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Pagine preziose

Antonio D’Antoni

Il sogno del mendicante

di Cinzia Folcarelli

Il sogno del mendicante di Antonio D’Antoni è un lavoro editoriale che, “fondendo” fotografia, poesia e scrittura narrativa, presenta il viaggio della vita di un uomo che si muove nella contemporaneità. Il volume, edito da Armando Curcio Editore, è stato presentato prima alla Camera dei Deputati e il 12 giugno alla Sala Santa Rita, delizioso spazio situato dietro al Portico d’Ottavia.

Il filo conduttore di questo volume è la libertà e i sentimenti ad essa collegati. Il desiderio di libertà si ritrova anche in diverse tra le poesie che accompagnano le immagini. In Prigioni, ad esempio, D’Antoni scrive: “… il mio spirito prevarrà… libero, ogni giorno libero, sempre più libero.” E proprio per questo l’autore ha scelto la figura del mendicante come protagonista del suo libro, simbolo appunto di libertà dalle costrizioni della vita. Ai Commedianti, i personaggi che il protagonista incontra nella vita, affida invece “nello scorrere degli eventi, i sentimenti lasciati della mia passata esperienza”.

Il pavimento, calpestato dal protagonista, è usato come metafora, con le singole pietre che “costruiscono”, giorno dopo giorno, la sua vita. In particolare D’Antoni scrive: “In esso (il pavimento), pietra dopo pietra, avevo costruito il mio presente, non dimenticando mai che in ogni pietra c’era tutto il mio passato…”

Per quanto riguarda l’aspetto stilistico delle opere fotografiche, esse sono caratterizzate da stratificazioni segniche e coloristiche, sono visioni onirico – surreali dai forti contenuti introspettivi. Stranianti, coinvolgenti ed emozionanti, queste immagini fanno immergere il fruitore in un mondo altro, in cui, sebbene i contenuti siano noti e riconoscibili dallo stesso, è l’atmosfera creata dall’artista a destabilizzarlo. I colori usati da D’Antoni, dai toni decisi, “acidi” e “violenti”, a volte flou, contribuiscono a creare questa sensazione.

Gli occhi e la mente si perdono nei mille rivoli di colori e immagini che compongono e caratterizzano le composizioni, alla ricerca del senso della storia narrata dall’artista. Le immagini di D’Antoni sono attimi di contemporaneità immersi nell’incessante fluire spazio-temporale, in cui figure e situazioni si ripetono in modo ancestrale, ma mai uguali a sé stesse.

Nel volume sono presenti diversi contributi di critici d’arte ed esperti del settore. Daniele Radini Tedeschi scrive che le opere di D’Antoni, che definisce viaggi proustiani, si collocano “nel punto in cui la stessa arte supera il concetto classificatorio: essa trascende l’idea di pittura, fotografia, scultura.”.

Daniele Menicucci definisce invece D’Antoni “frescante del terzo millennio”, avvicinando le sue cronache della modernità a quelle degli artisti trecenteschi, mentre Sabrina Falzone chiama i suoi lavori “poesie di immagini”, inserendole nell’ambito di una poetica della memoria. In particolare definisce le opere “brani di una poetica sospesa tra il sussurro e il silenzio”.

Antonio D’Antoni nel frattempo sta terminando il suo secondo lavoro editoriale, che si presenterà come seguito de Il sogno del Mendicante.


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