Costume e societÀ
Lo Jus Solis n ° 2
di Agnolo Camerte
Mi sembra piuttosto facile per un giurista, (io non mi ritengo tale) adoperare un po’ di buon senso per scrivere la regolamentazione dei diritti dei nati sul suolo italiano, da cittadini starnieri.
Molte delle nostre leggi sono strutturate nello stesso modo. Un titolo che ne enuncia l’argomento, e capitoli che ne regolamentano i vari aspetti.
Non richiamo per brevità quali sono i diritti soggettivi della nostra legislazione, non siamo qui a fare delle lezioni di diritto, ma a fare una critica che potrebbe essere anche propositiva. Qualcuno può illudersi che sia anche ascoltata o seguita? Io no! Tuttavia, salvo il principio che anche le pulci hanno la tosse, proviamo a dire la nostra opinione.
Non è necessario sintetizzare in due parole un concetto ricco di argomenti e portatore di situazioni disparate come la cittadinanza degli emigranti. Si finisce per sbagliare ed essere riduttivi. Ritengo sia necessario esaminare innanzitutto le problematiche correlate alle situazioni reali degli emigranti che vengono nel nostro Paese. Siccome possono essere diverse, vanno rilevate, catalogate, e regolamentate nel modo ritenuto più conveniente. Altri Paesi, come ad es. gli Stati Uniti D’America hanno affrontato e legiferato per regolamentare i flussi migratori.
Fare riferimento di base a tale legislazione potrebbe essere utile.
Comunque mi piace ricordare che per gli antichi romani la cittadinanza si trasmetteva di padre in fglio. Quindi partiamo dai genitori o potenziali tali. Chi arriva in Italia e trova un lavoro, paga le tasse e non delinque, dopo un certo numero di anni durante i quali può avere assimilato anche parzialmente lingua e nostro costume di vita, può richiedere ed ottenere la cittadinanza italiana. Conseguentemente i suoi figli nel frattempo nati sul suolo Italiano potranno acquisirla trasmessa dai loro genitori. Ma chi ha il solo permesso di soggiorno, non ha lavoro, e uno stuolo di figli, non può essere paragonato al precedente caso. Poiché non si possono buttare a mare o altro, andranno aiutati per quanto possibile a lavorare ed a crescere.
Chi invece delinque ed è recidivo, non meritando la nostra cittadinanza, dovrà andare in galera, ma per breve tempo; rimandiamoli a casa loro! È quindi necessario porre in essere trattati con i paesi di provenienza, per regolamentare i flussi migratori, e per stroncare l’indegno traffico di disperati al quale assistiamo troppo spesso.
In pratica farei così :
Diritti di cittadinanza
Non è il caso che io mi metta in cattedra perché non sono un cattedratico, tuttavia, credo che ancora si possa esprimere un’opinione; inoltre, condivisa o no che sia, ritenuta valida o sbagliata, sarebbe bello se essa potrà essere di stimolo ad una riflessione più adeguata della mia.
Io sono certo che avendo attenzione soprattutto per chi ha bisogno di aiuto, come i migranti, l’animo umano saprà partorire una legislazione che sappia molto di caritatevole e poco di politichese.
Tender la mano ad un fratello che ha bisogno di aiuto è quanto di meglio possa capitare; vale per tutte le situazioni e per tutte le possibilità tale concetto.
Non ci sia nessuno che pensi male dice un proverbio francese; non si facciano solo calcoli elettorali per gli emigranti. Infatti voto o non voto la carità ha solo e sempre lo stesso sapore di buono.
Vuoi vedere che prima o poi anche i nostri politici si mettono di buzzo buono a fare una cosa buona, e che magari sull’impeto, riescono pure a raddrizzare questo nostro meraviglioso paese?
E se non ci stessero tanto a pensare la cosa verrebbe meglio?