatolone.*
*Lì sono rimaste. Il servizio dei Rifiuti Urbani ha travasato tutto nell’apposito camion. Lo scatolone con la delibera è rimasto al suo posto.
Inni
di Giuseppe Sanchioni
Si apprende dalla stampa che Venditti, visti i deludenti risultati della squadra, sarebbe intenzionato e ritirare l'inno della Roma.
Sembra che, consultato a questo riguardo, anche Mameli, visto l'andamento del Paese in tutte le classifiche, sarebbe intenzionato a ritirare l'inno d'Italia e perfino Beethoven si stia orientando al ritiro dell'inno d'Europa sostenendo che non c'è più nessuna gioia da suonare in giro.
Qualcuno, maliziosamente, ha formulato l'ipotesi che sia perché non hanno mai ricavato né lire, né marchi e nemmeno euro come diritti d'autore.
Nel caso in cui la cosa evolvesse verso conseguenze estreme, un televoto ha prontamente suggerito delle sostituzioni. Eccone alcune, minimaliste ma interessanti, tra quelle più votate: "In questo mondo di ladri" di Venditti, "Viva l'Italia" di De Gregori, "Obladi, oblada" dei Beatles.
Un'agenzia di stampa si è portata aventi col lavoro ed ha riferito di aver prontamente interpellato San Francesco, patrono d'Italia, e San Benedetto, patrono d'Europa, i quali hanno assicurato di voler continuare nella loro opera meritoria per pietà cristiana, anche se non retribuiti, con o senza inni.