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Piccoli grandi musei italiani

Firenze

Villa Tatti

di Alessandro Gentili

Difficile fare il ritratto di Bernard Berenson (1865-1959) insegne storico dell’arte. Il nome di Berenson è legato a Villa Tatti, già residenza di Berenson e ora museo e centro di ricerca sul “Rinascimento italiano”. Bernard Berenson, nato Bernhard Valvrojenski, è stato uno storico dell'arte statunitense. Contribuì alla definizione dell'Italia in generale e di Firenze in particolare come culla dell'arte.

   

   

La grande importanza di Berenson risiede soprattutto nei canoni critici da lui proposti nei lavori intitolati Pittori fiorentini (1896) e Pittori italiani del Rinascimento (1932), basati sul riconoscimento nell'opera d'arte di "valori tattili" e di "valori di movimento".

Berenson fu anche il primo ad apprezzare ed a sostenere l'arte post-impressionista di Cézanne e di Matisse, dando così un contributo inestimabile ad una corretta valutazione di questa esperienza dell'arte contemporanea.

Continuò a pubblicare le sue opere: attività che proseguì fino al giorno della morte, nella sua  villa fiesolana dove, ormai famoso in tutto il mondo come il più grande conoscitore d'arte italiana, viveva come un "tiranno benevolo".

   

La villa, , anticamente di proprietà degli Zati, fu ceduta nel 1563 a Giulio d'Alessandro del Caccia. Dopo una serie di passaggi di proprietà e un progressivo processo di deterioramento, fu acquistata nel 1906 da Bernard Berenson, che nel 1909 incaricò Cecil Pinsent e Geoffrey Scott della trasformazione della casa e del giardino.

   

L'ingresso originario, ormai in disuso, avveniva tramite un viale di cipressi, che conduce in alto verso una piccola scalinata, adornata da una nicchia, con al centro una scultura. Salita la scalinata si accede ad una terrazza, compresa tra l'edificio padronale e la limonaia, sistemata ad aiuole bordate di bosso, al cui centro sono posti degli alberi. Superata la limonaia si giunge ad una serie di giardini terrazzati disposti su un pendio rivolto a sud. Questi sono chiusi, su entrambi i lati, da alte siepi di cipresso, e ripartiti da geometriche aiuole bordate da siepi di bosso, che compongono l'ampio spazio che si distribuisce lungo il viale centrale, pavimentato a mosaico e messo in risalto dagli obelischi in bosso.

   

   

Un passaggio nell'alta spalliera di cipresso, che chiude a valle il giardino, è indicato da due statue, che introducono ad una piccola scalinata attraverso la quale si accede ad un boschetto di lecci. Dietro la villa si trova un giardino pensile, anch'esso realizzato con aiuole bordate da siepi di bosso potato. Anche in questo caso Cecil Pinsent riuscì a fondere bene il giardino progettato con il paesaggio circostante, creando una serie di viali alberati, che portavano in aperta campagna.

Bernard Berenson lasciò la villa, insieme all'importante collezione di arte del XIV, XV, XVI secolo, alla biblioteca e alla fototeca, in eredità alla Harvard University, che ne ha fatto la sede del Centro di Storia del Rinascimento italiano.

   


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