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Arte

Evasioni Art Studio- Roma

Acqua, Pensiero, Luce

di Luigi Capano

Capita, di tanto in tanto, che il pensiero esiti dubbioso e prenda a sostare, incerto, sulla soglia affollata delle parole inespresse. Può accadere, in tale stato, di percepire una sorta di problematica incongruenza fra il concetto e l’oggetto; tra il pensiero qua dentro e le cose là fuori, per così dire, almeno secondo le coordinate spaziali tacitamente accettate. Il linguaggio può assumere allora una sfumatura ossimorica per afferrare con maggiore speranza una realtà che sente contraddittoria, logicamente inesplicabile, enigmatica quindi o, persino, misteriosa.

Anche il circo immaginale dell’arte impiega all’occorrenza i propri ossimori, soprattutto quando asseconda quella corrente concettuale della cui esegesi fu maestro Filiberto Menna (si veda il suo sorprendente “La linea analitica dell’arte moderna”, sempre attuale), e che molti cercatori d’arte tuttora, con alterno successo, frequentano.

   

E proprio la scorsa settimana nel cuore del ghetto romano – ma il clima era decisamente parigino (ho il giovanile ricordo di una piovosa e annoiata Parigi agostana)- mi sono imbattuto in un ossimoro: ombre di luce. Precisamente in una Galleria d’arte – leggo il nome nella brochure: Evasioni Art Studio, e leggo ancora il titolo: La memoria dell’acqua- tracce della nostra esistenza nel tempo che scorre, mostra di Chiara Caselli e Ariela Böhm, dal 19 al 24 gennaio 2013. Uno spazio raccolto, reso più angusto dal numero degli ospiti che conversano, sorseggiano, sostano davanti ai quadri appesi sui muri bianchi, e dove noto subito un’elegante signora sulla quarantina dal fascino asiatico - ho colto il dettaglio di un incarnato bronzo-oro e, per un attimo, ho posato lo sguardo su due grandi occhi silvani- che poi ho appreso essere Chiara Caselli attrice e fotografa, una delle due protagoniste della serata inaugurale. L’altra, Ariela Böhm, l’ideatrice della tecnica ossimorica è assente – la stiamo aspettando, sento dire. Quel nome però non mi è nuovo…mi sembra di aver già visto una mostra personale… molti anni fa dalle parti di Castel S. Angelo, sul Lungotevere in fondo a Corso Vittorio Emanuele.

   

Ma torniamo all’ossimoro. Mediante un sapiente gioco di riflessioni e di rifrazioni su vetro e altri materiali trasparenti, l’artista tenta di accostarsi all’arte per eccellenza, la facoltà creativa del pensiero, la cui prossimità con l’elemento luminoso e con l’ombra ostacolatrice è retaggio ancestrale. Ho trovato nella selva virtuale una bella prova di videoarte di ispirazione kabbalistica (Ariela Böhm – Kabbalah, fra caos e significato- HYPERLINK "http://www.arielabohm.it" www.arielabohm.it) dove è indagato il mistero della creazione: le lettere dell’alfabeto, materia seminale di ogni manifestazione sensibile, prendono forma e sostanza nell’acqua, il prodigioso elemento a cui molto spesso ci rivolgiamo con la stanca indifferenza della consuetudine: mi viene di paragonare questa onnipresente sostanza ad una sorta di quinta teatrale che divide la scena della realtà manifesta da un oscuro, ancorchè prolifico, mondo di retroscena. Il titolo della mostra La memoria dell’acqua…e la memoria rimanda al pensiero o meglio al pensare…acqua, pensiero, luce. Accanto alla ricerca concettuale materico-simbolica di Ariela Böhm, le fotografie di Chiara Caselli, che si accosta alle cose con sguardo entomologico a cogliere un baleno riflesso su una lieve increspatura dell’onda o un’appena percettibile venatura di un fiore o di una foglia. Differente è l’approccio, altra è la tecnica ma ecco nuovamente… acqua, pensiero, luce. L’artista è in realtà un cercatore d’arte: come era chiaro ad alcuni grandi del passato, l’arte, piuttosto che una creazione o un’ideazione, è un disvelamento reso possibile da uno sguardo analitico, minuziosamente attento.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)