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Fotografia

Museo delle Generazioni Italiane del ’900
G. Bargellini
Magi ’900, Pieve di Cento (BO)

Marco Bucchieri

A cura di Valeria Tassinari

Backwaters - Fotografie e opere su carta 1988-2013.
Ai lavori fotografici più recenti, che presentano architetture e luoghi misteriosi immersi in luci e tinte stranianti, sono accostate opere del passato, in cui gli elementi fotografici venivano utilizzati in una ricerca più tecnica e spesso affidata a variabili casuali, oppure a frammenti di immagini montate su carta secondo i canoni della poesia visiva

Nota biografica: Marco Bucchieri

Nato a Roma nel 1952, Marco Bucchieri ha sempre alternato il lavoro letterario con una particolare ricerca concettuale affidata per lo più allo specifico fotografico.

La ricerca degli anni ottanta è partita da un’espressionismo fotografico risolto spesso in annullamento dell’immagine classica, a vantaggio di un risultato simile a pagine di diario consunte dal tempo (bruciature, sovrascritture, strappi). Verso la metà del decennio il suo lavoro è divenuto più concettuale, tramite immagini giocate sull’assemblaggio di elementi di puro segno, emerse da scenari di contesto paesaggistico stranianti ed evocativi.

Dall’inizio degli anni ’90 il suo interesse si è andato sempre più rivolgendo alla poesia visiva, con composizioni ‐ su carte di varie dimensioni ‐ di elementi fotografici, di ritagli e scritture, spesso estremamente rarefatte, in un meccanismo costruttivo analogo, ma differente, da quello del collage, a piccoli assemblaggi, oltre che alla realizzazione di “libri d’artista”.

Dal 2008 si è nuovamente rivolto al mezzo fotografico, utilizzando immagini digitali, spesso di grande formato.

Si è inaugurata presso il Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento un’ampia monografica dell’artista Marco Bucchieri, che raccoglie una significativa selezione di lavori fotografici ed opere su carta, riferiti agli ultimi 25 anni della sua ricerca.

   

Il significato più letterale della parola inglese Backwaters, con cui l’autore ha voluto intitolare la mostra, è “stasi o stato di pausa mentale”, ma è chiamato così anche il fenomeno idrologico che riguarda le acque di un fiume che, prima di sfociare nel mare, sono costrette indietro da una ostruzione, e finiscono per ristagnare immobili, in ambito separato, ma vicinissimo al mare.

Le opere saranno così presentate seguendo l’idea portante della ricerca di Bucchieri: la poesia e la memoria che le immagini fotografiche trattengono, quella che lui definisce una “memoria senza direzioni come certe acque che corrono per migliaia di chilometri per gettarsi nel mare e poi... rimangono un po’ indietro, a occupare una parte di territorio immobile, e stanno lì, stagnano, senza tempo, come se ci dovessero pensare ancora un po’.”

Proprio per privilegiare il senso e la coerenza dell’idea guida di questo percorso, ai lavori fotografici più recenti, che presentano architetture e luoghi misteriosi immersi in luci e tinte stranianti, sono accostate opere del passato, in cui gli elementi fotografici venivano utilizzati in una ricerca più tecnica e spesso affidata a variabili casuali, oppure a frammenti di immagini montate su carta secondo i canoni della poesia visiva.

La mostra - che rimarrà aperta fino al 4 aprile - è curata da Valeria Tassinari, nuova curatrice del MAGI, e costituisce la prima tappa di un percorso di approfondimento sulla fotografia contemporanea come territorio di ampia sperimentazione poetica, cui il museo dedicherà diversi eventi nei prossimi mesi.

   


Ti auguro la felicità di fare quello che fai nel migliore dei modi. Di correre il rischio di tentare, di correre il rischio di donare, di correre il rischio di amare (Pam Brown) - L’uomo rimane importante non pertchè lascia qualcosa di sé, ma perché agisce e gode, e induce gli altri ad agire e godere (Goethe) - Non saltando, ma a lenti passi si superano le montagne (San Gregorio Magno) - L’aquila vola sola, i corvi a schiera; lo sciocco ha bisogno di compagnia, il saggio di solitudine (Johann Ruckert) - non c’è gioia nel possesso di un bene se non viene condiviso (Seneca)