f

Teatro

Teatri di Malborghetto – Sutri – Ostia antica – Lazio

Le troiane

variazioni sul mito

Nuovo spettacolo tratto da Euripide centrato esclusivamente
sulla presenza in scena delle quattro figure femminili Ecuba,
Elena, Andromaca e Cassandra.

Dopo il debutto in prima nazionale a Tindari in provincia di Messina, arriva nel Lazio lo spettacolo “Le Troiane - Variazioni sul mito”, un progetto Mitipretese di Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariangeles Torres, drammaturgia e regia di Mitipretese e Luigi Saravo, spettacolo realizzato in collaborazione con Artisti Riuniti.

Progetto Mitipretese
Mandracchia, Reale,
Toffolatti, Torres
collaborazione con
Artisti Riuniti

Drammaturgia e Regia:
Mitipretese e Luigi Saravo

Scenografo:
Emanuele Silvestri
Costumi:
Annamaria Porcelli
Musiche:
Francesco Santalucia
Elementi di scena:
Bruna Calvaresi
Direttore tecnico:
Mauro De Santis
Direttore di palcoscenico:
Alberto Biondi
Produzione esecutiva:
Paolo Broglio Montani
Progetto grafico:
Silvia Placidi
Foto Locandina:
Francesco Biscione
Ufficio Stampa
mayaamenduni@gmail.com

Lo spettacolo sarà in scena il 18 luglio a Malborghetto (Rassegna Teatri di Pietra all'area archeologica di Malborghetto ), il 19 luglio a Sutri (Rassegna Teatri di Pietra all'Anfitetro di Sutri ), il 20 luglio a Ostia antica (Teatro Romano degli Scavi Archeologici di Ostia Antica).

Il pubblico prende posto in sala. La scena è spoglia, scandita da ciò che resta dopo la guerra. Un cumulo di vecchie valige, un tavolo divelto, sedie spaiate seminate attorno, resti di detriti e utensili, in fondo un muro coperto da vecchi drappi di tela. Una donna percorre la platea, smarrita, confusa. Si agita, e altre due la raggiungono a calmarla. E’ la fine della guerra e presto le donne rimaste saranno spartite dai vincitori. Poi le tre superstiti abbandonano il pubblico sotto il richiamo di una sirena, come se ancora qualcosa dovesse colpirle, come se ancora ci fosse qualcosa da cui potersi difendere.

Le donne raggiungono il muro e tolgono i drappi. Ecco, su quel muro appaiono i volti di tutti quelli che la loro guerra ha ingoiato. E’ l’inizio della tragedia. Ecuba, Andromaca e Cassandra di lì a poco entreranno in contatto con Elena, colei che è stata la causa di ogni loro male.

L’attesa per le loro sorti le porterà attraverso la loro memoria a gettare uno sguardo verso il tempo a venire, un tempo privo di senso, distante da ogni legame con il mondo che fino ad allora avevano conosciuto. In quest’attesa ognuna delle quattro cercherà di trovare il modo di sopravvivere, portando via con sé, nella propria valigia ciò che gli consentirà di farlo. Per Cassandra sarà la vendetta, per Andromaca l’amore per il proprio figlio, per Elena la bellezza, e per Ecuba la memoria di ciò che è stato, di quello che ora è, e di cosa sarebbe potuto essere.

Questo allestimento delle troiane si concentra su queste quattro figure femminili, quattro donne antiche e ancora capaci di raccontarci i segreti recessi della nostra costituzione profonda.

Si è cercato di rendere concreta e vitale la parola di Euripide, e si è lasciato che attraversasse i corpi di chi era in scena per lasciarla risuonare nella sua assoluta vibrante, tragica bellezza.

“Le troiane ci si è aperto tra le mani - scrive il regista Luigi Saravo - mostrandoci cose che forse, francamente, ognuna e ognuno di noi si sarebbe evitato. Durante il lavoro sono emersi richiami profondi, sconosciuti eppure vicinissimi. Quotidiani ed antichi quanto gli esseri umani. Il lutto, la perdita, la distruzione della guerra, i legami spezzati, l’immagine stessa dell’umanità che deflagra come un edificio che si sbricioli sotto la terra che tremi. Eppure dietro tutto questo dolore, dietro le cortine di fumo che si levano dalle ceneri di questa città distrutta, ecco apparire la vita. La vita perduta eppure che chiama, attende, canta. La vita che sente e conosce solo una parola: necessità, necessità della vita stessa per sé stessa. La grande, tragica, visione greca dell’esistenza, dominata da una luce che noi occidentali, oggi, siamo a stento in grado di riconoscere e che, pure, chiara, ci chiama.”


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)