Ambiente
Fantasmi e complici
di Rosa Filippini
A proposito della scomparsa degli ecologisti, un dibattito
da aprire per una nuova stagione ambientalista
Rosa Filippini (associazione “Amici della Terra”) scrive: Aldo Cazzullo, sul “Corriere” del 10 gennaio, ha scoperto che i “Verdi” sono scomparsi dalla scena politica e che l’ambientalismo non ha “ibridato” i partiti politici. Se non si tratta di una manovrina a sostegno delle candidature dei dirigenti di Legambiente, la cosa ha la sua importanza, ma necessita di una base migliore di informazioni e di analisi.
Per questo viene riproposto nello spazio successivo il testo (Rewind 2004 – il “lungo fallimento verde” – Panda, bugie e Kamikaze) con la quale Mario Signorino introdusse il dibattito nel congresso degli “Amici della Terra” del 2004, un’analisi purtroppo ancora valida.
Essa dice che la questione ambientale trascende il destino dei “Verdi” ed è anzi aggravata dalle loro scelte sbagliate; allo stesso modo, risente delle carenze di tutti gli altri attori e degli effetti dei due maggiori fattori fdi crisi: il malgoverno e la cattiva cultura politica.
In Italia, in tutti questi anni, i “Verdi” hanno consumato la loro sconfitta politica e le élites – la classe dirigente - hanno dimostrato di non essere adatte a governare la sfida ambientale. In particolare, non riescono a padroneggiare gli aspetti tecnici dei problemi, non sanno individuare le scelte giuste e neanche distinguere tra i problemi reali e le critiche idiote.
Spicca in questo panorama disastrato il pessimo ruolo dei media, che amplificano i difetti del “movimento”: agendo da veri e propri complici, raccolgono e rilanciano tutte le parole d’ordine e gli allarmi di tipo infantile ed estremistico.
Non è un caso se, per criticare l’ambientalismo nostrano non si trovi di meglio che lodare i “Verdi” degli altri paesi. È vero che questi, al contrario degli italiani, hanno buoni risultati elettorali, ma non sono migliori dei nostri: semplicemente, hanno potuto disporre di spazi elettorali di estrema sinistra che all’estero, al contrario dell’Italia, erano poco presidiati.
Il problema è quanto mai difficile da sbrogliare e richiede una “battaglia delle idee” lunga e costante. Nel 2004 il saggio di Signorino venne ripreso solo da un articolo di Annalena Benini su “Il Foglio”. Paolo Mieli lo citò nella rubrica delle “Lettere al Corriere” senza riuscire, però, ad aprire un vero dibattito. Nonostante tutto, noi non smettiamo di provarci.