Ambiente
galleria Martano -Torino
Nanni Balestrini: Tristanoil
Un film generato attraverso un computer che riassembla, in sequenze
di 10 minuti ciascuna, oltre 150 clip video, così che ogni sequenza
sia diversa dall'altra pur trattando il medesimo argomento: la
distruzione del pianeta attraverso un uso predatorio delle sue risorse
La Galleria Martano presenta, fino al 2 marzo, Tristanoil di Nanni Balestrini, il film più lungo del mondo.
Invitato a Documenta13 a Kassel, il film è stato proiettato per 100 giorni/2400 ore, ed ora prosegue senza interruzione con un nuovo ciclo di proiezioni per la durata di un anno in una serie di spazi espositivi italiani: Fondazione Marconi di Milano, Galleria Frittelli di Firenze, Museo Macro, Roma, Galleria Mazzoli di Modena, Fondazione Morra di Napoli, Palazzo Ducale di Genova.
La proiezione è accompagnata da una serie di opere su tela tratte da immagini del film.
Il giornalista Gian Maria Annovi scrive: "Tristanoil" è un film generato attraverso un computer che riassembla, in sequenze di 10 minuti ciascuna, oltre 150 clip video in modo che ogni sequenza sia diversa dall'altra pur trattando il medesimo argomento: la distruzione del pianeta attraverso un uso predatorio delle sue risorse.
I brani video selezionati da "Dallas", news di disastri ecologici, immagini della borsa, di sfruttamento, di miseria, di guerra, emergono amalgamandosi da un flusso di petrolio dorato che le omologa e le riconfigura in un gioco combinatorio ipoteticamente infinito.
All’origine del progetto è il romanzo combinatorio Tristano di Balestrini, pubblicato nel 2007 in copie ognuna diversa dall’altra grazie a un procedimento combinatorio. “Già in quel romanzo, tutto costruito sul montaggio potenzialmente infinito di materiali linguistici variegatissimi, Balestrini mirava a minare l’idea della serialità della merce e dunque dell’opera d’arte ridotta alla stregua di un prodotto industriale standardizzato. […] Tristanoil è un’opera epica di resistenza tragica, e proprio la sua durata abnorme lo rende potente.
Nessuno di noi potrà mai vedere per intero questo film-evento, perché il farlo comporterebbe sospendere la nostra esistenza. E’ un’opera che possiamo abbracciare per frammenti, come a rimarcare l’incommensurabilità tra il nostro potere individuale e quello del sistema che ci sovrasta. E’ uno spettatore collettivo quello cui Balestrini si rivolge, una comunità, come a dire che solo unendo le nostre singole esperienze possiamo davvero maturare una coscienza del presente.”