Costume e societÀ
Cieli Nuovi e Terre Nuove
di Giancarlo Salvoldi
Due “cancellieri”, due uomini politici, due filosofi. Ambedue “prudenti come il serpente”, ma Tomaso Moro anche “candido come colomba”. Machiavelli viene scelto dal “mondo” come cardine del pensiero politico occidentale, mentre Tomaso Moro lascia la testa sul ceppo sotto la scure del suo re d'Inghilterra, per non tradire il suo Re dei re.
Tutti due dotati di acuta intelligenza e di grande cultura, Machiavelli ha teorizzato l'autonomia della politica dalla morale perchè le due realtà stanno su due livelli diversi, mentre Tomaso Moro non separa la politica dall'etica e colloca i valori morali al di sopra della politica.
Ha vinto Machiavelli, ha vinto la razionalità tanto pura quanto sterile e incapace di dare senso alla politica, ad una politica di vita. E le conseguenze dal Cinquecento, all'Illuminismo, al XX secolo, sono state devastanti.
La democrazia non ha principi autofondativi capaci di reggersi e giustificarsi per sè stessi, e le democrazie liberali europee hanno fatto tragica fine e portato popoli interi alla catastrofe delle dittature.
La politica è l'arte del possibile nelle condizioni date, e per Machiavelli ha il fine di servire la Ragion di Stato: essa per noi è accettabile solo se è supportata da un fine morale, cioè dal perseguimento del bene comune. La Ragion di Stato invece tradisce il suo motivo d'essere quando si piega all'interesse dello Stato trasformato in una sorta di divinità, il Leviatano del filosofo Hobbes.
E' stata fondamentale la separazione, effettuata dal cristianesimo, tra fede e politica, perchè consente il pluralismo e la democrazia.
Al contrario è stata nefasta la separazione tra politica e morale, per cui Machiavelli dice al Principe, cioè al potere politico, che deve agire come volpe e come leone, usando le armi dell'astuzia e della violenza che sono giustificate e legittimate dalla Ragion di Stato.
Queste riflessioni servono per capire l'oggi, perchè è diffusa e radicata l'idea di uno Stato salvatore, persiste una specie di Stato-latria , come per la Republique giacobina in Francia o per la Repubblica dei Soviet in Russia, ma anche per lo Stato delle socialdemocrazie "dalla culla alla tomba" con relativo corredo di suicidi. E come è ancora oggi in Italia dove lo Stato è erroneamente considerato potenza capace di risolvere tutto.
E specialmente in Italia la cultura dominante è in preda alla confusione e impantanata in contraddizioni irrisolvibili sui temi della politica e dello Stato.
Infatti un gran numero di pensatori, di opinionisti e di giornalisti, che hanno passato gli ultimi decenni a cercare di demolire i valori morali, e perfino quelli etici, visti come oppressivi e limitatori della libertà dell'individuo, oggi si sono resi conto che senza quei valori morali non funziona nè la vita della persona, nè quella della società nè quella della politica, e vanno in malora anche l'economia e lo Stato.
Quei pensatori sono in cortocircuito perchè alternano rifiuto e richiesta di morale, senza riconoscere che hanno sbagliato prima e senza dire che se si vuole una classe politica pulita bisogna educare alla moralità.
Cioè bisogna che politica e morale non siano separate.
Bisogna archiviare Machiavelli. Ma nessuno di quanti si sono conformati al pensiero dominante osa nemmeno pensarci, anche a costo di restare nel pantano, e di trascinarvi l'opinione pubblica che ingannano.
In questa condizione di insostenibilità i cattivi maestri del conformismo cercano spiragli di consolazione nella via di fuga dei "diritti civili", perchè non vogliono riconoscere il valore e la funzione della morale e quindi raccontano, e si raccontano, che i problemi dipendono dalla mancanza di libertà degli individui.
In tal modo aumentano i danni, perchè l'Italia ha una Costituzione che si fonda sull'idea di comunità e quindi è orientata al perseguimento bene comune.
La logica dei diritti individuali al contrario, sostenuta da parte della magistratura, tende a rendere prevalente l'interesse dell'individuo su quello della comunità, tende cioè a legittimare ed istituzionalizzare l'egoismo.
All'origine di questa confusione e di questi errori c'è l'idea che l'uomo per natura sia buono e integro, e che se sbaglia è per colpa di qualcun altro o in generale della società cattiva, e quindi non ha responsabilità.
Il rimedio ad ogni male starebbe nella politica buona, nello Stato buono, nelle leggi più buone, in più libertà e in un intervento che porta moralità "ope legis", cioè con la forza della legge: ma è errore ed illusione.
Un esempio: si vuole giustamente combattere lo stalking, ma invece di affidarsi ad un nuovo modo di pensare, alla metanoia che è conversione, si confida solo in leggi più dure, che sono utili ma che non bastano.
La cartina di tornasole di tale illusione sono i fallimenti a catena di questo tipo di analisi applicato alla criminalità, alla droga, alla violenza in vari ambiti: si affermava, senza dimostrarlo, che le devianze erano dovute o a condizioni di disagio economico o a degrado sociale. Poi si è visto che le devianze emergevano nelle condizioni economiche e sociali più diverse. Era quindi evidente che le cause erano altre.
La cultura deve ripensarsi radicalmente e ripensare la politica, riconoscendo che esiste la variabile "persona", e che ogni persona deve fare i conti anche con sè stessa.
Non bastano la leva della politica o della forza della legge, ma serve la riflessione sulla natura dell'uomo, sulle sue ferite originarie, sui limiti e le fragilità.
La politica avrebbe bisogno di un'etica condivisa, mentre alti esponenti della laicità affermano la soggettività della distinzione tra cosa sia bene e cosa sia male: non salvando più nemmeno l'etica laica.
Va messo in discussione il pensiero unico politicamente corretto, omologato all'egemonia del "re secolare", dove è cresciuta l'ipertrofia "dell'io e delle sue voglie".
Per approfondire leggere "Democrazia umana" nel sito di "darsi pace" nel post "Lampi" di Marco Guzzi, dove c'è il link sotto "La fede richiede pensiero".
Pensiero tanto più necessario perchè i "politicamente corretti" festeggiano in questi giorni il 500° anniversario della stesura del Principe di Machiavelli: hanno dimenticato che nelle nostre radici, costituivo della nostra identità, c'è anche Thomas Moore . Ricordiamolo, riempiamo questa lacuna/rimozione, e sarà un dono per tutti.